– Coldiretti: GLI INTERVENTI DELLE DUE GIORNATE DEL FORUM DELL’AGRICOLTURA E DELL’ALIMENTAZIONE DI CERNOBBIO
25 Ottobre 2012Anche quest’anno l’appuntamento annuale per l’agroalimentare ha riunito i maggiori esperti, opinionisti, ed esponenti del mondo accademico nonché rappresentanti istituzionali, responsabili delle forze sociali, economiche, sindacali e politiche nazionali estere. Al centro dei lavori la proposta per una via italiana per lo sviluppo del Paese. Il Forum è stato concluso dal presidente del Consiglio Mario Monti.
FORUM CERNOBBIO – INTERVENTI I GIORNATA. BOZZA NON CORRETTA
NICHI VENDOLA
Presidente di Sinistra Ecologia e Libertà
“La perdita dello sguardo sulla campagna è sicuramente uno dei sintomi della crisi politica; perciò dobbiamo riportare l’agricoltura al centro e abbiamo la necessità di rivedere il rapporto con la campagna”. Questo ha dichiarato il Presidente di Sinistra Ecologia e Libertà Nichi Vendola intervenendo al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Coldiretti a Cernobbio. “Dobbiamo ripristinare l’dea che la campagna è innanzitutto la fabbrica del cibo” ha detto Il presidente di Sel, sottolineando che è stato compromesso il rapporto tra città e campagna con un livello di cementificazione altissimo. “C’è l’idea – ha detto – che il suolo sia un buco da riempire, ma se arretra l’agricoltura avanza la desertificazione”. Secondo Vendola “Dovremmo prendere in considerazione anche la modifica dell’art. 44 della Costituzione, perchè non coglie pienamente il ruolo dell’agricoltura sia come tutela del territorio che come produttore di cibo”. Per Vendola c’è la necessità di rivedere il rapporto con la campagna: “In Puglia – ha ribadito – il turismo rurale è diventato un elemento attrattivo fondamentale. Abbiamo finanziato le masserie didattiche per attività formativa nei confronti dei bambini”. Vendola ha inoltre posto l’attenzione sulla crescente obesità minorile definendolo uno dei problemi principali per cui diventa indispensabile l’attività didattica nelle scuole per rilanciare il tema della filiera corta come argomento educativo. “Perché insegnare a scuola l’importanza di consumare prodotti locali – ha detto il presidente della Puglia – significa che questi ragazzi sceglieranno una mela o una pera come merenda a scuola. “Occorre inoltre rivedere il rapporto tra produzione e consumo” ha dichiarato Vendola sottolineando che il primo aspetto è quello dell’intermediazione parassitaria perché l’imprenditore agricolo non riesce nemmeno a remunerare il lavoro che ha dovuto svolgere per produrlo; ma il consumatore paga prezzi esorbitanti. “Di mezzo c’è qualcosa che non funziona; la ricchezza vola da qualche altra parte” ha concluso. Vendola ha detto che non si può ridurre tutto alla filiera corta: occorre considerare anche il tema della GDO. Serve meno demonizzazione e più negoziato come è avvenuto in Puglia dove sono stati messi attorno allo stesso tavolo tutti gli attori del cibo. A tal proposito Il presidente ha ricordato che Granoro ha firmato l’adesione al Marchio prodotti di Puglia, “che significa l’approvvigionamento di grano dai nostri granai”. Per Vendola un altro aspetto fondamentale è il tema degli OGM. “Non possiamo combatterli solo con la retorica: se è una battaglia condivisa va portata avanti anche a Bruxelles e io con voi questa battaglia voglio continuare a farla. Spero che su questo il governo ci sia”.
ROCCO BUTTIGLIONE
Presidente Unione di Centro
“Il paradosso è che per parlare di politica bisogna andare via da Roma e
venire a Cernobbio” così ha esordito Rocco Buttiglione al Forum di Cernobbio nel ringraziare il Presidente di Coldiretti Sergio Marini per il documento presentato dalla Coldiretti. Quindi ha proseguito dicendo che “l’agricoltura è un bene comune e che come tutti i beni comuni, che riguardano il cibo, l’acqua e il suolo, è una cosa che tutti gli uomini devono avere. Solo il mercato non basta. Io sono per il mercato, ma mercato non vuole dire assenza di regole. Dove non esiste una possibilità per tutti di vivere dignitosamente, allora il mercato salta. Garantire a tutti i beni comuni è condizione per la pace, per questo la politica deve pensare all’agricoltura. In passato in Europa l’agricoltura era vista solo come una strada per l’autosufficienza alimentare, ma da diversi decenni questa idea è cambiata. Come sta cambiando la politica agricola comune (Pac), anche se sulla riforma della Pac vedo tempi difficili e sono pessimista sul fatto di ottenere un impianto diverso. Penso comunque che il tema dell’autosufficienza alimentare non sia superato: i cinesi mangiano carne e per gli allevamenti servono i cereali e tutto questo provoca stress alle produzioni agricole. Come succede anche per le biomasse per l’energia. Le certezze del mercato non sono più così certe e altre prospettive si delineano per la politica agricola europea”. Buttiglione ha quindi difeso i fondi europei per l’agricoltura e si è detto favorevole a una sistema europeo di gestione dei bilanci che penalizzi quegli stati che non rispettano gli obiettivi del patto di Lisbona. L’esponente dell’Udc ha poi posto il problema della qualificazione delle spese degli Stati e di come devono essere considerate sul deficit: “Serve più contesto europeo per la politica, perché oggi gli stati nazionali sono inadeguati. Perché come diceva Benjamin Franklin al primo parlamento degli Stati Uniti: O siamo tutti assieme o ci impiccano uno per uno. E succederà a tutti noi, anche ai tedeschi, se non siamo uniti. Anche in Europa ci conviene stare insieme. Nel sedicesimo secolo l’Italia era ricca e felice, ma non aveva risolto il suo problema nazionale e gli altri Stati inviarono nella penisola i mercenari rimasti senza lavoro. Così oggi nel mondo c’è un eccesso di liquidità che adesso viene mandata in Europa per speculare contro i Paesi più deboli. Serve quindi un’unione politica e un presidente della commissione che passi il vaglio degli elettori. Noi vogliamo un’Italia più forte in un’Europa più forte. Il problema è essere Italia”. Secondo Buttiglione il cibo è un modo di essere e mangiare bene è mangiare italiano per questo “la qualitàrappresenta la forza dell’agroalimentare italiano nel mondo”. E ancora: “Gli OGM sono il contrario dell’agricoltura di qualità. Il futuro italiano è nella qualità e nel territorio. Oggi i capitali si spostano da una parte all’altra del mondo, mentre l’agricoltura non è così. L’agricoltura fa sistema con i territori”. Per l’esponente dell’Udc è necessario “tutelare agricoltura e paesaggio perché fanno parte della definizione identitaria dell’Italia. Esiste un modello italiano che può essere modello per l’Europa. L’Italia è un paese ricco di beni, il problema è sbloccare questi beni. Ci sono risorse per lo sviluppo che non siamo ancora riusciti a trovare il modo di mobilitarle. Manca fiducia, anche nella politica che fino a oggi a fatto favori per avere voti: ma quel tipo di politica è finita”. “Serve – ha concluso Buttiglione – un progetto di cambiamento come quello di De Gasperi e serve una selezione di classe politica perché questa classe politica non è in grado di farlo. Serve gente come voi. Servono nuovi tipi di partiti politici che siano espressione di società organizzate per nuove proposte e nuovo personale politico. Questa è la sfida di oggi”.
