I papà invecchiati ci hanno regalato un deserto. I nonni, a differenza di loro, conoscono bene i fondamentali. E in politica, come nel calcio, la cosa conta assai.
Se fossimo dei megalomani, potremmo pure inorgoglirci, noi di Ragioni che ci siamo inventati la metafora della strana alleanza tra nonni e nipoti, e continuiamo da settimane a lavorarci su. Time dedica la copertina a Mario Monti. E, per spiegare in due battute ai lettori chi è l’uomo che potrebbe addirittura «salvare l’Europa», lo definisce «un nonno elegante», dotato di «una voce tranquilla» e di «occhi sorridenti».
A novembre, la copertina il settimanale americano la aveva dedicata a Berlusconi, ma per rappresentarlo, tutto all’opposto, come «l’uomo che sta dietro la più pericolosa economia del mondo». Sul fatto che anche il Cavaliere sia un nonno, quasi inutile sottolinearlo, Time aveva invece glissato. Perché i lettori americani se lo immaginano in tutt’altre faccende affaccendato, naturalmente, magari prigioniero del demone dell’eterna giovinezza. Ma forse non solo per questo.
Personalmente fatico a credere che qualche mese fa l’Italia di Berlusconi potesse riuscire, dall’interno, nell’impresa fallita da generazioni di rivoluzionari, di reazionari e, da ultimo, di fondamentalisti, e cioè a far addirittura crollare l’Occidente. E, con tutta la stima per Monti, fatico pure a credere che ci penserà lui a «salvare l’Europa».
Ma non è di questo che vorrei parlare. Vorrei parlare del fatto che in tempi di crisi, l’immagine del nonno, debole o peggio nelle fasi affluenti, funziona, eccome. Purché si tratti di un nonno, diciamo così, “classico”, o quanto meno spendibile per tale.
Quindi di un uomo saggio, che ha vissuto nel mondo e ci è venuto a patti, sì, perché il successo figlio solo del merito non esiste; ma senza smarrire il filo di una sua coerenza, di una sua riconoscibilità nelle diverse stagioni della vita, di una sua credibilità per le generazioni più giovani. Quindi di un uomo che guardando alla propria vita non potrà certo andare orgoglioso di tutto, ma potrà dire che è stata e resta una buona vita. Quindi di un uomo (cito a memoria il cancelliere Schmidt) che, proprio perché è vecchio, tiene bene a mente la lezione di un passato di cui è stato in certi casi protagonista, o comprimario, o comparsa, ma comunque partecipe: non per restarci ossessivamente chiuso dentro, ma per riflettere sul futuro. Quindi di un uomo che non agisce in una ridicola presunzione di immortalità, ma misura anche le proprie ambizioni, legittime, sui mesi e sugli anni, non sui decenni o sui mezzi secoli: sapendo che il giudizio della storia (ma è meglio dire i giudizi degli storici, perché tribunali della storia fortunatamente non esistono) su ciò che avrà fatto in questi mesi e in questi anni non lo conoscerà mai. Quindi di un uomo che risponde del suo operato alla collettività, ci mancherebbe, ma prima ancora a se stesso. Quindi di un uomo che non fa promesse sapendo di non poterle mantenere, e anzi esercita consapevolmente il diritto-dovere di rappresentare la situazione per quella che è e per quella che potrebbe diventare.
Si potrebbe continuare a lungo, fermiamoci qui. Tutto questo è facilmente comprensibile, ed è inutile perdere tempo a enumerarne i molti perché. Più utile, forse, soprattutto dal punto di vista di chi, come noi, ha in qualche modo anticipato il fenomeno e, nel suo piccolo, ci ha persino scommesso su, è mettere in guardia in primo luogo se stesso dalla retorica conformistica che si può sviluppare, e in parte si sta già sviluppando, in materia.
Il nonno saggio, esperto e fidato va benissimo, in specie se lo si raffronta con i papà (e perché no anche con molte mamme) invecchiati senza neanche accorgersene che ci hanno regalato un deserto di politica che con la crisi attuale, e non solo da noi, ha moltissimo da spartire: oltretutto a differenza di loro conosce bene, pure quando, come nel caso di Monti, non è un politico professionale, i fondamentali, e in politica, come nel calcio, la cosa conta assai.
Ma basta? E, se basta (e almeno sul piano internazionale, per l’Italia sembrerebbe proprio di sì, non si ricorda altro Paese transustanziato da canaglia in esempio di virtù nel volgere di così poco tempo), quanto può durare?
La risposta difficilmente possiamo trovarla nelle laudi mediatiche, anche se del tutto disinteressate (ed è da discutere), anche se animate dalle migliori intenzioni di questo mondo (e sarebbe da discutere anche questo). Per tornare alla metafora da cui sono partito anche stavolta: il fantastico ritorno del nonno funziona, in prospettiva, se il nonno conosce e ama i nipoti, sa raccontare loro cose importanti , ma è pure capace di ascoltarli e di prospettare assieme a loro non dei domani che cantano, si capisce, ma un domani sì. Su questo, purtroppo, proprio non ci siamo.