Tremonti, la procura chiama le scorte La GdF: pronti a ribattere ai sospetti – Il Mattino
1 Agosto 2011Tremonti, la procura chiama le scorte La GdF: pronti a ribattere ai sospetti – Il Mattino.
Il ruolo della G Risk di Gallo, spunta il capitano De Donno
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ROMA – I più impazienti di parlare sono gli uomini delle Fiamme Gialle. Il meno convinto delle sue affermazioni appare invece il ministro Tremonti. Adesso che la procura di Roma ha deciso fare luce sui pedinamenti, veri o presunti, subiti dal titolare del Tesoro, sono in molti i personaggi che preparano cosa dire quando dovranno varcare il cancello di piazzale Clodio. Dove nei prossimi giorni è prevista un’altra piccola svolta: l’inchiesta sulla presunta truffa di Fastweb-Telekom Sparkle potrebbe passare di mano. Dall’ufficio del procuratore aggiunto Capaldo, i fascicoli sugli indagati che ancora non sono stati rinviati a giudizio (compresi quelli difesi dal penalista Luigi Fischetti) potrebbero transitare per le stanze del procuratore capo Giovanni Ferrara, che ne avrebbe già fatto richiesta. Ma andiamo con ordine, perché a ingarbugliare queste settimane di inchieste estive ci sono anche le dichiarazioni di Alfonso Papa.
Pochi giorni dopo il suo arresto, Papa era comparso davanti al gip Giordano e ai pm Woodcock e Curcio. E nel corso delle otto ore di interrogatorio aveva lasciato cadere una frase che è stata valutata solo in un momento successivo. Parlando dell’insistenza con la quale l’imprenditore Alfonso Gallo chiedeva di presentargli il generale della Gdf Paolo Poletti, vicecapo dell’intelligence civile, Papa disse: «Con riferimento a queste supposte attività di ricerca di notizie, il Gallo mi disse che aveva una società di intelligence che si chiamava G Risk, che lui aveva messo in piedi con alcuni altri ufficiali del Ros e alla quale collaboravano alcuni carabinieri o ex carabinieri che stavano a Napoli».
Qualcuno, tra gli investigatori, si è preso la briga di controllare cosa fosse, esattamente, questa G Risk che Alfonso Gallo voleva introdurre ai piani alti dei servizi segreti. E il profilo che è venuto fuori non è esattamente quello di una combriccola di dilettanti: amministratore delegato della ditta risulta essere Giuseppe De Donno, già ufficiale del Ros negli anni delle stragi palermitane ed ex braccio destro dell’allora generale Mario Mori. Che l’ad di G Risk fosse un tipo intraprendente lo aveva sostenuto anche Massimo Ciancimino, pochi mesi fa, parlando della presunta trattativa tra Stato e mafia: «Quando incontrai sull’aereo il capitano De Donno non era certo per una chiacchierata, mi disse che voleva porre fine alla latitanza di Bernardo Provenzano e Toto’ Riina», aveva fatto mettere a verbale il figlio dell’ex sindaco di Palermo già indagato per le sue collusione mafiose.
Non solo: la G Risk risulterebbe già in rapporti di lavoro con molte procure d’Italia, per le quali svolge indagini informatiche e telematiche. Significa dunque che uno degli imprenditori che hanno avuto un ruolo nell’indagine su Alfonso Papa, Marco Milanese e Luigi Bisignani era in grado di accedere agli atti riservati di parecchie procure d’Italia semplicemente analizzando i report che la sua azienda inviava ai pm che ne facevano richiesta.
Tuttavia, prima di occuparsi della G Risk, i magistrati romani dovranno chiarire se effettivamente Tremonti sia stato pedinato da qualcuno della Gdf. Dal comando di viale XXI aprile arrivano segnali di nervosismo per l’illazione. E dall’ufficio del comandante generale filtra la massima disponibilità a chiarire immediatamente che la circostanza è inverosimile, soprattutto dopo che in procura avrebbero già pronta l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio per le eventuali attività di controllo sul ministro. Intanto, già stamane il procuratore aggiunto Capaldo potrebbe restituire al suo capo, Giovanni Ferrara, il fascicolo su Fastweb-Telekom Sparkle che comprende anche il filone su Finmeccanica, per evitare qualsiasi tipo di strumentalizzazione sul pranzo in compagnia del ministro Tremonti e di Marco Milanese a casa dell’avvocato Fischetti.