PAOLO DE CASTRO
Presidente commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale Parlamento europeo
“Stiamo costruendo la politica europea per i prossimi 20 anni e pertanto la nuova Pac non può non tenere conto dei cambiamenti che stanno generando nuovi scenari mondiali”. Così ha esordito Paolo De Castro, Presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo intervenendo a Cernobbio al Forum internazionale dell’Agricoltura e Alimentazione di Coldiretti. Tra i grandi cambiamenti, De Castro a indicato la concentrazione dei consumi alimentari in alcune parti del mondo, con un forte aumento di consumi di carne e di latte in Cina, e l’acquisto di 70 milioni di ettari, soprattutto in Africa, da fondi cinesi o comunque asiatici. “Se trasportiamo in Cina i consumi dell’Europa o degli Stati Uniti – ha detto – non basteranno le risorse naturali per produrre alimenti a sufficienza e ci sarà sempre più bisogno di produrre di più, inquinando meno”. Secondo De Castro, le speculazioni sui mercati, la volatilità dei prezzi stanno provocando una serie di problemi che non si erano mai verificati prima. “Solo pochi anni fa – ha affermato – non avremmo nemmeno potuto immaginare tasse all’export, come invece hanno fatto Paesi come la Russia, l’Argentina, la Cina”. Il problema della sicurezza alimentare per De Castro sarà fondamentale in futuro e per questo l’Italia non può per mettersi di perdere neanche un agricoltore. Facendo il punto sulle trattative per il bilancio europeo, De Castro a ricordato che il Consiglio Ue affronterà le prospettive finanziarie il 22 e 23 novembre, sostenendo “che non ci sarà accordo se non ci saranno tagli significativi alla Pac”. In merito alla proposta del commissario Ciolos, De Castr ha detto che la Commissione sta lavorando per semplificare l’applicazione del “greening”, per ridurre gli aspetti burocratici, arrivare ad una definizione chiara di “agricoltore attivo” per fare in modo che i contributi vadano a chi vive realmente di agricoltura e per rafforzare gli interventi per le crisi di mercato.
MAURIZIO SACCONI
In rappresentanza della segreteria del Popolo della Libertà
Sono cinque le linee guida presentate dall’ on. Maurizio Sacconi al Forum di Coldiretti in rappresentanza della segreteria del Popolo della Libertà. “Questa crisi non è una parentesi. Come fu per il secondo dopoguerra, essa pone alla politica un problema di sovranità; e come il secondo dopoguerra richiede una fase costituente – ha detto – Sacconi – Allora tale processo accompagnò l’evoluzione del quadro internazionale e precedette scelte draconiane. Anche per questo, la nostra non è stata una democrazia normale”. Secondo Sacconi “oggi la crisi di sovranità della politica origina dal terreno dell’economia e della finanza. Dagli Stati Uniti ha attraversato l’Oceano e ha raggiunto l’Europa. E qui ha trovato ad accoglierla una costruzione comunitaria inadatta a sopportarne i rigori. Finita la Guerra Fredda, che bene o male ha concesso all’Europa unita una dimensione e una sostanza, il Vecchio Continente si è ritrovato privo di un costrutto statuale, di una identità, di una cittadinanza avvertita come comune, di istituzioni economiche adeguate al processo d’integrazione posto in atto a partire da Maastricht. La moneta unica si è così trasformata nella calamita della sovranità dispersa: quella sovranità alla quale gli Stati nazionali hanno rinunziato ma che non ha trovato nessuna istituzione sovranazionale pronta a recepirla”. La conseguenza – secondo Sacconi – è stata che “le economie più deboli quelle più infettate dal debito, come quella italiana, di fronte allo spettro fino a pochi anni fa inimmaginabile del fallimento di uno Stato, sono state messe sotto tutela. E poiché il consenso politico si esprime comunque a livello di Stato nazionale, non sono valsi né solidarietà né spirito europeista per convincere Angela Merkel e la Germania a consentire l’effettiva creazione di leve europee in grado di governare la moneta unica attraverso processi politici e far sì che i debiti sovrani non si trasformino nella clava utilizzata dalla finanza per annichilire la politica”. Con queste premesse l on Sacconi è entrato nel dettaglio dell’agenda del PDL che ha individuato un percorso teso ai valori alla visione e all’iniziativa. Sotto questa matrice rientrano cinque punti chiave per il prossimo confronto elettorale e che trovano tra le sfide del manifesto di Coldiretti presentato a Cernobbio principi condivisi.
1) Identità nazionale e genius loci: contro le trappole dell’economia occidentale la volontà di difendere la tradizione mettendo al centro la persona, l’attitudine alla socialità, l’affermazione della famiglia naturale nella dimensione pubblica. Il richiamo alla gerarchia dei valori, del creato, dell’ecologia umana, del rispetto per l’ambiente e della natura, la difesa dello spirito dei luoghi contro la patologia della desertificazione e l’erosione dei terreni. Alla spregiudicatezza tecnica e scientifica anteporre il principio della precauzione. “Questo vale per la questione degli ogm in agricoltura – ha precisato Sacconi – tenendo conto che sono tutti temi divisivi perchè è saltata l antropologia condivisa”.
2) Recupero della sovranità nazionale per l individuazione del debito e il suo controllo al fine di un ritorno alla ricchezza del Paese. In questo senso va la revisione della Pac che riconosca il valore aggiunto della presenza dell’imprenditore agricolo sul territorio.
3) Meno Stato più società a favore di un federalismo fiscale. Uno stato scatenatore della vitalità sociale no a modalità invasive.
4) Liberare il lavoro per liberare i lavori, l’obiettivo e’ esprimere le potenzialità occupazionali senza contratti imbrigliati ma con sistemi semplici e sburocratizzati.
5) Sostenere la liquidità richiamando il ruolo della banca centrale Ue promuovendo il sistema di credito italiano di prossimità e sussidiario. A questo punto nessuna proroga all’articolo 62 e compiuta attuazione.
