La crisi tecnica e la logica del ciò che è più facile.

18 Gennaio 2012 0 Di wiska

La crisi economica in cui versa il nostro paese è una crisi difficile da capire, una crisi “tecnica” gestita da un governo tecnico e su questo non c’è niente da dire considerando che la politica ha dato già da tempo forfait. Una crisi per esperti giacchè nessuno di noi fino a poco tempo fa aveva mai sentito parlare di Spread o di Default di uno stato, una crisi che, mi sento di dire, nasce nei quartieri alti della politica e della finanza, ma soprattutto nelle sedi delle grandi agenzie di Rating, Quest’ultime sono delle organizzazioni deputate a stabilire se imprese, gruppi bancari, interi sistemi finanziari siano affidabili o meno. Le loro valutazioni si basano su parametri economici è vero, ma anche su proiezioni future che per loro natura hanno quindi una valenza teorica, per non dire prettamente soggettiva ed aleatoria. Se poi aggiungiamo che le maggiori agenzie di rating, ad esempio le famose 3 sorelle, sono proprietà di holding e società che sono esse stesse soggetti di analisi, si può ben capire quanto complesso e conflittuale sia il loro operato.
Eppure proprio su queste valutazioni si basano le operazioni di Borsa, così può accadere che titoli vadano improvvisamente a picco e con loro tutto quello che hanno alle spalle, aziende, posti di lavoro, denaro di chi aveva investito in quei titoli, Queste cadute si ripercuotono su quei paesi nei cui sistemi finanziari quegli stessi titoli hanno un’ importanza fondamentale ed allora tocca agli stati cercare di sanare la situazione, magari facendo da garante sulle possibili e future passività. Inoltre ci sono organi internazionali che operano una sorta di Rating etico valutando la capacità degli stati di sopperire alle carenze delle loro imprese e conseguentemente se sono in grado di assolvere le proprie e altrui inadempienze.
Ecco allora, nell’ultima manovra finanziaria, il governo Monti concedere la garanzia dello Stato sulle passività delle banche italiane, con scadenza da tre mesi fino a cinque anni o, a partire dal 1 gennaio 2012, a sette anni per le obbligazioni bancarie garantite.(comma 1 dell’articolo 8).
Ovviamente per fare da garante, questo lo sappiamo tutti, occorre avere una situazione finanziaria perlomeno stabile, che come già detto è controllata dagli organi internazionali, per cui lo stato deve trovare nuove entrate che non possono che provenire da un maggior gettito fiscale, da un aumento di canoni, censi e quant’altro e da una riduzione delle spese. Insomma alla fine siamo noi cittadini a pagare per le banche, siamo noi a pagare per gli investimenti sbagliati, per le valutazioni più o meno corrette delle agenzie di rating.
Questa, è, sommariamente, la descrizione della crisi economico-finanziaria, che, come si è visto,a seguito della manovra finanziaria denominata “lacrime e sangue”, colpisce tutti noi.
Ma non basta salvare le banche, per far progredire una nazione, ci si aspetta che il governo, come promesso, dia corpo alla seconda parte della manovra finanziaria quella dedicata allo sviluppo, quella parte che dovrebbe rendere il lavoro meno precario, che dovrebbe creare nuovi posti di lavoro soprattutto per le giovani generazioni.
Se così fosse, i suddetti rincari sarebbero più facili da digerire, come sarebbe più facile da digerire la logica a cui nemmeno Monti è sfuggito, quella logica secondo cui è più facile togliere di tasca 100 euro a coloro che ne guadagnano 1000 al mese, che non 10.000 a quelli che ne guadagnano centomila.