Rainews24.it-La Rai ‘commissaria’ Sanremo. Cei: “Celentano si scusi”

16 Febbraio 2012 0 Di ken sharo

 

Celentano al FestivalCelentano al Festival

Roma, 15-02-2012

“Quando il vertice dell’azienda ha sottoscritto un contratto con Celentano, in una certa maniera per la delicatezza del personaggio, conosceva Celentano”. Parte da qui, in conferenza stampa, il direttore di Rai1 Mauro Mazza, mentre le polemiche sulla prima serata di Sanremo – anzi, sullo show di Celentano al Festival – oscurano i dati Auditel, eccellenti: oltre 14 milioni di audience, quasi il 50% di share nel monologo del Molleggiato.

Limiti
“Personalmente resto meravigliato di tanta meraviglia – dice Mazza – Nel contratto di Celentano con la Rai era prevista la liberta d’espressione dell’artista, che è stata riconosciuta dalla Rai. Si può poi valutare se Celentano abbia travalicato confini del codice etico che si era impegnato a rispettare. Dare del deficiente a un collega è una cosa di cattivo gusto e forse anche di violazione al codice etico da lui sottoscritto”.

Arriva Marano
Lo stesso Mazza tuttavia è costretto sulla difensiva quando deve spiegare ai giornalisti la decisione del direttore generale Lorenza Lei di inviare a Sanremo “con poteri di intervento” il suo vice Antonio Marano “di fronte alla situazione che si è venuta a creare”.  

Tutto previsto o quasi
Nessun commissariamento del Festival, dice Mazza, “Marano coordina già l’offerta. Quindi di fronte alla complessità della macchina, a qualche difficoltà vissuta ieri sera, viene a darci una mano e arriverà nel pomeriggio”.

Paradossi inattesi
Mazza dice di aver “trovato paradossale che Celentano parlasse di censura mentre chiedeva che chiudessero due giornali. Credo che la Rai anche in questa circostanza si sia confermata una grande azienda all’insegna della liberalità”. Eccesso di libertà anche per Luca e Paolo in avvio: “Quando si ricorre troppo spesso ad espressioni scurrili è perché c’è una certa pochezza di idee”.

Rai nella bufera, ci risiamo
Incidente chuiso, tutto bene quel che finisce bene? No, “gli ascolti non possono essere l’unico principio su cui valutare i programmi del servizio pubblico. Quando ciò accade, come in questo Festival di Sanremo, la Rai abdica al suo ruolo di editore”, dichiara in una nota il consigliere Rai Antonio Verro. “Trasformare il palco dell’Ariston in una privilegiata vetrina promozionale o in un pulpito per grandi ospiti come Celentano e altri cabarettisti, converte il Festival della Canzone Italiana in una sorta di reality show in cui si aspetta l’attacco inaspettato e violento o la battuta
polemica e volgare. Chiedere la chiusura di un giornale è contro la Costituzione, così come dare del deficiente ad un noto critico televisivo è un reato: chi pagherà nel caso
qualcuno richieda di essere risarcito?”.

Se Mazza critica Celentano e Paolo e Luca, Verro non risparmia critiche a Mazza.
“La Direzione di Rete e la Direzione artistica di questo Festival mi sembrano più intente a cercare un successo facile sulla scia di brutte polemiche che a festeggiare la musica italiana. Bene ha fatto il Direttore Generale della Rai, dopo anni di gestioni superficiali, a ‘commissariare’ il Festival e ad affidarne la
responsabilita’ al Vice Direttore Generale Marano”.

Van Straten: colpa dei vertici Rai
Non è d’accordo con Verro, sempre nel Cda Rai, il consigliere Giorgio Van Straten: “A me sembra che tutti i nodi vengono al pettine: la serata di ieri al Festival di Sanremo dimostra i limiti nel governo complessivo di questa azienda e rimanda quindi alle responsabilità del suo vertice”.