GIOVANNI FAVA
In rappresentanza della Segreteria della Lega Nord
“La Lega sta ascoltando le categorie produttive Stati Generali dedicati ai vari
settori e avremo anche quelli per i territori e l’agricoltura con due giorni di confronto. Oggi nelle vostre proposte presentate qui al Forum della Coldiretti di Cernobbio ci sono suggestioni interessanti. Se si dice che ci vuole più Europa, noi siamo d’accordo, ma vogliamo un’Europa diversa perché non è più pensabile continuare con il modello attuale. Vogliamo che si torni all’Europa dei padri costituenti: un’entità delle regioni e non una enorme struttura burocratica. Dopo oltre 40 anni “ibridi” adesso si va verso una disarticolazione dei singoli Stati, come dimostrano la Scozia e la Catalogna. E’ finita l’idea dello Stato nazionale, ma c’è la nuova idea delle macroregioni. E’ in questo contesto che bisogna tutelare le specificità dei singoli territori. Ci deve essere una battaglia vera contro la contraffazione agroalimentare e noi abbiamo voluto una commissione contro la contraffazione che è aumentata ancora del 10 per cento rispetto al passato. E’ vero che è aumentato l’export, ma il mercato potenziale è almeno il doppio ed è su questo che serve un’azione condivisa. Il tema della filiera corta, per esempio, non è sempre condiviso da tutte le associazioni agricole, anche se riconosco che voi di Coldiretti siete la più rappresentativa per numero di iscritti. Ma c’è chi si distingue su questo e anche sugli OGM. Un’altra associazione mi aveva invitato a una cena con prodotti OGM ma non ci sono andato perché non ho condiviso la modalità con la quale si voleva proporre una tesi sugli OGM. E’ stata una forzatura difficile da tollerare. Ma su certe scelte serve un’azione condivisa. Per quanto riguarda il rapporto con la trasformazione e con la grande distribuzione credo che sia una battaglia di civiltà far sapere se un alimento è trasformato e non prodotto in Italia, ma questa deve diventare una battaglia di tutti. Anche di chi si candida e si propone in politica. Ai politici ormai non crede più nessuno: lo sforzo è passare dalle parole ai fatti e agire di conseguenza. Chiedo alla Coldiretti di continuare nella sua funzione da pungolo per la politica per cercare di portare il dibattito su tali questioni anche a dopo le elezioni per sedersi a un tavolo e perché ognuno faccia la sua parte”.
DARIO STEFÀNO
Coordinatore della commissione politiche agricole conferenza stato-regioni
In apertura del suo intervento Dario Stefàno, coordinatore della commissione politiche agricole conferenza stato-regioni, ha affermato che la fotografia delineata dai precedenti relatori ha messo a fuoco una Pac inadatta a rispondere alle aspettative dell’agricoltura italiana. Gli 8.000 emendamenti presentati sono l’evidenza di una scontentezza diffusa. Mi auguro che ci sia il tempo per affinare ulteriormente un lavoro di analisi che risolva alcuni temi anche se c’è il rischio di andare in proroga e di non avere il tempo necessario per approvare la nuova Pac. “L’ Europa – ha proseguito – è timida nel riconoscere il modello italiano; siamo arrivati alla discussione del riforma con una posizione molto debole e questa debolezza la scontiamo anche oggi”. Stefàno ha quindi fatto l’esempio dell’etichettatura, nonostante ci sia una legge italiana temiamo di essere bacchettati e non ci facciamo valere. Per Stefàno il dibattito sulla Pac preoccupa soprattutto per tre motivi: 1) non esistono elementi chiari per quanto riguarda la sburocratizzazione; 2) va affrontato il tema dei cambiamenti climatici che ormai ogni anno costantemente si abbattono sul nostro territorio,a questo riguardo vanno introdotti nuovi strumenti per quanto riguarda le assicurazioni; 3) la crisi di mercato e la volatilità dei prezzi sono due aspetti fondamentali sui quali non ci si può mostrare superficiali. “Mi auguro che ci sia il tempo per affrontare tutti questi argomenti – ha rilevato – , purtroppo in questi mesi non ho letto un segnale di particolare attenzione (es. gli inasprimenti fiscali degli ultimi provvedimenti). In questa fase dobbiamo produrre uno sforzo straordinario e confido in una nuova sensibilità. Si sta cercando di concepire un’azione di sistema e il mondo della rappresentanza deve intervenire unito perché i risultati si raggiungono con il gioco di squadra”.
FABRIZIO DE FILIPPIS
Direttore del Dipartimento di Economia, Università Roma Tre
La definizione del bilancio 2014-2020 dell’Unione Europea è lo snodo fondamentale per la definizione della Pac. Ne è convinto il professor Fabrizio De Filippis, Direttore del Dipartimento di Economia, Università Roma Tre, intervenuto a Cernobbio al Forum internazionale dell’Agricoltura e Alimentazione di Coldiretti. Nelle trattative, secondo De Filippis, la “variabile chiave” sarà il saldo netto, cioè la differenza tra quanto un Paese versa all’Ue e i finanziamenti che riceve. “Dal 2000 al 2011 – ha ricordato – l’Italia è passata da un saldo netto positivo di oltre un miliardo a un saldo netto negativo di 6 miliardi di euro. L’Italia così è il terzo contribuente netto comunitario dopo Germania e Francia e prima del Regno Unito. In termini relativi, come peso sul Pil, l’Italia ci costa quasi 4 decimali di Pil, ma la colpa – ha detto De Filippis – è nostra perché in passato non abbiamo contribuito a disegnare politiche adatte alle nostre esigenze”. Secondo il docente, l’Italia affronta il negoziato da una posizione in cui può assumere una posizione relativamente aggressiva, perché “Il ruolo di contribuente netto è insostenibile soprattutto in un momento in cui la stessa Europa ha chiamato il Paese a ridurre in maniera drastica la spesa pubblica. Del resto – ha detto – il governo Monti ha dato prova di sapersi muovere molto bene in Europa e l’Italia finora ha negoziato in modo coordinato con un buon gioco di squadra”.
GIULIO ALBANESE
Missionario Comboniano
“Sempre di più l’andamento climatico preoccupa per via del danno che il clima ha provocato alle produzioni di grano in Russia e in America. Questo significa che il maltempo provocherà l’erosione delle scorte per l’anno prossimo. E’ l’allarme lanciato dal missionario Giulio Albanese della Pontificia Università Gregoriana di Roma, aprendo il suo intervento al forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio. Di questa crisi gravissima pagherà le conseguenze ancora una volta l’Africa dove già la situazione è gravissima a causa della siccità”. “Bisogna che la politica intervenga subito e con forza. In Africa la popolazione destina oltre l’80 per cento del proprio reddito al fabbisogno alimentare. Occorre attuare ogni sforzo per bloccare anche le speculazioni finanziarie che impoveriscono sempre di più il paese. Troppo spesso – ha commentato ancora il missionario – si parla di problemi di questo continente limitandolo all’eccessiva presenza demografica. Il problema della procreazione è strettamente legato al sottosviluppo. Investire in modo adeguato significa anche risolvere il problema del boom demografico. “La fame nel mondo non si risolve neanche con gli Ogm – ha detto ancora Albanese – anzi, in India gli Ogm hanno provocato danni gravissimi. In ogni caso è impensabile che per risollevare le sorti di un Paese si costruisca un’agricoltura che si paga. “Il problema non è la globalizzazione ma la deregulation. Nel mondo – ha affermato ancora – si producono materie prime in grado di sfamare 13 miliardi di persone. E’ quindi indispensabile realizzare politiche di giustizia e di equità che eliminino le ingiustizie scardinando un sistema che ci sta portando alla deriva . “Bisogna riaffermare il valore del bene comune che non è la somma di tanti beni individuali ma ha bisogno di pilastri di giustizia”. “Il benessere di un Paese – ha concluso – non può essere misurato solo dal Pil. Ci sono altri indicatori, come la qualità della vita che possono e devono essere presi in considerazione”.
