Il Riformista – La corsa allo share “a prescindere”

9 Febbraio 2012 0 Di luna_rossa

Il Riformista.

di Emanuele Macaluso

Seguo poco le Tv nazionali, ma tutti i sabato pomeriggio vedo su Rai3 Tv-Talk di Massimo Bernardini, un bravo giornalista, che insieme a un gruppo di giovani analisti, opinionisti e docenti universitari, discute quello che le televisioni producono nel corso della settimana.
Attraverso questa trasmissione riesco, bene o male, a capire quel che succede nel mondo della tv. Sabato scorso, fra i tanti, sono stati proposti due servizi: uno con la signora Mara Venier che conduce “La vita in diretta” di Rai1 (dove prima c’era anche Lamberto Sposini, poi ammalatosi) e “Pomeriggio 5” condotto dalla signora Barbara d’Urso. Confesso di non conoscere queste trasmissioni, ma so e capisco di che si tratta. Alla Venier sono stati fatti tanti complimenti anche perché, pur non essendo giornalista, miete successi. E proprio una giornalista del team di Bernardini ha fatto una intervista alla Venier, rivolgendogli, tra l’altro, una domanda che riassumo così: non pensi che oggi alle donne (la stragrande maggioranza del pubblico de “La vita in diretta”) bisognerebbe proporre anche temi nuovi diversi da quelli tradizionali? La Venier, col tono di chi è disturbato mentre percorre trionfalmente un percorso lastricato di certezze, risponde: «Lo share mi dà ragione e certo non cambio». La risposta della signora d’Urso, alla stessa brava giornalista (mi scuso ma non ricordo il nome), era simile a quella della Venier: «C’è il telecomando e si può cambiare canale, se non lo fanno tutto va bene».share,  Mentre ascoltavo le signore, mi chiedevo se la logica su cui fondano il loro operato non sia – con un’arte e una professionalità diverse – quella che ritroviamo nell’insieme del sistema dell’informazione e dei media. So bene, anche perché negli anni ottanta ho diretto un grande quotidiano, che la conta delle copie vendute o dei telespettatori è essenziale, a volte vitale. Solo un cretino può “prescinderne”, come direbbe Totò.
Tuttavia, ho l’impressione che la corsa allo share e alla vendita di più copie, nel corso di una dura concorrenza, stimoli a “prescindere” dal ruolo che dovrebbe avere l’opera dei media: informare, ma fare anche una battaglia di idee, facendo emergere problemi, tensioni , stimoli che si manifestano nella società, anche se sono espressi da minoranze. Oggi a me pare che i media raccontino fatti anche veri, dandogli un rilievo forte e suggestivo, tale da stimolare quel che sedimenta nella pancia dei loro lettori o telespettatori di riferimento. Ai quali bisogna lisciare solo il pelo. Mai contropelo. La spregiudicatezza che ritroviamo in alcune pubblicazioni o talk-show, nel dare una notizia o nel commentare un fatto, riguarda il campo avverso e mai il proprio pascolo. E se alla Venier c’è qualcuno che dice che oggi nell’universo femminile emergono idee e problemi nuovi, in ogni caso diversi da quelli tradizionali, si appella allo share. Ma è solo la Venier? Non scherziamo.