Due consiglieri regionali di centrodestra hanno preso mazzette dallo stesso imprenditore, in cambio di favori. Per i pm, è la prova che attorno a Formigoni si era creato un sistema di finanziamenti illeciti

Da Brescia o dalla Brianza, ma la strada dei soldi sospetti porta sempre al Pirellone. Con un primo elemento che sembra indicare l’esistenza di un sistema del malaffare nella Regione Lombardia: una rete in grado di pagare politici diversi per garantire il sostegno agli affari più opachi. Come “l’Espresso” è in grado di rivelare, la procura di Monza ha individuato una pista che collega gli ultimi due scandali che fanno vacillare il potere del governatore Roberto Formigoni. Un legame che unisce Massimo Ponzoni, consigliere regionale e uomo forte del Pdl in Brianza arrestato due settimane fa, e Franco Nicoli Cristiani, vicepresidente del parlamentino lombardo e leader del partito a Brescia finito in cella a novembre.
Entrambi hanno ricevuto quattrini dalla stessa società, utilizzata in Brianza per foraggiare alcuni esponenti chiave del centrodestra e – secondo i giudici – trasformare i terreni agricoli in centri commerciali. Operazioni contestate alla Mediaservice di Filippo Duzioni che avrebbe fatto avere a Ponzoni e ai suoi complici ben 700 mila euro. Adesso però i pm di Monza e le Fiamme Gialle accusano lo stesso Duzioni di aver versato altri 200 mila euro a Franco Nicoli Cristiani e alle associazioni che lo sostenevano per la campagna elettorale del 2010 in cui si impose con oltre 15 mila voti. Non solo. Gli investigatori stanno lavorando su un terzo pagamento di 160 mila euro a favore della Spas, un’azienda di forniture mediche posseduta dal solito Nicoli Cristiani. Il politico bresciano avrebbe spiegato che con quel denaro sono stati comprati materiali ortopedici prodotti dalla sua Spas e poi donati alla Asl di Brescia: un modo apparentemente nobile di fare propaganda elettorale. Ma, contattata da “l’Espresso”, Rachele Nicoli Cristiani, figlia dell’ex vicepresidente lombardo e amministratrice dell’impresa di famiglia, dice che la donazione “non risulta nella contabilità storica”. <a href=”http://oas.repubblica.it/5c/espressonline.it/es/interna/L-27/663185044/Middle/OasDefault/AuAir_Roman_NwInf_SqIn_060212/RomanticCitySqIn_300x250.html/58307131543034455655554142584e58?http://ad1.adfarm1.adition.com/click?sid=462909&ts=663185044″>< img src=”http://ad1.adfarm1.adition.com/banner?sid=462909&kid=273693&ts=663185044″ border=”0″></a>
Adesso i magistrati dovranno capire le ragioni di tanta generosità da parte di Duzioni e verificare l’esistenza di eventuali contropartite. Ma già adesso Mister Mediaservice risulta avere versato oltre un milione ai due capi territoriali del Pdl, in gran parte per le elezioni del 2010: un vero investimento, vanificato dall’irruzione delle inchieste.
Una montagna di quattrini che sta alimentando le tensioni politiche nella storica maggioranza lombarda, tanto da spingere Umberto Bossi a chiedere le dimissioni di Formigoni: “Ne arrestano uno al giorno”. Il governatore si difende: “La giunta non ha nulla da rimproverarsi. Ponzoni è accusato di qualcosa che non riguarda la sua attività in Regione, ma quella di imprenditore”. Ma a preoccupare Formigoni ora sono anche gli sviluppi di altre istruttorie. Quelli attesi sui fondi neri del San Raffaele gestiti dal suo compagno di yacht Piero Daccò. E quelli dell’indagine sui finanziamenti versati a uomini di Comunione e liberazione in stretti rapporti con lui. I conti svizzeri dove sono finite le mazzette di Finmeccanica e quelle dello scandalo petrolifero Oil for Food sono intestati a persone che abitavano con lui nella dimora milanese dei Memores Domini, la cerchia più alta di Cl. “L’Espresso” ha rivelato che la residenza in questione appartiene a Salvatore Ligresti, immobiliarista con grandi interessi in Regione. “Vivo in una casa di Ligresti”, ha confermato Formigoni, “come lo sono la maggioranza delle case a Milano, e pago un affitto altissimo senza alcuna agevolazione”.