IL MANIFESTO – attualità – La salute della popolazione rom, quelle malattie del secolo scorso.
20 Gennaio 2012 0 Di luna_rossaIL MANIFESTO – attualità – La salute della popolazione rom, quelle malattie del secolo scorso..
Malattie respiratorie, gastroenteriche, disturbi ortopedici. Le malattie del secolo scorso abitano nei campi rom irregolari, tra una popolazione costretta a vivere in condizioni precarie. Una ricerca del Naga di Milano.
Chi si prende cura dei rom a Milano? Nessuno. Da anni li sgomberano suonando la gran cassa della tolleranza zero (De Corato e il centrodestra), mentre oggi si trascinano senza fare troppo rumore da un accampamento all’altro (continua a succedere anche se a Palazzo Marino c’è la giunta Pisapia). A curarli, o meglio, a tentare un check-up della popolazione rom che sopravvive a Milano, ci hanno pensato i medici volontari del Naga, con uno studio approfondito durato due anni e pubblicato sulla rivista Epidemiologia & Prevenzione. Si tratta di un’indagine condotta su un campione di 1.142 persone, ed è la fotografia drammatica di un popolo che pur vivendo tra noi, qui, a Milano, la città più ricca d’Italia, soffre di patologie che rimandano alla prima metà del secolo scorso: malattie respiratorie, dolori muscolari e scheletrici e gastroenteriti. Le malattie dei poveri. I poveri veri. Del resto non potrebbe essere altrimenti.
I rom cambiano zona ad ogni sgombero, da un giorno all’altro si trovano costretti a ricominciare tutto da capo, in estate come in inverno. Si rifugiano in container, tende o baracche improvvisate. Non hanno acqua potabile. Vivono tra la spazzatura e in condizioni igienico sanitarie spaventose. Spiegano Cinzia Colombo e Andrea Galli, tra gli autori dello studio: “Le condizioni abitative pessime, il minor tasso di scolarità e di occupazione rispetto alla popolazione italiana e le difficoltà di accesso ai servizi sanitari sono fattori di rischio per la salute delle persone rom irregolari. Per questa popolazione i dati disponibili in letteratura indicano un’aspettativa di vita molto inferiore, secondo alcuni studi anche di 10 anni, e una mortalità infantile molto maggiore, in alcuni paesi fino al triplo”.
Lo studio del Naga rivela che in media i rom si fermano in Italia 16 anni. Poco meno del 7% (in gran parte bambini sotto i tre anni) è nato in Italia. Le persone tra 6 e 75 anni hanno frequentato in media 5 anni di scuola. Si passa da un 25,9% di chi non ha mai messo piede in una scuola all’82% degli under 14 che, in media, hanno frequantato le aule scolastiche per 3 anni e mezzo. Solo il 16% di chi ha più di 13 anni dice di avere un lavoro, e per le donne la percentuale si abbassa fino al 5%.
Il 21% di tutte le diagnosi riguarda le malattie dell’apparato respiratorio. Seguono i disturbi ortopedici e traumatologici (12,6%) e le malattie gastroenteriche (10%). L’8% delle diagnosi invece riguarda l’apparato dentale, il 6% la cute, il 4% le vie urinarie. Il 20% dei sintomi sono aspecifici, significa che i pazienti lamentano genericamente malessere e mal di testa. Per quanto riguarda gli under 14, la maggioranza lamenta malattie respiratorie (47% del totale tra i bambini fino ai 5 anni e il 36% tra i 6 e i 14 anni). Sono rari i casi di epatopatie, diabete e malattie cardiovascolari, ma su questo punto, spiegano i medici del Naga, “le risorse della nostra unità mobile e i continui sgomberi non consentono di seguire nel tempo alcune malattie, come quelle cronico-degenerative”.
Tra le situazioni più allarmanti, il boom degli aborti nei campi rom: il 32% delle donne dai 15 anni in su ha avuto almeno un’interruzione di gravidanza volontaria o spontanea, una media di 3,8% aborti per donna (il numero medio di figli per donna è di 2,8, e la media cresce da 1,2 nella fascia 15-25 anni fino a 3,6 dai 36 ai 45 anni di età). La maggior parte dei rom è o sposata o convivente – l’83% degli over 12. Solo il 15% è single e quasi non esistono divorzi o separazioni: solo l’1,7%. Le bambine si sposano molto presto, la più giovane censita ha 13 anni di età. Infine, si registra anche una vera e propria “epidemia” di fumatori: fuma il 56% della popolazione rom, con bambini di 12 anni che spesso hanno già in bocca la prima sigaretta.
Vista la situazione sempre drammatica, anche se non più sotto i riflettori come una volta, il Naga lancia un appello alle istituzioni. “Chiediamo di derubricare l’emergenza rom – spiega Pietro Massarotto, presidente del Naga – perché non esiste un’emergenza sicurezza per gli italiani ma un problema sanitario per la popolazione dei campi irregolari. E’ fondamentale che non si proceda più con gli sgomberi fino a quando non si avrà in mano una seria politica abitativa. Certo è che la questione casa per i rom va risolta in un modo o nell’altro. Chediamo anche che, come è stato fatto in Puglia e Umbria, ai rom irregolari sia garantito il medico di famiglia, e che sia applicato veramente il cosiddetto codice Csc per garantire loro l’assistenza sanitaria necessaria”.