Il Riformista – Un morbido segnale innovativo

21 Gennaio 2012 0 Di luna_rossa

Il Riformista.

di Marcello Del Bosco

Nella foto: Mario Monti

È scontato che in molti troveranno troppo blande le prime misure di liberalizzazione varate dal governo Monti, frutto di eccessivi compromessi, e di un classicamente manzoniano: “adelante Pedro, con juicio”. Un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto a secondo dei punti di vista. Occhio e croce nessuno dovrebbe strapparsi i capelli dalla disperazione e neppure intonare peana di vittoria. Un morbido segnale di buona volontà, anche se Monti ha annunciato un imminente secondo round e ha rivendicato orgogliosamente il merito di una «boccata d’ossigeno» per i giovani.
La mediazione, tutto sommato, ha funzionato; e vista la situazione non è risultato da poco. Nel valutare il pacchetto, infatti, bisogna tener conto del famoso contesto: da un lato pressocchè tutte le categorie sono scese sul piede di guerra, dall’altro i partiti hanno mostrato più di tollerare il governo Monti che di sostenerlo.
Vi è certamente un senso di disagio nel constatare quanto forti siano alcune corporazioni, in grado di ricattare il Paese e quindi in possesso di uno spropositato potere contrattuale, e allo stesso tempo deboli gli strumenti di convincimento per i più riottosi, anche quando vi siano seri problemi per l’ordine pubblico e la sicurezza di tutti. D’altra parte anche alcune forze politiche, la Lega in primo piano, hanno contribuito a fomentare le piazze con toni isterici, mentre, in generale, si è cercato di tenere un occhio sulle esigenze del proprio elettorato, tentando di evitare le misure più impopolari.
E nei casi estremi a difendere con le unghie e con i denti il recinto dei propri interessi (la visita di Gianni Letta a palazzo Chigi ieri mattina, letta dai più in chiave frequenze televisive parrebbe il caso limite). E poiché i decreti vanno convertiti in legge non si poteva certo ignorare la realtà dei numeri in Parlamento, le cui aule sono ben frequentate da militanti delle corporazioni.
In ogni caso, l’inusitata lunghezza del consiglio dei Ministri legittima la sensazione che la strada si sia rivelata più viscida e tortuosa del previsto; e che anche in seno al governo non siano mancate le difficoltà tra chi temeva che un testo troppo “audace” e ambizioso si sarebbe poi bloccato alle Camere e chi riteneva che la situazione di emergenza giustificasse qualche forzatura. Alla fine, anche in questo caso, è prevalsa la linea di moderazione che, seppure in termini minimi, richiama Neil Armstrong e il suo sbarco sulla luna: un piccolo passo per ciò che era nelle aspettative, un balzo innovativo per l’Italia.