Manovra, pagano pure gli invalidi. Il gioco del Lodo – Economia – l’Unità
7 Luglio 2011 0 Di ken sharoArruffato e svagato. Così si è presentato ieri Giulio Tremonti per spiegare alla stampa la cosiddetta manovra. Cifre poche e malsommate. Una sventagliata di retorica sul presunto sviluppo e l’ arcigna insistenza su pensioni di invalidità e assistenza parassitaria a cui questo governo la farà certamente pagare. 25 miliardi + 15 miliardi. Sui primi si è già detto: pagano i pubblici dipendenti, i pensionati, pagano i piccoli risparmiatori, le famiglie, meno servizi, più ticket. Gli altri 15 verranno da un’altra mazzata sociale su invalidità e assistenza. Fine.
Un’ora abbondante di chiacchiere con queste bonarie staffilate, «la delega fiscale e assistenziale obbligherà tutti, non si scappa». La vera cosa concreta dopo tanti testi fantasma, la firma di Napolitano sul decreto sventolata subito da Gianni Letta e Tremonti quasi come una liberazione dai tentativi di qualcuno di continuare ad infilarci norme e normine capestro o ad personam. Il Quintino Sella di Sondrio sicuro che così si arriva al pareggio di bilancio nel 2014. Così come era sicuro il premier che la manovra non si sarebbe fatta… E, Tremonti, come il suo predecessore ottocentesco con la tassa sul macinato, odiata, odiosa e una delle cause della caduta della destra storica, fa il fatalista sull’aumento del bollo sui depositi.
«Se ha una soluzione diversa me la dica…», ha candidamente risposto alla domanda di una giornalista. Una misura che toglie reddito a chi acquista titoli, soprattutto ai possessori di Bot per non oltre 20-30mila euro, alla lunga invece di ridurlo il debito potrebbe farlo lievitare, trovandosi lo Stato a ritoccare in alto gli interessi per rendere le future aste sui titoli appetibili. Ma Tremonti svicola felice di aver superato alla sua maniera anche questo ostacolo dentro la maggioranza. Garantendo che il testo approvato è quello che lui aveva redatto. Lasciando, però, tutto aperto il giallo della norma pro Silvio. «Chiedete a Letta, risponderà Palazzo Chigi…», un po’ infastidito liquida la domanda sul caso.
Il ministro Paolo Romani, appena al suo fianco, vuole invece restituire dignità al misfatto. «Era una norma responsabile, di civiltà, per consentire ai colpiti di pagare, ma a sentenza definitiva, una volta che si esprime la Cassazione. Qualcuno non l’ha ritenuta opportuna e abbiamo chiesto al tesoro di toglierla», ha così concluso il ministro per lo Sviluppo Economico. Calderoli, presente con Brunetta ma nell’angolo opposto a Tremonti, per un po’ si è rallegrato che la domanda non fosse capitata al suo indirizzo. Il cronista de La7 lo ha rimesso in campo – poco prima aveva arronzato una complicata sintassi, lui ministro della Semplificazione, per far intendere che le quote latte da pagare rimangono per i vaccari del Nord ma non più a Equitalia (altrimenti il Presidente della Repubblica non avrebbe firmato). «La norma io nella bozza del decreto non l’ho vista – ha detto il ministro Calderoli -. Ho comunque delle perplessità sulla sua costituzionalità. Poi, se ne ho parlato con Napolitano come mi chiedete sono affari miei e di Napolitano…». Che il governo porrà la fiducia sul decreto si capisce dai tempi che Tremonti ha dato per la sua definitiva approvazione. «Entro i primi di agosto – ha detto il ministro. Entro luglio portiamo a casa anche il decreto sviluppo».
Sacconi, che ha lungamente bisbigliato nell’orecchio di Gianni Letta, non prende la parola. Chissà se ha qualcosa da ridire sullepensioni… Bersani nel giudicare anche quest’ultima manfrina di governo è andato dritto al punto. «La manovra è inaccettabile, sembra scritta dal dottor Stranamore», ha detto il segretario del Pd. «Si parla di miliardi come se fossero noccioline e non si rende chiaro al Paese cosa significa in concreto. È una manovra inaccettabile per l’enorme carico sociale che determina, è recessiva, lascia un’alea rilevantissima sul pareggio di bilancio che anche il presidente giustamente invoca- ha aggiunto Bersani -. Dire sbrigativamente che le leggi-delega produrranno risparmi per 12-14 miliardi che se non sarà così si taglieranno proporzionalmente le detrazioni e le agevolazioni fiscali è inaccettabile: sarebbe un ulteriore drammatico colpo alle detrazioni sociali, che non servono per pagare la palestra, parliamo dei figli a carico, dei redditi bassi, di meccanismi perequativi».
Comè è inaccettabile per il segretario Pd che se ne discuta in pochissimo tempo con il capestro della fiducia. Il Quintino Sella di Sondrio per ora se la ride…