Cancellieri: «Mi scuso ma serve competitività» – Italia – l’Unità.

«Ho usato una frase infelice, non intendevo mancare di rispetto. Era un’esortazione ad abbandonare modelli di vita che non esistono più: ragazzi, il mondo oggi vi chiede il massimo della competitività». Il posto fisso sembra diventato la nemesi di un governo che ha per ragion d’essere quella di ammodernare – in tempi incredibilmente brevi – l’Italia del lavoro, del fisco, della formazione professionale, dell’imprenditoria, della qualità di vita dei cittadini.
Tutto ruota intorno a quella benedetta scrivania: «monotona» per Monti, «illusoria» per Fornero, foriera di spine ora per il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri. Per aver detto che «noi italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa città di fianco a mamma e papà» è stata subissata di critiche. Lei, funzionario ultratrentennale dell’amministrazione del Viminale, ex prefetto di ferro, commissario straordinario a Bologna piegata dallo scandalo Delbono, spiega all’Unità perché una battuta non può cancellare la battaglia dell’esecutivo e sua personale «per un’Italia che offra a tutti le stesse opportunità di partenza e sia…..
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