The Globalist Syndication | Spunta-un-nome-nuovo-sulla-strage-di-Brescia
13 Febbraio 2012The Globalist Syndication | Spunta-un-nome-nuovo-sulla-strage-di-Brescia.

di Onofrio Dispenza
Il modo migliore per non arrivare alla verità è seminarne dieci, cento, mille. Lo sa bene l’Italia che sulle stragi ha dovuto fare i conti, e continua a fare i conti, con tante verità. Sia per le stragi di mafia, sia per le stragi che hanno provato a minare direttamente la democrazia; stragi frutto dello sforzo comune di destra eversiva, servizi deviati e fette della politica rappresentata in Parlamento che dal caos traeva ossigeno per continuare a mantenere spazi di potere. A pochi giorni dall’avvio del processo di secondo grado per la strage di Piazza della Loggia, a Brescia, alcune rivelazioni aprono un nuovo spiraglio o gettano sul tavolo, a sparigliare, un elemento di disturbo. Ai magistrati, ai vituperati magistrati, anche questa volta il difficile compito di capire e valutare. E lo stanno facendo in queste ore di vigilia del processo,. La strage di Brescia, la ricorderanno in tanti, va invece ricordata ai più giovani. 28 maggio 1974, una manifestazione contro il terrorismo nero, la bomba è nascosta in un cestino dei rifiuti. La storia ha raccolto la foto di un uomo in ginocchio che tiene in braccio, disperato, una delle vittime. E il sonoro incancellabile di quei momenti: lo scoppio, le urla, l’invito a stare calmi.Suoni e parole che si sono attaccati nelle trame dei muscoli del nostro corpo. Ci furono otto morti, i feriti furono oltre cento. Una strage pianificata da ambienti eversivi, commissionata da quel nodo di interessi che sceglieva luogo, data, la piazza e i pupazzi da manovrare. E andava poi all’incasso. Il costo non interessava: vite umane recise, con una inquietante cadenza. Un iter giudiziario travagliatissimo, di quelli che favorisce, alla fine, l’impunità dei veri colpevoli.
Veniamo agli elementi nuovi sulla strage di Brescia. Marco Toffaloni oggi è un signore di 54 anni che vive in Svizzera, a Shaffhausen. Pare sia sposato con una cittadina elvetica, e questo gli consentirebbe di usufruire della cittadinanza. Nel 1974 aveva 17 anni e passava il suo tempo tra la sua città, Verona, e l’università di Bologna. Un asse, quello tra Verona e Bologna, che ha avuto un capitolo importante nella strategia della tensione. Verona, per anni e anni, cuore nero d’Italia. Torniamo a Toffaloni. Da giovane era una “testa calda”, che i carabinieri avrebbero ben pesato solo negli anni successivi, per i legami che aveva con l’estremismo di destra. Ora il nome di Marco Toffaloni ritorna perché ne avrebbe parlato il padovano Giampaolo Stimamiglio, oggi sessantenne, altro nome di casa nelle inchieste sull’eversione nera. Ai carabinieri del Ros Stimamiglio ha raccontato di quella “testa calda” veronese che gli confidò di aver avuto un non meglio precisato “ruolo operativo” nella strage di Piazza della Loggia.
Secondo il racconto, e le confidenze dell’allora 17enne, il giovane Marco quel giorno si sarebbe trovato proprio a Brescia, “manovale” al soldo dei terroristi. Una nuova pista, dunque, con un testimone che ha riferito e con una ex “testa calda” a portata di mano, seppure in Svizzera. Quanto basta per indagare su questa nuova pista. Ad occuparsi della vicenda sono due magistrati della Procura dei minori, Emma Avezzù e Maria Grazia Omboni, proprio perché all’epoca Toffaloni non aveva ancora 18 anni. Secondo la ricostruzione del Corriere di Brescia, i due magistrati si sarebbero già recati a Verona per interrogare il generale Amos Spiazzi, creatore della cosiddetta “Organizzazione di Sicurezza”. Spiazzi è entrato in una miriade di inchieste, uscendone sempre indenne. Spiazzi è rimasto muto, si è trincerato dietro il segreto istruttorio. Nelle domande dei magistrati c’era anche la domanda su un possibile legame tra Toffaloni e “Ludwing”, la fantomatica sigla neonazista dietro la quale c’erano i killer veronesi Wolfgang Abel e Marco Furlan, autori di dieci omicidi. In un rapporto del maggio 1996 i carabinieri dicono, infatti, che Stimamiglio (l’uomo che ha tirato ora in ballo Marco Toffaloni) “ha riferito che il cosiddetto “Gruppo Ludwig” era stato costituito dai nuovi elementi di Ordine Nuovo, e dello stesso avevano fatto parte Abel, Furlan, Marchetti, Sterben ie Toffaloni, che Stimamiglio indica col soprannome di Tomaten”. C’erano stati contatti tra ordinovisti e gruppo Ludwig, che lo Stimamiglio riteneva omologo ai gruppi Sigfried che aveva sentito nominare da Amos Spiazzi. Tra loro, Abel ha sempre negato (in attesa della libertà definitiva vive nelle colline veronesi) di conoscere Toffaloni. Marco Toffaloni è un nome che esce fuori da parecchi dossier. Era nell’inchiesta sulle “Ronde pirogene antidemocratiche”, per esempio, misterioso gruppo che negli anni Novanta a Bologna distrusse oltre cento auto parcheggiate, tutte utilitarie. Infatti, era fuoco antidemocratico, niente mercedes.Compare pure nelle informative sulla strage di Ustica e su quella di Bologna. Informative, nient’altro. E tanto per metterci un po’ di pepe in questa storia, entra pure in una inchiesta su gruppi esoterici impegnati nel recupero delle presunte radici filosofiche del nazismo, con una presunta origine indiana della svastica. Un bel tipo, niente da dire. Ora ci sarebbe Piazza della Loggia, solo una traccia, ma i magistrati ci lavorano, sentono altri testimoni, provano una rogatoria per ascoltare Marco Toffaloni in Svizzera. La famiglia e chi a Verona lo ha conosciuto dice di aver tagliato da tempo ogni rapporto con lui. La stessa sorella giura di non avere il numero del fratello Marco. Ma i magistrati ci provano a scovarlo.