BECKY VESTER
Shopper Maketing Director, OgilvyAction Chicago
Se pensiamo di portare l’Italia a un livello superiore per poter essere competitivi in un mercato globale bisogna agire sugli shopper e sul loro carrello. Nel mondo siamo in uno stato di crisi economica e ci troviamo sulla soglia di problemi come scarsità di cibo e di acqua e quindi bisogna far capire al consumatore che la sostenibilità è importante. E’ però difficile convertire la convinzione in azione. La differenza tra quanto dichiarato e un’azione viene definita “Green Gap”. In generale i cittadini vogliono fare qualcosa per il mondo. Il comportamento dello shopper ancora non riflette tutta la situazione globale. I cittadini usano il mondo in maniera diversa e tutti pensano che sia importante fare del mondo un posto migliore. Non è una cosa sorprendente perché tutti vogliono raggiungere questo obiettivo. Sappiamo che questa sta diventando una convinzione centrale importantissima . Un fatto è garantire che ci siano risorse e cibo per tutti nonostante sia una convinzione globale negli anni non si sono visti risultati importanti. Bisogna pensare ai cittadini ma anche al mondo in senso più astratto. Va rilevato che i consumatori hanno iniziato a restringere la prospettiva, pensano “al nostro mondo, cioè alla mia comunità, alla mia regione, ecc.”. Si sta facendo strada la convinzione che scegliere un prodotto rispetto a un altro può avere un impatto per rendere il mondo un posto migliore a livello più ampio. Quindi il Global green gap è un fenomeno molto importante. Molti cittadini vogliono rendere il mondo un posto migliore; l’80% dei cittadini è d’accordo sul fatto che la sostenibilità sia un concetto mondiale, il 58 % di questi consumatori pensano che sia importante acquistare prodotti socialmente responsabili e questo riguarda anche il cibo. Quando si parla di cambiare i comportamenti vediamo che in tutto il mondo solo il 43 % trova che su queste tre cose abbia avuto un forte impatto per produrre in realtà. Anche l’Italia sta andando verso il trend mondiale: la cosa preoccupante è che ci sono dei mercati che si sviluppano che stanno iniziando ad avere dei valori più bassi della media globale per quanto riguarda l’acquisto di prodotti sostenibili. In tutto il mondo questi temi stanno assumendo un importante sempre maggiore, soprattutto dove ci sono redditi maggiori. Un’altra cosa importante nel mondo in questo momento di crisi il “green” sta un po’ slittando tra le priorità. L’80% dei consumatori nel mondo è convinta dell’importanza della necessità di acquisti sostenibili ma molto pochi traducono questa convinzione negli acquisti. In molti casi si è ancora ingannati dal prezzo e dalla qualità ed è quindi importante insegnare a fare scelte giuste e consapevoli. Bisogna quindi cercare di connettersi nel migliore dei modi con il consumatore. Ecco quattro principi da osservare per raggiungere questo obiettivo: rendere le cose molto semplici, renderle personali, renderle autentiche e renderle premianti.
JEAN-PIERRE LEHMANN
Professore emerito di politica economica internazionale; Fondatore the Evian Group, IMD, Svizzera
“Abbracciare la globalizzazione senza un materialismo sfrenato” e’ il messaggio lasciato alla platea del Forum agroalimentare di Coldiretti da Jean Pierre Lehmann professore emerito di politica economica internazionale. Nel suo intervento ha ricordato gli “choc sismici” che hanno intaccato l’era occidentale. Eventi come la rivoluzione cinese del ‘79 che ha di fatto abbracciato la globalizzazione trasformando il volto dell’economia orientale. Ora la Cina è partner di Paesi come il Brasile, il Perù, l’Africa. Parallela – secondo Lehmann – la scossa importante scatenata con l’accoglienza degli Stati del global sud che si sono aperti dopo un periodo lungo di autarchia. Altra rivoluzione quella demografica che ha cambiato la struttura delle popolazioni e dei luoghi con mega città, urbanizzazione concentrata e aree metropolitane. La comunità si e’ trasformata in ceto medio, nuova borghesia passando da uno stato sociale di sottopovertà a reale consumo. Una sorta di benessere che sposta addirittura indiani in Svizzera per motivi di business cinematografico che esige panorama, scenografia, paesaggio. L ultimo sisma e’ stata la crisi del capitalismo del 2008 che ha determinato un crollo morale non solo economico e finanziario. Il problema – ha detto Lehmann – è che tipo di pianeta vogliamo? perché ora i temi sono chiari e definitivi: l’immigrazione, il clima, l’ambiente. Questioni strategiche che con mentalità chiusa non possono essere affrontati. E’ dunque necessaria una visione globale accompagnata da speranza e tanta fiducia per il futuro delle prossime generazioni.
ANDREA SEGRÉ
Direttore dipartimento di Scienze e tecnologie Agro-alimentari, Università di Bologna
In questa Italia che vogliamo, in questo momento che ci costringe al cambiamento, dobbiamo partire dal cibo; abbiamo bisogno di economia reale e di partire dal basso. Qualcuno ha detto che le piante non crescono fino in cielo. Le risorse cioè non sono infinite. Il suolo, la terra, l’acqua, l’energie non sono illimitati. Quindi i consumi devono essere altrettanto limitati perché le vacche non mangiano cemento”. Così Andrea Segrè Direttore Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari Alma Master Studiorum-Università di Bologna ha aperto il suo intervento al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio. Segré ha ricordato che secondo la Fao in tutti i passaggi dal campo alla tavola nella filiera agroalimentare a livello mondiale si perdono oltre un miliardo e trecento milioni di tonnellate di prodotto e quindi occorre ridurre questo spreco “perché recuperando ciò che si getta via viene fuori un modello di economia diversa che parte dall’agricoltura e dal cibo e che mette in relazione due soggetti: chi ha il prodotto e chi è in carenza di prodotto, donatore e beneficiario”. Secondo Segré anche dal cibo si può creare un valore di scambio perché in questo rapporto c’è la forza del mercato. Inoltre ha sottolineato che “non si da più valore al cibo, perché al supermercato il carrello viene riempito cercando di prendere le cose meno care e poi il tutto è stipato in frigorifero che è l’anticamera dello spreco. Infatti se si apre il bidone della spazzatura oltre 1/3 o è ancora buono o è ancora utilizzabile”. Per economia quindi, ha concluso Segrè, “possiamo intendere la buona gestione della nostra casa , che significa anche ecologia nel senso più ampio cioè l’ambiente.
