LETTERA APERTA AL MINISTRO DELL’INGIUSTIZIA

8 Luglio 2011 0 Di CinziaLacalamita

Egregio Ministro Alfano,

se nella prima lettera aperta che Le scrissi qualche mese fa Le sottolineai che “non era una questione personale” e che mi rivolgevo a Lei solo perché attualmente è Lei il Ministro della Giustizia, adesso la questione è diventata personale. Eccome se lo è diventata. Lei ricopre una carica importante e, per questo, considerato che tale carica non prevede solo onori ma anche oneri, sono di nuovo qui a ricordarLe che ha degli obblighi verso noi cittadini.

Fare finta di non sentire, di non leggere, di non capire, non rende onore al Suo operato e fa di Lei una persona poco attenta o poco interessata verso chi in Lei crede, o è costretto a credere perché non ha alternative.

A suo tempo Le ho riportato il caso di Patrizia Genta, madre che implora giustizia per la figlia assassinata, madre che ha visto libero l’assassino della sua Emma nel giro di tre mesi e che, con terrore, vive a pochi isolati di distanza da lui senza essere minimamente protetta. Le feci presente che era stata la stessa signora Genta a scriverle e che mai aveva ricevuto risposta. Eppure, un Ministro della Giustizia dovrebbe, fosse anche tramite un segretario, trovare un briciolo di tempo e dimostrare, se non altro, pietà davanti a una donna lacerata dal dolore e dalla paura. Ma Lei, Ministro, al posto della pietà, ha utilizzato le “classiche orecchie da mercante”.  Non che la cosa Le sia nuova. Quanto ancora farà finta che tutto va bene? Per quanto tempo, a suon di belle parole, continuerà a farci credere che nel nostro Paese si sta lavorando per arrivare alla certezza della pena e, soprattutto, alla giusta pena? In Italia assassini e stupratori continuano ad ottenere permessi premio, sconti e vantaggi. E mentre ciò accade, Lei si permette di non rispondere alle madri che ripongono una speranza nella Sua persona. Si permette di far finta di non sapere che su giornali come Il Resto del Carlino sono state riportate parole precise a Lei rivolte e da me pronunciate  durante una delle tante presentazioni de “L’uomo nero esiste” (non Le spiego di che libro si tratta perché già lo sa, considerato che Le ho dedicato una pagina dove riporto la lettera, senza censure, che Le ha inviato Patrizia Genta).Ora, Ministro, Lei può continuare a non dare bada ai cittadini, ma questo, cerchi di rendersene conto, non passa inosservato: Le ripeto, la certezza della pena è un nostro diritto. Ed è Suo dovere iniziare a fare il Ministro della Giustizia e non dell’Ingiustizia. Mi auguro decida al più presto di portare una Sua parola di concreto conforto a Patrizia Genta e, nel farlo, si ricordi che noi cittadini esistiamo e siamo stanchi di venire massacrati da criminali che, anche a causa Sua, sono messi in condizione di uccidere.

Buon lavoro… sperando che incominci ad essere tale.

Cinzia Lacalamita