“Quando accaduto ieri – prosegue – dimostra che quando si firmano i contratti bisogna essere consapevoli delle proprie azioni, che i personaggi che si
invitano vanno valutati sotto molti profili, che quando si nomina un direttore di rete, questi deve essere all’altezza di governarla ed avere le competenze per farlo. In realtà Sanremo di ieri sera nel suo complesso, non solo nella parte di
Celentano, ma anche nella parte tecnica, dalle interruzionipubblicitarie al voto elettronico che e’ saltato, è la dimostrazione dei limiti del governo di questa azienda. Si è data un’immagine non all’altezza della Rai”.

Lei ha fatto bene. Anche se non ha deciso lei
“Quella di inviare Marano a Sanremo non è una decisione della Lei – ha aggiunto Va Straten – ma è una scelta maturata in una situazione emergenziale, in un colloquio tra la Lei, il presidente e i consiglieri presenti in azienda. E’ una decisione
giusta, ma non si sarebbe dovuti arrivare a questo punto. Marano andrà li’ a riportare sotto controllo, dal punto di vista tecnico ed editoriale, una situazione fuori controllo”. Non proprio una promozione, a conti fatti, per il direttore di RaiUno Mazza.

Gorla: mi vergogno
L’aspettativa della Rai, ma prima ancora quella di milioni di telespettatori italiani che si aspettavano di assistere alla tradizionale gara di canzoni della musica italiana, “è stata tradita” ieri sera sul palco dell’Ariston, “soprattutto per l’inqualificabile prestazione di Adriano Celentano e l’inaccettabile sequela di volgarità”, dice invece un amltro membro del Cda Rai, Alessio Gorla, che parla di “brutta pagina” dell’azienda, “e un po’ me ne vergogno”.

Bianchi Clerici: viale Mazzini non c’entra, colpa di Mazza
“Ieri c’è stata una grande disorganizzazione – dice un altro consigliere Rai, Giovanna Bianchi Clerici – Celentano ha decisamente abusato del mezzo pubblico. E’ di una gravità inaudita. Non c’è stato un sufficiente controllo editoriale. Non chiamerei pero’ in causa i vertici aziendali, la responsabilità è di Rai1”.


Scende in campo Giulietti

Macché Sanremo, da commissariare è la Rai!, tuona da Radio Radicale il deputato Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21, che insieme al senatore Pd Vincenzo Vita ha presentato un atto di sindacato ispettivo sul commissariamento di Sanremo da parte della Rai.

“Quello adottato su Sanremo da parte del direttore generale Lei è un provvedimento che non ha precedenti nella storia della Rai, che non è mai stato assunto nella storia della Rai, una violazione nei confronti dei direttori di rete, non so come adesso si metterà il direttore di Rai1, è un provvedimento inaccettabile e intollerabile”.

Ma come, art.21 difende qualcuno che chiede di chiudere i giornali?…  
“A me non e’ piaciuto Celentano – ammete giulietti – come non mi piace chiunque chieda la chiusura di un qualunque giornale, non mi piace che si regolino i propri conti privati con questo o quel giornale. Ma detto questo solo un gruppo di persone prive di autonomia e di libertà puo’ pensare di commissariare un grande programma, se chiami Celentano devi sapere che, come è giusto, dirà quello che gli pare. Credo che sia opportuno commissariare la Rai, il governo intervenga subito!”, conclude.

Ignoranti al microfono
“Quando l’ignoranza prende il microfono per diffondere il suo messaggio è doveroso replicare, seppur con serenità e rispetto delle persone, per amore della verità”. In una breve nota il Sir – l’agenzia dei vescovi italiani – torna sul monologo di Celentano dal palco dell’Ariston.