SERGIO ROMANO
Editorialista
Dopo aver fatto un confronto tra la crisi attuale e quella del ’29 ed aver approfondito i motivi che le ha determinate, Sergio Romano ha sottolineato l’importanza di proseguire sul cammino dell’integrazione europea per non essere schiacciati dal processo di globalizzazione. Ha quindi evidenziato il valore dell’Unione Europea e il suo ruolo nella globalizzazione. L’Europa è potuta stare nel mondo e avere la possibilità di potersi confrontare alla pari con gli altri giganti nello scenario che si è creato, se gli stati singoli dell’eurozona avessero affrontato la situazione in ordine sparso sarebbero stati travolti perché troppo piccoli. L’unione europea è diventata quindi l’unica risposta possibile a un mondo in cui l’economia ha assunto una dimensione mondiale. “Per risolvere la crisi – ha detto – qualcuno propone il ritorno alle vecchie monete nazionali, ma questa soluzione sarebbe un’operazione di polizia e non un’operazione finanziaria. Non solo i debiti rimarrebbero in euro e porterebbero al fallimento i Paesi più deboli, ma si creerebbero situazioni che porterebbero a stati di polizia, guerre civili ed emigrazioni di massa”. Romano ha quindi rilevato che di fronte alla crisi l’Eurozona si è mossa lentamente e non appena i mercati se ne sono accorti hanno scommesso contro i paesi più a rischio. Anche l’euroscetticismo ha creato problemi e ha concorso a far peggiorare la situazione. Questo fenomeno, nato già nel momento dell’introduzione dell’euro, quando una parte della popolazione si è opposto alla globalizzazione e questa ostilità è ora enormemente cresciuta a causa delle difficoltà economiche in versano molti cittadini. Secondo Romano l’integrazione dell’Eurozona deve andare avanti, i risultati di questo percorso si vedranno solo nei prossimi anni. “E’ importante – ha concluso – ciò che farà l’Europa, ma anche ciò che faranno i singoli paesi. Per uscire da dalla crisi i sacrifici dovranno essere fatti in modo equo. I cittadini dovranno avere la percezione che tutti si contribuirà nello stesso modo. E’ un’illusione pensare che basterà togliere i privilegi alla casta, tutti dovranno fare la propria parte per riuscire a risolvere i problemi”.
FEDERICO RAMPINI
Editorialista e corrispondente dagli Stati Uniti, La Repubblica
“In America si parla d’Europa generalmente in senso negativo. Obama critica le politiche di austerity europee che secondo lui hanno aggravato la recessione. E il 7 novembre dovessimo svegliarci con Rooney alla Casa Bianca una delle cause determinanti sarà stata l’Europa”. E’ quanto ha affermato Federico Rampini, giornalista di Repubblica, intervenendo a Cernobbio al Forum Internazionale dell’ agricoltura e dell’alimentazione della Coldiretti. “La destra ha molta presa sull’opinione pubblica perché molto più populista – ha aggiunto – e per questo Rooney, in particolare, cita spesso l’Europa addirittura dicendo che l’America così com”è adesso potrebbe diventare come la Spagna. Nel linguaggio americano l’Europa è quindi simbolo i negatività. In particolare si dice che in Europa lo stato assiste troppo, che non c’è iniziativa privata e che si aspetta sempre che il pubblico intervenga. Che il welfare è un lusso anacronistico. Tutto ciò ferisce il mio orgoglio di cittadino europeo – ha proseguito. Io sono cittadino americano da 12 anni, pago lì le tasse e posso affermare che ciò che ricevo è inferiore rispetto a quanto pago in quanto il modello sociale americano è sfasciato. Certo, si pagano meno tasse, ma la sanità, che si paga a parte, è carissima. La scuola è distrutta e bisogna mandare i propri figli alla scuola privata, a partire dalla materna. “E’ comodo che Rooney citi la Spagna e non la Germania dove invece, negli ultimi 10 anni è diventata un modello e se la batte con gli Stati Uniti pur essendo infinitamente più piccola – ha proseguito. Questo Paese europeo se la batte nell’esportazione di manufatti, ha dei sindacati all’avanguardia, un livello di formazione scolastico di grandissimo valore. Sia la Germania sia la Danimarca e la Finlandia sono paesi che hanno il più alto livello di apprendimento scolastico. In Germania il problema della crisi non si risolve con il licenziamento provocando danni sociali ma si riduce l’orario di lavoro, si assumono i cinquantenni per il patrimonio di esperienze che hanno, la mobilità sociale è controllata. In America invece ciò non esiste e tutti siamo precari. Se una volta il mito del sogno americano permetteva di scalare i gradini sociali oggi questo è impensabile ma realizzabile nel Nord Europa. Basti pensare anche alla differenza di stipendio tra il top manager di un’azienda e gli impiegati. Nel Nord Europa la distanza è di 40 a 1 contro l’oltre 300 a 1 dell’Italia. “L’ultima considerazione – ha concluso Federico Rampini – riguarda il premio Nobel attribuito all’Europa non per quanto ha fatto in passato ma per come sta lavorando al futuro per realizzare un modello di crescita sostenibile”.
