Neve a Roma: Alemanno non c’entra, la colpa è nostra – Crisis

5 Febbraio 2012 0 Di ken sharo

Neve a Roma. Ovvero, come rendersi amaramente conto di quanto i cittadini siano psicologicamente impreparati ad una vera crisi. Adattamento, collaborazione e raziocinio: zero.

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Neve a Roma: ovvero, come rendersi amaramente conto di quanto i cittadini siano psicologicamente impreparati ad una vera crisi.

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Questo post, a scanso di equivoci, mi è stato ispirato da due articoli. Uno dell’ambientalista Luca Mercalli sul Sole24Ore, e uno di Leonardo Tondelli sull’Unità. Entrambi fanno notare aspetti sacrosanti di questo can can intorno alla nevicata e al casino che ne è conseguito.

A Roma nevica così una volta ogni vent’anni, dice Luca. I cittadini, con la lamentela che stanno infliggendo alla nazione, dimostrano di pretendere, esigere, aspettarsi che la città sia perfettamente preparata a consentire loro una vita normale anche quel singolo giorno ogni vent’anni. Tutto ciò è assurdamente irrazionale. Roma non è Oslo. Per avere perfettamente puliti centinaia di chilometri di strade nel giro di due ore, riuscite ad immaginare l’attrezzatura che serve? Bulldozer, gatti delle nevi, mezzi spargisale, a decine. E personale specializzato in grado di presentarsi al lavoro a qualsiasi ora.

Costo: miliardi. Il Comune di Roma dovrebbe spendere miliardi per acquistare, e mantenere in perfette condizioni, macchinari che servono un giorno ogni vent’anni. E quel giorno, magari, sono ferrivecchi di vent’anni prima, quindi occorre ricomprarli ogni dieci anni almeno.

Dice Luca: siete pronti a pagare le tasse, romani?

Siete pronti a pagare tutti questi soldi per avere strade sgombre un giorno ogni vent’anni?

Ho sentito insultare il sindaco per aver chiesto ai cittadini di spalare. Onta e disonore! Dovrebbe spalare lui! Tondelli, sull’Unità, ci ricorda invece che esiste anche un comportamento civico. Che per secoli, e fino a pochi anni fa, usanza voleva che ogni cittadino spalasse lo spazio davanti casa sua, davanti al suo negozio, affinché gli altri potessero camminare in sicurezza. Gli altri. Ma oggi non più: oggi si sta alla finestra e si attende che arrivi la cavalleria comunale a pulire, lanciando invettive se ciò non accade. Cittadini, tirate fuori le pale, chiosa Leonardo. Spalare è di sinistra, sapete.

Non solo. Che sarebbe nevicato si sapeva. Lo sapeva Alemanno, ma lo sapevano perfettamente anche i romani. Ora: vorrei tanto sapere cosa ci facevano in migliaia seduti in automobile sulle consolari, sul raccordo, nei vicoli del centro. Tutti “a lavorare”? Luca dice ancora, saggiamente, che se un giorno ogni vent’anni si evita di andare al lavoro, si tengono a casa i bambini da scuola (per fortuna il sindaco, preso per i fondelli da tutti, ha chiuso le scuole venerdì in anticipo sulla nevicata), se per un giorno insomma si evita l’auto non muore nessuno. Non siamo tutti neurochirurghi o vigili del fuoco.

Invece, tutti in strada. A fare shopping, a portare in piscina il pupo, a trovare la zia, a prendere il caffè, e poi tutti ad inveire contro il Comune di Roma che non è corso a salvare ogni singolo cittadino nei pasticci.

Queste sono le persone da cui ci aspettiamo spirito di adattamento e azioni consone in caso di crisi vera. Una crisi come in Grecia, peggio che in Grecia. Bambini che non sono in grado di fare una previsione a tre ore, che battono i piedi per avere sempre tutto quello a cui sono abituati, e che poi aspettano mammina che li tiri fuori dai guai.

Foto – Facebook

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