L’Italia e il miraggio del posto di lavoro…che non c’è più | Reset Italia

10 Luglio 2011 0 Di luna_rossa

L’Italia e il miraggio del posto di lavoro…che non c’è più | Reset Italia.

 

 

In questi giorni mi è capitato di leggere diversi articoli sulla crescente disoccupazione, specie al sud, non senza i soliti dati statistici, non si sa quanto attendibili. E riflettevo, sinceramente preoccupato, su alcune evidenti contraddizioni dei nostri tempi. Un giorno qualcuno mi spiegherà come fa gente con lavori precari a giocarsi 100-200 euro al giorno nelle slot-machine che stanno moltiplicandosi a macchia d’olio in tutta Italia. Già, perché ora si è passati dalle macchinette a monete a quelle a banconote… con tutti i rischi che questo comporta.

LA MISURA E’ COLMA – Mi pare di poter dire, senza tema di smentita, che il governo si sia affidato troppo agli introiti legati a giochi e lotterie più o meno istantanee di ogni genere e mi domando se si capisce quali siano i rischi reali di certe dipendenze psicologiche, che pure dovrebbero risultare evidenti, anzi lampanti. E non lo dico da moralista, ma da giocatore di eventi sportivi che gioca i suoi 2 euro per puro divertimento. Il gioco doveva rimanere tale. I sedicenti geni dell’economia che hanno in mano il destino di questo Paese dovrebbero cercare di limitare certi eccessi, ma non lo stanno facendo. Ad esempio propongo di devolvere una percentuale delle vincite milionarie del superenalotto in beneficenza, ogni volta che si superano certi importi. Non ho mai capito cosa deve farci un cittadino con 100 milioni di Euro… Su 100 milioni, diamone 25 in attività di beneficenza, sanità o solidarietà. Che Paese siamo diventati? Possibile che i nostri governanti siano talmente a corto di idee da non sapersi inventare strumenti nuovi ma soprattutto efficaci per ridare dignità all’attività moralmente regina e madre di tutte le altre: il lavoro, sulla quale deve, anzi dovrebbe, fondarsi la vita economica di questo Paese?

IL DRAMMA DELLA DISOCCUPAZIONE – Se oggi perdere il lavoro intorno ai 50 anni è e resta una tragedia socio-familiare dalla quale non è facile saltare fuori salvando ossa e dignità (ma questo è un problema di respiro europeo) è pur vero che la priorità dovrebbe restare quella di dare ai giovani – laureati e non – la possibilità di cominciare a produrre ricchezza per sé, per i figli che, si spera, verranno, ma anche per lo Stato, che guadagnerebbe dall’ incremento – sicuro e non eludibile – del gettito fiscale derivante dalle classiche trattenute in busta paga. Se è vero che l’economia è drammaticamente ferma (perfino i saldi di questi giorni si stanno rivelando un emblematico flop) è parimenti vero che fermi appaiono i cervelli dei Soloni della politica che forse pensano più a scrivere, anzi a presentare libri penosamente, pateticamente autocelebrativi, che ad escogitare nuovi strumenti finanziari, fiscali e soprattutto giuridici per creare le condizioni minime per fare crescere il Pil di questo Paese sempre più strano. Il governo Berlusconi, infatti, non riesce a mettere in condizione le imprese, tutte: grandi e piccole, di assumere forza lavoro da collocare in un processo produttivo razionale. E questo mi pare davvero paradossale, dato che il Berlusconi-pensiero ha sempre posto l’impresa e la famiglia al centro di ogni ragionamento. Almeno a parole…

I POLITICI HANNO DELUSO – Facile è l’alibi dei rappresentanti di questo governo, che ormai si regge col Vinavil: c’è sempre qualche priorità, sempre una normativa più urgente e drammatica da rispettare, come se la legge finanziaria si approvasse e controapprovasse una volta a settimana. Mi domando in questi anni cosa è stato fatto per creare nuova occupazione. Ci si è riempiti la bocca con parole-concetto astratte, forse dovrei dire vuote, come quella del liberalismo economico caro a certi cattedratici fuori dal mondo. Ma cosa si intendeva? Forse la libertà di espatriare in cerca di congiunture politico-economiche più favorevoli? A mio parere questo governo ha deluso soprattutto per una palpabile mancanza di creatività nel breve periodo. Faccio un esempio: il pietoso strumento della Social card per alcune categorie di anziani (40 Euro al mese, pensate che lussi potranno concedersi) è stato in realtà copiato dal modello americano e non ha perso i difetti iniziali, perché la carta può essere spesa solo presso esercizi convenzionati (alcuni supermercati, farmacie). Per quanto riguarda i giovani le cose sono andate anche peggio, come dimostrato dalle partecipate manifestazioni di protesta che hanno caratterizzato questi ultimi tempi. E ora si tenta perfino di demotivarli a iscriversi all’Università, proponendo di abolire il valore legale della laurea. Come dire: che studiate a fare, tanto (se non siete raccomandati) non serve. Quale sia il senso di tutto questo dio solo lo sa. O è forse un modo assai efficace per spingere tutti, giovani e anziani, verso l’uso compulsivo e – forse – consolatorio delle slot machine (in senso lato) di cui sopra?

Già, a pensarci bene cosa c’è di meglio di un popolo rassegnato, inconsapevole, che versa l’obolo quotidiano nelle casse statali, senza neanche più chiedere nulla in cambio?