FORUM CERNOBBIO – INTERVENTI II GIORNATA (mattina)
BOZZA NON CORRETTA
CORRADO PASSERA
Ministro Sviluppo economico, infrastrutture e trasporti
E’ rimasto colpito dalla mostra delle imprese agricole innovative organizzata il ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera, intervenuto a Cernobbio al Forum internazionale dell’agricoltura e alimentazione di Coldiretti.”La voglia di innovare, sperimentare, ricercare nuove emozioni che emerge – ha detto il ministro – per mettono di superare tante visioni negative che circolano in questo momento in Italia. E’ la dimostrazione che questo settore sa crescere”. Passera si è complimentato con il presidente di Coldiretti Marini per il documento “l’Italia che vogliamo” che contiene le proposte di Coldiretti per lo sviluppo del Paese. “Le proposte – ha detto – sono molto convincenti perché mette insieme la voglia di competitività con la responsabilità per il bene comune. Una classe dirigente che si sente responsabile del capitale economico come pure delle risorse umane e di quelle ambientali, è una classe che dà fiducia, anche perché guarda al futuro in modo positivo, senza nascondersi però i forti problemi , soprattutto sul fronte della disoccupazione, dell’inoccupazione e della sottoccupazione”. Secondo il ministro, il mondo dell’agricoltura e la filiera collegata costituiscono uno dei settori in cui l’Italia può crescere d più. “per questo come Governo ci sentiamo impegnati a creare le condizioni di crescita”. Dichiarando la disponibilità a ricevere suggerimenti, ha ricordato che di fronte alla debolezza dell’Italia sui mercati esteri, il Governo ha ricostruito l’Ice (istituto per il commercio estero) affidandogli un ruolo più forte per rafforzare la distribuzione agro-alimentare sui mercati esteri. “Per questo stiamo affrontando anche il problema delle contraffazioni e la questione dell’etichettatura, argomento difficile da far passare in Europa, ma che con il ministro Catania abbiamo intenzione di sostenere con fermezza”. Passera ha anche ricordato l’impegno del Governo per lo start up delle aziende a forte contenuto innovativo. “Abbiamo cercato di favorirne la nascita con una serie di provvedimenti che sono il regime agevolato, gli oneri azzerati, i contratti di lavoro ad hoc, regime fallimentare apposito per eliminare i timori delle conseguenze di fallimenti che sono fisiologici nelle innovazioni”. Il ministro ha anche ricordato gli interventi per sostenere energie alternative che favoriscano le aziende italiane, senza sottrarre terreni fertili, il riequilibrio lungo la filiera agro-alimentare, il lavoro in Europa per assicurare che gli interventi vadano realmente agli agricoltori in un momento di riduzione delle risorse. Infine il ministro ha auspicato un maggiore impegno nella scuola, sia per una maggiore educazione alimentare per combattere la cattiva alimentazione, sia “per far conoscere ai ragazzi le grandi opportunità di creare imprese in agricoltura”. “Siate più testimonial di voi stessi” ha concluso il ministro, auspicando che la classe dirigente del Paese sappia “misurarsi in Pil, ma anche in sostenibilità e creazione di posti di lavoro”.
PIERLUIGI BERSANI
Segretario Pd
Per il segretario dei Pd, Luigi Bersani, parole come agricoltura e Campagna stanno diventando parole “buone” e tocca a Coldiretti fare in modo che diventi patrimonio di tutti con tutto quanto le accompagna. “Stiamo parlando – ha detto – di impresa, di crescita sostenibile, di occupazione. Tutto sommato pur nel panorama tristissimo, agricoltura e agroalimentare sono gli unici settori con un po’ di sole in mezzo a tanta nebbia”. Secondo Bersani mentre ci si chiede se l’Italia sta uscendo o no dalla crisi, il Paese non percepisce affatto che stiamo uscendo e quel che più preoccupa è che si sta diffondendo l’idea “che non c’è niente da fare”. “Si sta diffondendo una sfiducia radicale – ha detto Bersani – perché la recessione i suoi effetti li manifesta dopo la lettura dei numeri e noi non l’abbiamo vista tutta. C’è una recessione al 2,5-3% con un calo dei consumi micidiale, mentre si sta riducendo la base produttiva e c’è un cedimento tutto italiano della produzione industriale e dei servizi e c’è l’inflazione che sta crescendo, un fenomeno iniquo e antisociale, che ammazza silenziosamente molta gente”. Bersani ha ricordato lo scenario mondiale con tanti punti interrogativi sugli Stati Uniti, il rallentamento della crescita nei Paesi “che hanno tirato” e situazione problematica in Europa, “dove le cose non funzionano”. Il segretario dei Pd ha ricordato di aver incontrato i Paesi sotto osservazione Ue (Irlanda, Spagna, Portogallo, Grecia), che nonostante il lungo periodo in cui sono stati “sotto ricetta, non ce n’è uno che abbia diminuito il debito o ridotto il deficit ed hanno una recessione da periodo bellico. Dalla Grecia alla Germani – ha detto – il treno va solo nella direzione negativa”. Secondo Bersani ci vuole un controllo reciproco dei bilanci in cambio di un riconoscimento della necessità di un allentamento e del rigore per una politica di investimenti. In Italia secondo il segretario dei Pd “bisogna occuparsi di inflazione e provare a lasciare un po’ più soldi nelle tasche dei cittadini. Sicuramente Monti ha portato credibilità all’Italia nel Mondo, ma dobbiamo applicare più equità dare più lavoro e fare più riforma. Ma per questo bisognerebbe avere una e non tre maggioranze”. In particolare secondo Bersani bisognerebbe abbattere il muro che si è creato tra istituzioni e cittadini. “E’ per questo – ha detto – che ho voluto le primarie”. Tra le riforma urgenti, Il segretario dei Pd ha indicato la riforma istituzionale, la legge sui partiti, che definiscano i modi di partecipazione, i codici etici, le norme sul finanziamento dei partiti. Bersani ha ricordato che nella carta d’intenti dei Pd ha scritto che “l’Italia deve fare l’Italia”. “In tutti i settori – ha affermato – dobbiamo dare maggiore internazionalizzazione al made in Italy e noi, che siamo carenti di materie prime, siamo sempre stati i migliori trasformatori. A maggior ragione dovremmo essere forti nell’agroalmentare dove invece abbiamo anche le materie prime. Il problema è che sta cambiando il mondo e dobbiamo rimettere al centro l’impresa e il lavoro”. Bersani ha concluso sul rapporto tra politica e forza sociali: “la politica deve riprendere il suo ruolo, ma contemporaneamente ammettere i suoi limiti e trovare il modo di prendere decisioni in partnership con le forza sociali”.
GIANNI ALEMANNO
Sindaco di Roma
L’Italia che vogliamo non è solo un documento di Coldiretti è un modello di
sviluppo ha detto Gianni Alemanno sindaco di Roma aprendo il suo intervento al Forum Internazionale Agroalimentare di Coldiretti a Cernobbio. Alemanno ha precisato la sua convinzione che l’agricoltura abbia un valore di traino per una ripresa alternativa. “L’Italia – ha detto – è la Repubblica della cultura, della qualità della bellezza radicata sull’identità e la capacità del fare”. Da primo cittadino, Alemanno ha illustrato anche con i numeri le recenti decisioni intraprese dall’amministrazione comunale della capitale che entrano a pieno titolo nella progettualità di Coldiretti a partire dal primo farmers market più grande d’Europa nel cuore della città, a San Teodoro, che sostituisce il già il mercato del pesce ed ha vinto sull’idea di un museo della moda, ora sempre più proiettato a diventare una vetrina dell’intero made in Italy. “Una vera Domus Agricole Romane – ha sottolineato – con cento produttori, 16 mila consumatori al mese che fanno 10 mila acquisti di un valore medio di 25 euro pari a 250 mila euro e che punta ad un milione di euro d incasso mensili”. Oltre al mega mercato agricolo è stato aperto un bando per le mense scolastiche con criteri precisi che vanno ad aumentare il punteggio per chi presenta offerte caratterizzate dall’ecolabel, ai prodotti freschi, a kmzero (fino a 300 km) e consegnati con mezzi di trasporto sostenibili, con l’obbligo della presenza di tipicità romane. Il valore dell’operazione – ha ricordato il sindaco – e’ intorno a 408 milioni di euro, 5,5 euro il costo di un pasto pari a 144 milioni per la convenzione quinquennale. “Un esempio – ha concluso – che viene dalla capitale che può essere tradotto in tutto il territorio per un’economia che non deve più essere staccata dal valore umano”.
