Costa Concordia, «tutti salvi se Schettino non avesse tardato a dare l’allarme» – Corriere della Sera
26 Gennaio 2012Costa Concordia, «tutti salvi se Schettino non avesse tardato a dare l’allarme» – Corriere della Sera.
Per l’ammiraglio Brusco la responsabilità è del comandante
MILANO – La responsabilità del naufragio della Costa Concordia «è sicuramente del comandante» Schettino. Non usa mezze misure il comandante generale delle Capitanerie di Porto, l’ammiraglio Marco Brusco, nel corso dell’audizione al Senato. Ma si chiede anche «perchè gli ufficiali che erano con lui, gli stessi che poi sono scivolati con il comandante sulla scialuppa, siano rimasti zitti» e non l’hanno fermato.
UN’ORA PREZIOSA – «Se il comandante Schettino non avesse fatto perdere un’ora preziosa sarebbe andata di lusso- ha detto Brusco- si sarebbero potute calare le scialuppe con calma, mettere a loro agio le persone». Ha rinviato invece alla lettura della scatola nera la valutazione sulla manovra fatta dal comandante della Costa Concordia dopo l’incidente. «Verificheremo -ha detto- se è stato realmente un atto di perizia del comandante dopo aver fatto la sciocchezza oppure se sia avvenuta casualmente. C’è l’ipotesi che sia stato casuale. Sarà interessante vedere dalla scatola nera la tempistica delle ancore». Quanto alle ragioni che hanno indotto il comandante della nave ad effettuare una rotta prossima alla costa ha tenuto a precisare che « l’individuazione della rotta da seguire nella navigazione marittima è frutto di valutazioni che sono operate in via esclusive dal comandante che per legge è l’unico responsabile nella condotta della nave che individua la rotta migliore da percorrere anche in prossimità di una linea di costa dove non è vietato navigare, purché si mantenga sempre e costantemente salvaguardata la sicurezza delle persone a bordo».
L’INCHINO – Sulla pratica dell’inchino l’ammiraglio Marco Brusco ha tenuto a precisare che «con tale dizione non ci si riferisce a una manovra particolare prevista o vietata a seconda dei casi ma si fa riferimento ad una tradizione marinaresca non così radicata e frequente, contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di informazione. La tradizione non è solo italiana ma è comune ad altri paesi e non vi è, nè a livello nazionale nè a livello internazionale, alcuna preclusione poiché la navigazione in prossimità della costa non può essere vietata laddove effettuata nel rispetto delle specifiche norme di sicurezza».
RIPRESE LE RICERCHE – Nonostante la prescrizione della Asl di Grosseto che mercoledì sera ha bloccato l’accesso dei sommozzatori in due punti della Concordia per la putrefazione dei residui di materiale organico, proseguono le ricerche delle persone che ancora mancano all’appello. Sul molo è stata sistemata un attrezzatura che consente di essere sottoposti a particolari lavaggi. Già da qualche giorno, comunque, i sub dei vigili del fuoco e della guardia costiera avevano trovato altri punti più sicuri per entrare nella nave, non potendo utilizzare le mute antinquinamento che non consentirebbero loro di muoversi nella carcassa.
CLASS ACTION – In mattinata sull’isola del Giglio è arrivato anche il procuratore della Repubblica di Grosseto, Francesco Verusio per un nuovo sopralluogo. «Allo stato non ci sono nuovi indagati, lasciateci lavorare», ha detto ai giornalisti prima di salire su una motovedetta dei carabinieri. Intanto parte la class action. La prossima settimana l’avvocato Giulia Buongiorno presenterà presso la Procura di Grosseto l’azione penale collettiva per conto di una cinquantina di passeggeri, anche stranieri, della Costa Concordia.