IL MANIFESTO – attualità – Spagna, sotto attacco tutti i diritti e la contrattazione
11 Febbraio 2012IL MANIFESTO – attualità – Spagna, sotto attacco tutti i diritti e la contrattazione.

Varata dal governo Rajoy la “riforma” del lavoro. Più libertà di licenziamento, “flessibilità” nelle aziende, contratti nazionali alle ortiche, regali alle agenzie interinali. Oggi la risposta dei sindacati
Finito il tempo delle indiscrezioni giornalistiche, sulla cosiddetta «riforma» del mercato del lavoro si è finalmente (si fa per dire) alzato il sipario: da ieri il nuovo governo spagnolo può ufficialmente appuntarsi sul petto la medaglia al merito del neoliberismo. L’esecutivo guidato dal conservatore Mariano Rajoy (Partido popular) ha approvato l’atteso decreto legge che mira a «frenare la distruzione di posti di lavoro e a porre le basi per la crezione di impiego stabile».
Queste le intenzioni messe nero su bianco nel comunicato stampa diffuso dal Palazzo della Moncloa, sede del governo: la realtà, però, è ben diversa.
Una delle misure fondamentali, infatti, è un significativo indebolimento delle tutele dei lavoratori in caso di licenziamento. Fino a ieri, chi veniva messo alla porta in maniera «irregolare» godeva di un indennizzo di 45 giorni di salario per anno lavorato; d’ora in avanti, l’ammontare del risarcimento sarà pari solo più a 33 giorni per anno.
Non solo: si allargano le maglie per rendere ammissibile il licenziamento per ragioni oggettive, quello “giustificato” dalle perdite economiche. In questi casi, il lavoratore ha diritto solo a 20 giorni di salario per anno lavorato, sino ad un massimo di 12 mensilità. Insomma, «liberarsi» della persone sarà meno costoso, e quindi più facile. E diventerà decisamente più semplice per gli imprenditori anche modificare quasi a piacere gli orari dei dipendenti, nel nome della «flessibilità interna». All’insegna della «modernizzazione della contrattazione», non poteva mancare una norma che stabilisce la prevalenza degli accordi aziendali su quelli di livello superiore, nel caso in cui lo decidano le parti: in tempi di crisi, quindi, il contratto collettivo nazionale finirà in soffitta. Completano il quadro alcuni interventi per alleggerire i contributi da versare alla previdenza sociale, delle grida manzoniane «contro l’assenteismo» e, last but not least, un succulento regalo alle agenzie di lavoro interinale: potranno diventare dei centri per l’impiego paralleli agli uffici di collocamento pubblici.
Dopo essersi rifiutato di aprire un confronto, ora il governo annuncia di volere incontrare i sindacati, il prossimo lunedì, per «illustrare i contenuti» del decreto. Non potrebbe essere più chiara l’idea che l’esecutivo spagnolo (forse ispirandosi all’esempio di Elsa Fornero e compagnia) ha della concertazione sociale: con le organizzazioni dei lavoratori si parla solo «a babbo morto». Eppure la disponibilità al confronto da parte delle principali confederazioni non era mancata: la filo-socialista Unión General de Trabajadores (Ugt) e Comisiones Obreras (Ccoo), più vicina a Izquierda Unida, avevano firmato lo scorso 25 gennaio un «patto per l’impiego» con l’associazione degli imprenditori, basato essenzialmente sull’impegno alla moderazione salariale. Con queste credenziali, i sindacati avevano fatto giungere al governo la richiesta di trovare un accordo – rispedita con arroganza al mittente.
Per oggi conferenza stampa dei segretari generali di Ugt e Ccoo per illustrare le loro valutazioni sulle novità legislative: non è escluso che possano annunciare iniziative di protesta, compreso lo sciopero generale. Intanto si sono fatte sentire le voci dei partiti di sinistra. Per il socialista Jaume Collboni, il decreto è «aggressivo come prevedibile» ed è particolarmente grave che la norma sulle agenzie interinali «trasformi in un commercio» la ricerca di lavoro; e secondo Gaspar Llamanzares (Izquierda Unida) servono mobilitazioni «contro un’aggressione senza precedenti ai diritti dei lavoratori».
Dopo essersi rifiutato di aprire un confronto, ora il governo annuncia di volere incontrare i sindacati, il prossimo lunedì, per «illustrare i contenuti» del decreto. Non potrebbe essere più chiara l’idea che l’esecutivo spagnolo (forse ispirandosi all’esempio di Elsa Fornero e compagnia) ha della concertazione sociale: con le organizzazioni dei lavoratori si parla solo «a babbo morto». Eppure la disponibilità al confronto da parte delle principali confederazioni non era mancata: la filo-socialista Unión General de Trabajadores (Ugt) e Comisiones Obreras (Ccoo), più vicina a Izquierda Unida, avevano firmato lo scorso 25 gennaio un «patto per l’impiego» con l’associazione degli imprenditori, basato essenzialmente sull’impegno alla moderazione salariale. Con queste credenziali, i sindacati avevano fatto giungere al governo la richiesta di trovare un accordo – rispedita con arroganza al mittente.
Per oggi conferenza stampa dei segretari generali di Ugt e Ccoo per illustrare le loro valutazioni sulle novità legislative: non è escluso che possano annunciare iniziative di protesta, compreso lo sciopero generale. Intanto si sono fatte sentire le voci dei partiti di sinistra. Per il socialista Jaume Collboni, il decreto è «aggressivo come prevedibile» ed è particolarmente grave che la norma sulle agenzie interinali «trasformi in un commercio» la ricerca di lavoro; e secondo Gaspar Llamanzares (Izquierda Unida) servono mobilitazioni «contro un’aggressione senza precedenti ai diritti dei lavoratori».