PAOLO SCARPA BONAZZA
Presidente della Commissione Agricoltura, Senato della Repubblica
ll made in Italy agricolo dev’essere fatto con materie prime prodotte in Italia”.
Paolo Scarpa Bonazza Buora ha iniziato così il suo intervento al Forum internazionale Coldiretti dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio. Dico questo perché sempre di più, anche secondo i dati Ismea il nostro Paese importa materie prima ed esporta prodotti lavorati. Stiamo diventando un paese trasformatore e questo non va bene perché difendere gli interessi dell’industria agroalimentare non significa tutelare gli interessi degli agricoltori. “La Coldiretti ha avuto un ruolo fondamentale per la tutela del made in Italy – ha aggiunto il parlamentare. Noi dobbiamo avere un’informazione chiara sull’etichetta di tutti i prodotti perché solo così si difendere i l consumatore. Dobbiamo tutelare chi vuole mangiare italiano. Dobbiamo dirlo – ha concluso – il Parlamento ha rispettato tutti gli impegni perché abbiamo votato la legge sull’obbligo dell’etichettatura con la piena unanimità. La prossima settimana voteremo quella sull’etichetta dell’olio d’oliva. Noi siamo in prima linea nella tutela delle nostre risorse”.
PAOLO RUSSO
Presidente della Commissione Agricoltura, Camera dei Deputati
Non mi piace alimentare l’assioma che le regioni siano la rappresentazione
degli sprechi e siano contrapposte ad un’Italia operosa capace di risparmiare investire. Questa mia posizione non può far velo ad alcune critiche nei confronti degli assetti istituzionali del nostro Paese oggi più che mai insediato da una domanda per rendere migliori i servizi al cittadino a costi più bassi. In fondo la sussidiarietà è questo che ci indica. La sussidiarietà è un aspetto importante del decentramento amministrativo perchè questo decentramento non deve essere privo di elementi di solidarietà, la possibilità cioè che l’ente più vicino al cittadino possa fare prevalentemente all’impresa privata lasciando grande spazio alla fantasia e alla creatività tipica del nostro paese. Nasce da questa considerazione un elemento di inoppugnabilità, perché bisogna misurare realmente qual è la distanza tra l’erogatore del servizio, la propensione di chi eroga il servizio, la competenza di chi eroga quel servizio rispetto al cittadino. La scuolabus deve essere gestito dallo stato che paga gli insegnanti? Deve essere gestito dalla regione che gestisce l’attività scolastica? Dalla provincia o dal Comune che ospitano le scolaresche? Dalla circoscrizione o dal quartiere che gestiscono la viabilità locale? O forse non è meglio da un provato o da un’associazione di genitori porre in essere un servizio efficace? La teoria dello scuolabus fa strame di dissertazioni accademiche e detta condizionamenti ideologici. Forse è giunto il momento di una spending review strategica e non di una spending review contingente e che si ripensi ai nostri assetti istituzionali degli enti locali, rifuggendo gli slogan di campagne elettorali che dividerebbero il nostro pese in federalisti e statalisti e non in spreconi e in efficienti. Un esempio è ciò che sta accadendo alle Province. Si vogliono cancellare provincie che di fatto già non esistono. Come si fa a trasferire le competenze delle province ad aree metropolitane acefale, prive d una struttura dirigenziale , aree metropolitane che si sovrappongono senza cancellare i comuni capoluoghi. Insomma, un pasticcio, un ginepraio che sicuramente non renderà ragione di quella prospettiva che vorremmo di equilibrio e ragionevolezza per meglio disegnare quell’assetto istituzionale che renda efficienza nei confronti del cittadini. Da noi è tutto un po’ capovolto . il ministero delle politiche agricole che gestisce un laboratorio di analisi cliniche che ha come unico cliente il sistema ippico nazionale . E’ il classico esempio di sussidiarietà al contrario, lontano dall’utente , pubblico invece che privato e probabilmente la crisi economica di questi anni che si abbatte sul nostro paese con maggiore violenza talvolta travolgendo anche quelle forme di solidarietà proprio per la vulnerabilità di un sistema alimentato da una spesa inefficiente , inefficace quasi sempre governate da politiche prive di verifica. La commissione che mi onoro di presiedere si è occupata in queste settimane della drammatica crisi che investe il mondo ippico. Solo poco tempo fa sono stati investiti 500 milioni di euro pubblici ed oggi con gli ippodromi vuoti e in crisi , con le giocate in picchiata e migliaia di lavoratori allo stremo, proviamo a ristrutturare l’intero settore cancellando l’anomalia statalista e poco sussidiaria di un paese che intanto continua ad essere proprietario di 338 mila ettari di terreno inutilizzato e pretenderebbe di gestire l’ippica dai premi alle corse. Ci vuole buonsenso e ragionevolezza. Allo Stato, in chiave di modernità può toccare di disegnare un quadro di insieme , scrivere le regole controlli e basta. In questi giorni alla camera si è celebrata un’altra battaglia, la norma varata con sofferenza relativa mai più aranciata senza arance. La Coldiretti ha spiegato che la sola industria nazionale è così costretta ad acquistare oltre duecento milioni di chilogrammi di agrumi, basterebbe questo elemento per dire l’Italia e non solo quella agricola ha fatto un balzo in avanti verso la modernità intrisa di tradizione. Che da sola ci fa vincere le sfide commerciali e quelle attrattive. Dobbiamo sfidare i nostri competitor non sui costi ma sulla istintività dei nostri prod0tti sulla vocazione agricola del nostro pese, sulla capacità evocativa che c’è dietro ogni prodotto . Io vorrei che in Europa si iniziasse a guardare a un’Italia diversa e nuova sul fronte delle prospettive di sviluppo, di etica dell’ambiente e delle produzioni, più attenta all’agricoltura, quell’etica a cui voi di Coldiretti fate riferimento, alla tracciabilità ai controlli, alle etichette, al consumatore.