Il vuoto voluto
“I giudizi di Adriano Celentano su due testate cattoliche nazionali (Avvenire e Famiglia cristiana, ndr) da lui accusate di ipocrisia, di parlare di politica e non di
Dio, sono stati la prova di un vuoto che è anche dentro di lui” scrive il Sir. E spiega: “Vuoto di conoscenza di ciò che le testate cattoliche professionalmente sono e vuoto di conoscenza del servizio che esse svolgono per la crescita umana, culturale e spirituale della societa’ tutta. Un vuoto voluto, e quindi ancor più triste, perché a tutti è possibile conoscere e comprendere il ruolo laico dei media cattolici nel nostro Paese.

Vuoi parlare di fede? Vieni qui
E’ il titolo di un editoriale che ‘Famiglia cristiana’ dedica ad Adriano Celentano. “Lesa maestà: Celentano usa il servizio pubblico Rai per ‘vendicarsi’ dei giornali che l’avevano criticato”, scrive il settimanale dei Paolini sulla edizione online. “Una ‘predica’ che ha cancellato il Festival”. “Adriano Celentano è solo un piccolo attivista dell’ipocrisia, un finto esegeta della morale cristiana che sfrutta la tv per esercitare le sue vendette private. Come sanno i lettori, sulle nostre pagine, Franca Zambonini ha giustamente deprecato l`ingaggio faraonico per Sanremo, tradotto poi in beneficenza a suon di tromba, o meglio ancora di grancassa: altro che precetto evangelico”. Scrive ‘Famiglia cristiana’: “Stando nel nostro orticello, di tutto possiamo essere accusati ma non di non parlare di Dio, fede e religione e dei bisogni spirituali dell’uomo di oggi. Celentano è proprio sfortunato: a partire dal numero 9, in edicola e in parrocchia da giovedì 23 febbraio, Famiglia Cristiana uscirà con una serie di testi dei maestri della spiritualità contemporanea. Sarà bene offrire un abbonamento omaggio al Re degli Ignoranti, in modo che possa conoscerci meglio”.

“Ci rallegriamo, invece, del fatto che Celentano abbia portato il tema di Dio e della fede su un pulpito mediatico così vasto come quello di Sanremo. Celentano vuole parlare di fede? Venga pure a parlarne anche su Famigliacristiana.it e su ‘Famiglia
Cristiana’”.

Don Sciortino a Rainews
“Sono sorpreso da un attacco che non ha senso, evidentemente Celentano non conosce ‘Famiglia Cristiana’, lo sfogliasse, lo leggesse, di tutto ci si puo’ accusare ma non di parlare della fede”. Con queste parole Don Antonio Sciortino, direttore del settimanale, ha replicato ai microfoni di Rainews, all’esibizione di ieri sera di Adriano Celentano al Festival di Sanremo. Un attacco insensato dunque, a meno che “non abbia voluto rispondere alle critiche mosse da Famiglia Cristiana e Avvenire sul suo compenso in un  momento in cui il Paese e’ alle prese con problemi economici. Trovo che sia scorretto che si usi il mezzo pubblico per consumare qualche piccola vendetta”.

La risposta di Avvenire
Dello stesso avviso, Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”, l’altro giornale attaccato dal Molleggiato. “Se l’è presa con preti e con i frati (tutti tranne uno) che ‘non parlano del Paradiso’ – ha detto Tarquinio – E se l’è presa con Avvenire e Famiglia Cristiana che ‘vanno chiusi’. Tutto questo perché abbiamo scritto che con quel che costa lui alla Rai per una serata, si potevano non chiudere le sedi giornalistiche Rai nel Sud del mondo e farle funzionare per un anno intero”. “Dunque – ironizza Tarquino – andiamo chiusi anche noi. Buona idea: così a tutti
quei poveracci, tramite il Comune competente, potrà elargire le sue prossime biciole di cachet. Davvero un bello spettacolo. Bravo, viva Sanremo e viva la Rai”.

