Il Riformista – Ghedini si toglie la toga e poi ricusa i giudici

28 Gennaio 2012 0 Di luna_rossa

Il Riformista.

di Alessandro Calvi

Giustizia. Scontro tra avvocati e corte a Milano. Polemiche tra alfano e Vietti sui tempi della prescrizione

Nella foto: Niccolò Ghedini

Il gesto ricorda, seppure alla lontana, quello del grande nemico. Ieri Niccolò Ghedini, come prima di lui e nello stesso tribunale fece Antonio Di Pietro, si è tolto la toga. Poi, è andato via «indignato» con i giudici del processo Ruby mentre contro quelli del processo Mills veniva depositata una richiesta di ricusazione.
Siamo ai botti finali. E il testa a testa è frenetico. Disarcionato da Palazzo Chigi, il Cavaliere corre più lentamente, inseguito a una incollatura dalla sentenza Mills, potenzialmente infamante, la quale è a sua volta inseguita dalla prescrizione ormai a un tiro di schioppo. Ce n’è abbastanza per capire le ragioni dei fuochi d’artificio messi in scena ieri dalle difese del Cavaliere a Milano mentre a Roma, a sostegno del grande capo, si alzavano le voci dei pretoriani più fedeli, come Fabrizio Cicchitto, e anche di quelli, vedi Sandro Bondi, dei quali si erano perse le tracce. E non è ancora tutto.
Sullo sfondo, infatti, il tema della ex Cirielli sta riguadagnando il centro del tavolo sul quale si incrociano i dossier aperti su carceri e giustizia, come dimostra il succoso scontro di ieri tra il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, e l’ex Guardasigilli, e attuale segretario del Pdl, Angelino Alfano: il primo ha definito «giusto» accelerare un processo per arrivare a sentenza e il secondo gli ha risposto seccamente accusandolo di aver parlato «da politico che auspica platealmente uno specifico risultato processuale». In serata, Vietti ha smentito di aver parlato esplicitamente dei processi a Berlusconi.
La giornata, come detto, era però iniziata con gli effetti speciali nell’aula del processo Ruby che Niccolò Ghedini e Piero Longo, i due avvocati di fiducia dell’ex premier, hanno platealmente abbandonato. Ghedini e Longo avevano chiesto di «rimodulare il calendario delle udienze», sentendosi però rispondere dalla Corte che una decisione sarebbe stata presa soltanto a fine udienza. Un affronto, evidentemente, tanto da far sbottare Ghedini in un: «Non si possono trattare così gli avvocati»; «questi avvocati, gli avvocati di Berlusconi», ha aggiunto, tanto per chiarire, Longo. Berlusconi, si ricorderà, è alla sbarra per concussione e prostituzione minorile.
Certo è che l’agenda giudiziaria del Cavaliere è davvero ormai fittissima e non deve essere facile per i suoi avvocati districarsi tra le udienze che si susseguono a Milano. «Avevamo chiesto un rinvio di mezz’ora dell’udienza di lunedì 30 perché alle 9 Berlusconi ha un altro processo davanti al gup e deve fare le sue dichiarazioni spontanee», ha spiegato ancora Ghedini, riferendosi al processo Ruby e alla udienza preliminare per il nastro Unipol-Bnl. «Poi – ha proseguito – volevamo far slittare l’udienza del 10 febbraio per poi recuperarla perché il 9, al processo Mills che sta finendo, c’è la requisitoria del pm. E l’11 sono previste le nostre arringhe». Alla fine, la richiesta di rimodulare il calendario è stata comunque bocciata dai giudici della quarta sezione penale del tribunale, presieduto da Giulia Turri. Si riprende lunedì prossimo.
Non passa molto – sono ormai le 13 – e si diffonde la notizia che il Cavaliere sarebbe pronto a chiedere – come poi effettivamente farà poco dopo – la ricusazione del collegio della decima sezione penale presieduto da Francesca Vitale. È il collegio che giudica sul processo Mills nel quale Berlusconi è accusato di corruzione in atti giudiziari. Anche in questo caso, il nodo è nei tempi del processo: quelli della prescrizione e quelli delle udienze che, a detta dei legali di Berlusconi, avrebbero avuto una accelerazione anomala, in vista proprio della mannaia della prescrizione.
Peraltro, anche sul momento nel quale quella mannaia calerà le idee sono diverse tra procura, difese e tribunale. Secondo l’accusa, per arrivare a sentenza si avrebbe tempo fino al 12 aprile, secondo i giudici non si andrebbe oltre il 14 febbraio. Quanto alle difese, ebbene: il tempo sarebbe già scaduto. In ogni caso, fissando per febbraio la prescrizione e avendo contemporaneamente tagliato tre testimoni dalla lista predisposta dai difensori, Ghedini e Longo sostengono che il tribunale ha di fatto anticipato il proprio giudizio di condanna. Ed è proprio questo il contenuto della istanza di ricusazione depositata presso la quinta sezione della Corte di Appello che, per di più, non è chiaro se blocchi o meno il decorso dei termini della prescrizione. Entro pochi giorni è atteso il parere della Procura Generale. Ma non si sbaglia se si scommette che prima di allora ci saranno ancora sorprese.