La fecondazione in vitro ora si vince alla lotteria- LASTAMPA.it
7 Luglio 2011
20 sterline il prezzo del biglietto della lotteria, 25 mila il buono per il fortunato vincitore
CORRISPONDENTE DA LONDRA
Vinci un figlio con la lotteria. Consegnando all’illusione tragica di chi non sa più dove sbattere la testa la furbizia facile dell’ultima verità di carta, «To Hatch», associazione britannica che aiuta le aspiranti mamme e gli aspiranti papà ad avere un bambino, ha ottenuto l’agognato permesso dalla Gambling Commission di Londra. Dal 30 luglio uomini, donne, coppie, single, anziani, omosessuali, insomma chiunque abbia l’irrefrenabile desiderio di assicurarsi una progenie, potrà tentare la sorte limitandosi ad acquistare su Internet o dai rivenditori autorizzati il biglietto della felicità famigliare garantita, come una qualsiasi scatola di tonno o l’ultimo barbecue.
Basta con le attese snervanti e frustranti in ammuffiti studi medici di periferia, con le domande, i moduli e i mutui lacrime e sangue di chi è costretto a pagarsi il sogno genitoriale. Per avere accesso alla fecondazione in vitro sarà sufficiente investire 20 sterline nell’acquisto del tagliando benedetto. Il fortunato vincitore-vincitrice avrà diritto a un buono da 25mila sterline e a una corsia preferenziale in una delle migliori cliniche private della Capitale. Agghiacciante o meraviglioso? Modernità o delirio?
Con la rassegnazione dei prigionieri o l’incoscienza dell’irrazionalità emotiva, sciami di aspiranti educatori si metteranno in fila con il loro piccolo gruzzolo, saltando l’inutile burocrazia dell’inefficiente servizio sanitario nazionale, dove ogni trattamento costa dalle tre alle cinquemila sterline. E dove, fallita una prova, nel 75% dei casi non viene data una seconda chance.
Restano i privati. Ma il prezzo allora balla tra gli otto e i diecimila pound. «Per questo abbiamo pensato alla lotteria», gongola Camille Stachan, fondatrice del sito www.to-hatch.co.uk. «Un sistema che per altro sottolinea l’inefficienza delle strutture pubbliche». Una battaglia civile, insomma. Nel pacchetto è compreso il soggiorno in un albergo di lusso, un cellulare che consente di avere accesso diretto e costante al medico di riferimento e persino un autista, incaricato di accompagnare in clinica il-lagli titolari del biglietto fatato.
Se poi la fecondazione in vitro classica non dovesse funzionare, ci sarà sempre la possibilità di provare con la donazione di ovuli, di sperma, o persino con madri surrogate. Opzione suggerita anche alle donne con più di 45 anni, il limite stabilito dalla legge britannica per potersi sottoporre al trattamento. Tutto regolare e certificato dal notaio. Dove non vuole Dio, o non possono la natura e l’uomo con le sue molteplici imperfezioni, interverrà il democratico Caso.
Va da sé che la scelta ha scatenato il dibattito. Inferocite le associazioni religiose. Josephine Quintavalle, leader di un gruppo sui dilemmi etici, ha commentato secca. «Che tristezza. Ridurre il concepimento a una lotteria mi sembra la negazione stessa del senso della vita. Una cosa che mi fa venire i brividi». E Gioulian Lockwood, direttrice di Midland Fertility, ha rincarato la dose. «Mi pare che questo sia banalmente il tentativo di un sito Internet di farsi pubblicità. Consiglio a tutti di spendere quelle 20 sterline in cibi sani. Per altro vorrei capire: se una coppia viene dalla Cornovaglia, per esempio, e ha bisogno di un trattamento di 10 settimane, viene assistita per l’intero soggiorno?». Dettagli da perfezionare.
La lotteria in ogni caso non si ferma. Mark e Trisha Brown hanno spiegato alla Bbc che loro ci proveranno. Il servizio sanitario nazionale li ha già accolti una volta. «È andata male. E adesso siamo tagliati fuori. È giusto?». Si metteranno in fila come mille altri una volta al mese. Con le loro 20 sterline in tasca.
Qualcuno vincerà, gli altri usciranno dalle rivendite di giornali con il cuore a pezzi e i biglietti sbagliati, come clandestini delusi che evadono da una nave mai salpata dal molo.