Ai lettori Tarquinio assicura che “continueremo a parlare e far parlare di Dio, degli uomini, e delle donne di questo mondo. Soprattutto di quelli che in tv non ci vanno mai, neanche gratis”.

Boom di ascolti
Le polemiche premiano l’audience. La prima serata di Sanremo 2012 e’ stata seguita da 14.378.000 spettatori con il 48,5% di share, nella prima parte, e da 8.430.000 spettatori, con il 55,06% di share, nella seconda parte. L’anno scorso la serata inaugurale del primo festival targato Morandi aveva registrato 14.175.000 telespettatori con il 45,20% di share, nella prima parte, e 9.417.000 con il 48,65% di share, nella seconda parte.

Aldo Grasso: prima laconico, poi analitico
“Mentre scrivevo questo pezzo mi sono arrivati gli insulti in diretta da Sanremo. Ma non ho altro da aggiungere”, è il commento laconico, a caldo, di Aldo Grasso, apostrofato come ‘deficiente’ da Celentano. Poi, sul Corriere, Grasso articola una risposta più analitica: “Joan Lui è convinto di predicare meglio dei preti. Ma nel ruolo di profeta salva Italia ne vogliamo solo uno, due sono troppi:
o Monti o Celentano.  Dopo ieri sera ho scelto definitivamente. Ogni anno il Festival di Sanremo ci mette di fronte a un tragico dilemma: ma davvero questo baraccone è la misura dello stato di salute della nazione?”

“Non mi preoccupa Adriano, mi preoccupano piuttosto quelli che sono disposti a prenderlo sul serio. Sanremo è il Festival dello sguardo all’indietro (anni 70?), dove «il figlio del ciabattino di Monghidoro» si trasforma in presentatore, è il Festival delle vecchie zie dove tutti ci troviamo un po’ più stupidi proprio nel momento in cui crediamo di avere uno sguardo più furbo e intelligente di Sanremo (più spiritosi di Luca e Paolo quando cantano il de profundis della satira di sinistra), è il Festival della consolazione dove Celentano concelebra la resistenza al nuovo. Per restituire un futuro all’Italia possiamo ancora dare spazio a un campionario di polemiche, incidenti, freak show, casi umani, amenità, pessime canzoni e varia umanità con l’alibi che sono cose che fanno discutere e parlare? Penso proprio di no”.

Il molleggiato contro le amnesie dei preti
Nella prima serata della kermesse sanremese Celentano ha monopolizzato il palco dell’Ariston, tanto che in molti, nel teatro e a casa, si sono chiesti se si trattasse di uno show del molleggiato piuttosto che del Festival della canzone italiana. Celentano se l’è presa con i preti che “non parlano mai del paradiso come a dare l’impressione che l’uomo sia nato solo per morire”, con l'”ipocrisia” dei giornali cattolici che “andrebbero chiusi”, con la Consulta che ha bocciato il referendum sulla legge elettorale “buttando nel cestino più di un milione di firme” e con la Merkel e Sarkozy che “avevano proposto l’acquisto di armamenti come condizione per salvare la Grecia”. Tutto nel calderone, comme d’habitude, ma il cuore del monologo batteva sulle carenze evangelizzatrici dei sacerdoti italiani. “Avrò girato mille chiese -ha esordito- e morire se durante la predica si capisce qualcosa di quello che dice il prete. Nelle ultime file non si sente niente ma il Vangelo dice ‘beati gli ultimi’. Se c’è una cosa che non sopporto e mi innervosisce non soltanto dei preti ma anche dei frati -ha proseguito il Molleggiato- è che quando fanno la predica non parlano mai della cosa più importante, non parlano mai del paradiso come a dare l’impressione che l’uomo sia nato solo per morire ma le cose non stanno così: noi siamo nati per vivere”.

