Polverini: «Sarà difficile evitare il ticket, manovra sbagliata altro che federalismo» – Il Messaggero

18 Luglio 2011 0 Di luna_rossa

Polverini: «Sarà difficile evitare il ticket, manovra sbagliata altro che federalismo» – Il Messaggero.

La presidente della Regione attacca governo e maggioranza per le misure anti-crisi: è tutto sulle spalle delle famiglie

di Marco Conti

ROMA – Presidente Polverini, avete fatto i conti? Metterete i ticket? «E’ bene precisare che per la regione Lazio si tratta solo dei dieci euro sulle prestazioni diagnostiche perché il ticket sul codice bianco al pronto soccorso l’aveva già introdotto il mio predecessore Marrazzo. Stiamo studiando e facendo un po’ di conti ma non è facile perché se dovessimo evitarlo del tutto servono 35 milioni e non è scontato in un bilancio come il nostro. Comunque stiamo studiando e domani (oggi ndr) presto avremo delle simulazioni. Speriamo di poter alzare la fascia di esenti».

Altre regioni hanno però già fatto sapere che i propri cittadini non pagheranno nulla.
«Non abbiamo avuto la fretta di altri perché, come è mio costume, prima di annunciare misure positive o negative voglio essere certa di poterle applicare».

Nei giorni scorsi Formigoni ha detto che i tagli alla sanità li regge solo la Lombardia e con molta difficoltà. Nel Lazio quali altre ripercussioni rischiate di avere?
«Occorre tener presente che noi dobbiamo ancora assorbire la precedente manovra di 5 miliardi e mezzo. Per le regioni è una situazione molto complessa e lo stesso Errani ha detto che se si dovesse applicare la norma della Finanziaria a tutte le regioni, tutte sarebbero in piano di rientro. Sono però convinta che nel Lazio si possa ancora agire sugli sprechi. In un anno abbiamo già recuperato due miliardi di euro».

Quindi siete pronti ad altri sacrifici?
«Tutt’altro, le regioni hanno dato il più consistente contributo alla manovra. La metà dei risparmi sul bilancio pubblico è stata fatta con nostre risorse malgrado incidiamo sulla spesa per il sedici per cento».

Avete fatto presente dove è possibile tagliare nel bilancio pubblico?
«Intanto devo dire, e me ne rammarico, che queste misure sono state prese dal governo nella più totale assenza di confronto. Penso invece che il rispetto istituzionale sia la base dei buoni rapporti e del buon funzionamento dello Stato. Inoltre sulla sanità ci sono dei patti firmati da governo e Regione che non prevedevano interventi unilaterali. Se avessimo avuto la possibilità avremo certo indicato soluzioni diverse. Comunque siamo riusciti ad intervenire ed evitare misure di modifica del patto di stabilità che avrebbero danneggiato le regioni del centro-sud».

L’emergenza ha imposto velocità, ma non crede che questa gestione centralistica faccia un po’ a pugni con il federalismo e il decentramento predicato dalla Lega?
«Sicuramente è un atteggiamento molto strano e contraddittorio. Questo doveva essere il governo del federalismo e della responsabilizzazione degli amministratori. Invece ora è tutto ricentralizzato e il governo non ritiene nemmeno opportuno interloquire con noi. Con questa manovra il federalismo rischia di franare definitivamente. La Lega ha combattuto per tre anni e ora che porta a casa un provvedimento importante, si fa carico di un testo che riporta indietro le lancette».

Che cosa avrebbe fatto lei, presidente di centrodestra, per non incidere su pensioni, sanità?
«Ho fatto per ventisette anni la sindacalista e io non avrei agito in questo modo. Avrei, per esempio, alzato le rendite finanziarie. Comunque avrei fatto questa manovra in maniera completamente opposta e comunque avrei inciso fortemente sui costi della politica. Le famiglie ora sono chiamate a dare una risposta molto forte ed è assurdo spostare il problema alla prossima legislatura. Ceti alti e corporazioni avrebbero dovuto pagare di più e poi non lasciare solo a noi amministratori il compito di contenere la riduzione dei servizi».

Si chiama scaricabarile?
«Beh, diciamo che si è colpito dove si sapeva di andare sul sicuro. Da un lato le pensioni, dall’altro i redditi fissi. La spesa delle regioni viene tagliata indiscriminatamente. La fretta con la quale è stata fatta giustifica solo in parte l’assenza di politica e di scelta. La politica non è politica se non sceglie. Mi rendo conto che è più faticoso e più lungo, ma la politica è quella che decide di togliere a qualcuno in difficoltà per dare a chi lo è meno o per nulla. Se si toglie a tutte e due, si fa prima ma non ha senso».

Chi non ha ancora contribuito?
«Lo Stato centrale. I ministeri, le consulenze, il Parlamento».