Quotidiano Net – Libia, Tripoli rivendica l’attacco a nave italiana “Non abbiamo ancora usato la nostra vera potenza”
4 Agosto 2011
Quotidiano Net – Libia, Tripoli rivendica l’attacco a nave italiana “Non abbiamo ancora usato la nostra vera potenza”.
Il missile è finito a 2 chilometri dalla fregata ‘Bersagliere’. Saif al Islam: “Patto con islamici contro i ribelli laici”. Ortega, presidente Nicaragua: “Raìs pronto a elezioni”
Tripoli, 4 agosto 2011 – Mussa Ibrahim, portavoce del governo libico, ha rivendicato il lancio del missile contro la nave italiana Bersagliere, ieri al largo delle coste libiche. Lo riferisce la Cnn.
Il portavoce del governo ha riferito ai cronisti presenti a Tripoli che il missile e’ stato lanciato da truppe fedeli a Muammar Gheddafi.
“Abbiamo sorprendenti capacita’ che non abbiamo ritenuto necessario usare”, ha detto Mussa: “Il nostro esercito e’ ancora molto forte. Non abbiamo ancora usato la nostra vera potenza militare”.
Il portavoce, riferisce ancora la Cnn, ha poi negato che le capacita’ militari delle forze pro-Gheddafi siano ridotte al 20%, liquidando le stime della Nato con una battuta: “Se fosse veramente al 20% cosa sarei a fare qui?”.
GHEDDAFI SI ALLEA CON GLI ESTREMISTI ISLAMICI – La famiglia di Muammar Gheddafi ha stretto un’alleanza con i ribelli islamici del paese per respingere l’offensiva dell’opposizione laica di Bengasi: lo ha detto uno dei figli del colonnello, Saif al Islam, in un’intervista al New York Times pubblicata oggi. “I liberali fuggiranno o saranno uccisi”, ha spiegato l’erede designato del rais, spiegando che la Libia somiglia sempre più ad Arabia Saudita e Iran”. “E allora?”, ha chiesto, al suo interlocutore, facendo intuire che la ‘svolta’ islamica sarebbe ben accetta al regime di Tripoli.
Saif al Islam ha assicurato di avere negoziato “un patto” con ali Sallabi, uno dei leader islamici nell’est del paese nelle mani dei ribelli. Quest’ultimo ha confermato al quotidiano statunitense di avere avuto dei colloqui con il figlio del colonnello, senza tuttavia parlare di accordi già raggiunti. In passato, in realtà, Gheddafi e la sua famiglia avevano ripetutamente accusato gli islamici radicali di essere alla guida della protesta. Tra loro potrebbero esserci “terroristi”, ha detto Saif, ma va “accettato”. E dovrà prenderne atto anche la comunità internazionale, ha aggiunto.
“Ci chiedono un compromesso. Ok. Vogliono che dividiamo il potere. Ok. Ma con chi?”, ha insistito Saif al Islam. Gli islamici sono la risposta, secondo Tripoli, perché “rappresentano la vera forza sul terreno”. “So che fra di loro ci sono terroristi. Che sono macchiati di sangue e che questa non è una buona cosa. Ma bisogna accettarli”, ha concluso.
PRESIDENTE DEL NICARAGUA: IL RAI’S E’ PRONTO A INDIRE ELEZIONI – Per porre fine al conflitto in Libia, Muammar Gheddafi e’ pronto a indire elezioni: lo ha assicurato il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, amico personale di vecchia data del Colonnello, dopo aver ricevuto a Managua una delegazione del regime di Tripoli. Ortega ha puntualizzato inoltre che il progetto di Gheddafi ha il pieno appoggio non solo del suo Paese ma anche della ‘Alba’, l’Associazione Bolivariana per i Popoli della Nostra America, un’organizzazione di cooperazione tra Stati latino-americani e caraibici con governi nettamente orientati a sinistra, tra cui Cuba, Venezuela ed Ecuador. Il popolo libico deve poter “esercitare il proprio diritto di voto, cosi’ che si creino le condizioni necessarie affinche’ termini la guerra”, ha affermato ancora il leader di Managua, che ha inoltre sollecitato la cessazione dei raid aerei della Nato. “In Libia”, ha denunciato, “si sta combattendo all’ombra dell’Alleanza Atlantica”, che lo stesso Ortega non ha esitato a bollare come ente “terroristico” a causa dei “135 giorni ininterrotti di bombardamenti che hanno provocato migliaia di morti”. Infine ha sottolineato come l’America Latina, con la sola eccezione di Panama che pero’ “non ha consultato il suo popolo”, riconosca quale “legittimo” il solo governo di Gheddafi, e non il Consiglio Nazionale Transitorio istituito dai ribelli. L’idea di convocare elezioni nel Paese nord-africano non e’ nuova, e fu gia’ proposta dal regime di Tripoli in giugno, ma senza trovare consensi in seno alla comunita’ internazionale. “Troppo tardi”, sentenziarono per esempio gli Stati Uniti.