Dai preti ai giornali cattolici il passo è breve: “Giornali inutili come Famiglia Cristiania e l’Avvenire dovrebbero essere chiusi” perché “per loro -ha dichiarato Celentano- il discorso di Dio occupa poco spazio, lo spazio delle loro testate ipocrite
come le critiche che fanno a uno come Don Gallo che ha dedicato la sua vita ad aiutare gli ultimi”.

Lumaca Express
Il secondo bersaglio dei bombardamenti dell’Adriano nazionale, accolto da una vera e propria ovazione dalla platea dell’Ariston, è stato Luca Cordero di Montezemolo che “ha fatto bene a fare il treno veloce” ma “l’alta velocità bisogna bilanciarla con qualcosa di lento”, ha detto, invitando l’ex presidente di Confindustria a fare “un
treno lento, che si potrebbe chiamare ‘Lumaca’”, perché “c’è qualcuno che vuole andare lento per ammirare le bellezze dell’Italia”.

Lezione di diritto costituzionale 
Tra una canzone e l’altra Celentano ha preso di mira anche la Consulta che ha bocciato il referendum per abrogare l’attuale legge elettorale: “Di Pietro, Parisi e Segni -ha sottolineato- hanno raccolto un milione e duecento mila firme che la Consulta ha buttato nel cestino”. Anche Morandi ha criticato la decisione della Consulta, sostenendo che, “bocciando il referendum, ha tolto la parola ai cittadini”. E poco importa che la sentenza della Corte costituzionale sia stata adottata sulla base di quella stessa Carta citata dal Molleggiato.

Ridateci Santoro
“Guardi che con queste cose che ha detto Morandi io non c’entro niente”, ha precisato Celentano, rivolgendosi alla padrona di casa, il direttore generale della Rai, Lorenza Lei. Pronta la replica del conduttore bolognese: “E’ vero, le ho dette io ma le ha scritte lui”. E proprio al direttore generale della Rai è stata dedicata una delle ultime stoccate di Adriano: “Adesso ho capito perché si chiama Lei: perché vuole mantenere le distanze e anche Santoro l’ha distanziato mica male”.

Gran finale
Chiosa su Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, che “avevano proposto l’acquisto di armamenti come condizione per salvare la Grecia”. “E’ questa l’Europa che vogliamo, cinica e armata fino ai denti?”, ha chiesto al pubblico, tornando ad uno dei suoi tradizionali cavalli di battaglia.

Garimberti: “La Rai non può che dissociarsi”
“Auspicare la chiusura di un giornale è invocare la censura, una intollerabile censura. Non c’è altro modo di definirla. E sorprende che a buttarla lì sul tavolo, con inescusabile protervia, sia stato chi, per anni, ha lamentato di essere vittima dello stesso trattamento”. E’ durissimo Paolo Garimberti, presidente della Rai, nell’intervento sulla vicenda Celentano. “La libertà è sacra ed è sacra anche quella di Adriano Celentano. La libertà però deve essere esercitata – dice il presidente Rai – con responsabilita’ e rispetto. Perché altrimenti non è libertà, è qualcosa di profondamente diverso che rende persino le provocazioni insopportabili”.

Garimberti definisce altrettanto “intollerabile insultare qualcuno che non può rispondere” e “non si possono poi denigrare istituzioni come la Corte Costituzionale, stravolgendo il senso del suo operato: citare parzialmente l’articolo uno della Carta affermando che la ‘sovranità appartiene al popolo’ senza completarlo aggiungendo ‘che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione’ è un’operazione di disinformazione da cui la Rai, che è Servizio Pubblico, non può che dissociarsi”.

Celentano tranquillo, non escluso il ritorno
Molto tranquillo, contento della sua performance sia dal punto di vista musicale, sia dei contenuti dei monologhi e pronto a tornare all’Ariston. ‘Commissariamento’ del festival permettendo. Celentano – si apprende da fonti vicine al Clan – sta vivendo con serenita’ il giorno dopo la sua performance, anche perche’ aveva messo in conto le polemiche.