COLOMBA MONGIELLO
Segretario Consiglio di Presidenza del Senato
“Chi inquina il mercato con frodi e sofisticazioni deve essere trattato come un mafioso e come un mafioso deve essere colpito con maggiore durezza nel portafogli e maggiore evidenza pubblica”. Lo ha affermato Colomba Mongiello nel suo intervento al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio. Parlando dell’olio d’oliva, Mongiello ha detto che al senato è stato avviato il percorso per arrivare all’approvazione della legge per la sua tutela e la sua valorizzazione. Il recente crollo del prezzo dell’olio di oliva extra di circa il 15% ha determinato la crisi di migliaia di aziende agricole .Tutte vittime del fatto che diminuisce la produzione, aumentano i consumi e paradossalmente crollano i prezzi. Tra le cause ci sono le importazioni di prodotto straniero spacciato come italiano, realizzate anche grazie ad inquietanti coperture garantite da infedeli funzionari dell’amministrazione pubblica. Mongiello ha spiegato che ormai importiamo 584 mila tonnellate, più di quanto produciamo (483 Mila tonnellate) e sempre più spesso troviamo nei nostri supermercati olio extravergine di oliva venduto a prezzi che non coprono neanche i costi di produzione. “I primi a pagare gli effetti di questa irrazionale e illegale concorrenza – ha detto – sono i consumatori e produttori di qualità, va vale a dire i soggetti deboli della filiera olivicola, ai quali dobbiamo offrire migliori tutele e maggiori opportunità valorizzando la nostra cultura agricola e la nostra competenza industriale”. La senatrice ha quindi sottolineato che questi sono gli obiettivi del complesso normativo , originato dalla proposta tecnica elaborata da Coldiretti, Unaprole Symbola su cui la commissione ha lavorato raccogliendo l’ampia convergenza delle organizzazioni agricole, degli organismi di controllo e delle rappresentanze dei consumatori, per difendere l’olio extravergine prodotto in Italia dal furto d’immagine realizzato con le miscele, migliorare la qualità media dei prodotti commercializzati, contrastare le agropiraterie, garantire la commercializzazione di alimenti sicuri e salubri. “Uno sforzo raccolto dal governo Monti – ha evidenziato – , che con il decreto sviluppo ha già tradotto in norma dello stato alcune sue parti significative come la drastica riduzione del limite degli Alchil esteri e il rafforzamento del valore legale dei Panel test”. Mongiello ha rilevato che da qualche anno a questa parte, il lessico politico e non solo, si e’ arricchito dell’espressione “ce lo chiede l’Europa” o peggio “ce lo impone l’Europa”. “Nel recente passato le abbiamo sentite ripetere come un mantra dai governanti che avevano smarrito il senso della responsabilità politica e istituzionale della loro funzione. Oggi, soprattutto in campo agricolo, visto che questo e anche l’anno della Pac e’ il momento di sovvertire quel concetto, recuperare responsabilità e ruolo, affermare cosa può fare l’Italia per l’Europa? Certamente può imporre maggiore salubrità e migliore qualità delle produzioni agricole ed agroalimentari”. “Il senato si sta occupando della legge su etichettatura – ha proseguito – io sono un fissata per le carte di identità. Per me dovrebbero essere date a tutti i prodotti agroalimentari. Dove sia chiaramente scritto da dove provengono le materie prime, dove sono state trasformate e che cosa contengono. E una questione di civiltà che tutela da una parte tutta la filiera agricola che vedrebbe riconosciuto il proprio lavoro e dall’altra il cittadino che ha diritto di essere informato”. Ha quindi concluso il suo intervento evidenziando che agricoltura e agroalimentare rappresentano buona parte del saper fare italiano, tutelarne e valorizzarne la qualità e la tipicità consentirà a noi e all’intera Europa comunitaria di affrontare il mare aperto della globalizzazione senza il timore di naufragare.
GIANCARLO CASELLI
Procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Torino
“Mafia e corruzione costituiscono un’economia parallela che risucchia tutte le
impese corrette che faticano contro quelle oneste relegandole ai margini del sistema economico o addirittura espellendole. E’ quanto ha affermato il procuratore di Torino Giancarlo Caselli intervenendo al Forum Coldiretti di Cernobbio.”Il mafioso ha sempre il portafoglio pieno – ha aggiunto e non ha bisogno di avere subito mercato. Il mafioso non ha il problema di risolvere eventualmente i conflitti sindacali ma ha nel dna un modo ci comportarsi illegale che con la soggezione e la violenza risolve tutto. Ciò comporta l’esclusione delle aziende sane. Quella che oggi si chiama mafia liquida devasta l’economia. “La corruzione – ha sottolineato ancora il procuratore – costa al Paese circa 60 miliardi l’anno. Ciò ostacola gli investimenti, uccide la speranza. Le mafia e la corruzione zavorrano lo sviluppo come succede al Mezzogiorno. Senza la mafia e la corruzione il Mezzogiorno avrebbe un Pil uguale a quello delle altre parti del Paese e potrebbe svilupparsi avendo tutte quelle strutture sociali che rimangono soffocate. “La mafia provoca un impoverimento generale e bisogna agire anche sui giovani il cui futuro dipende si da tanti fattori ma soprattutto dal grado di legalità che ognuno riesce a produrre. Bisogna eliminare quelle forme di negazionismo e quelle forme che vogliono limitare la portata della gravità. Le conseguenze del sistema mafioso riguardano tutti”. “In questo Paese siamo comunque riusciti a creare un’antimafia sociale che il mondo ci invidia – ha concluso Giancarlo Caselli. Siamo riusciti a rappresentare anche un modello di antimafia che dobbiamo rafforzare”.
ERMETE REALACCI
Presidente Symbola
“Oggi il Pil rimane uno strumento utile e non si può pensare di sostituirlo semplicemente, però il problema è capire se si esce da questa crisi economica soltanto parlando di economia o no” E’ la riflessione che ha fatto Ermete Realacci all’inizio del suo interevento al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio. Il presidente di Symbola ha spiegato che il Pil è uno strumento molto recente, che nasce e si sviluppa soprattutto dopo la crisi del ’29 , quando c’era l’esigenza di misurare l’economia in maniera semplice e si pensava che misurando la quantità di acciaio prodotto da un paese si avesse un’idea abbastanza precisa di come stesse quel paese. “Condivido la proposta di stampo umanistico di Coldiretti riassunta nel documento presentato – ha affermato Realacci – ;oggi si parla di benessere, felicità , soddisfazione e Symbola con Unioncamere e un contributo fattivo di Coldiretti e’ impegnata nel tentativo più limitato ma a mio avvio più efficace di misurare la qualità interna alla ricchezza prodotta in Italia (PIQ) per capire dove sta andando l’Italia”. A questo riguardo ha quindi citato una frase di luigi Einaudi: chi ricerca rimedi economici a problemi economici è su falsa strada, la quale non può che condurre al precipizio. Il problema economico è la conseguenza di un più ampio problema spirituale e morale. “Questo significa – ha evidenziato Realacci – che nella crisi abbiamo bisogno di capire quali sono le molle che ci permetteranno di uscire dalla crisi. Questi ragionamenti che stiamo facendo senza le campagna contro le sofisticazioni, Striscia la notizia, senza la battaglia per l’olio, senza il chilometro zero, senza la difesa dell’identità italiana sono battagli che non posso passare. Ma questi ragionamenti non possono passare se non atterrano nei muscoli del Paese”. Per Realacci se noi guardiamo l’Italia in questa ottica, scopriamo che in Italia ci sono tantissime cose . Se noi guardiamo l’insieme dell’economia , vediamo che l’economia italiana è fatta da due blocchi: mercato interno ed export. Il mercato interno soffre perché troppa gente ha troppi pochi soldi e troppa gente non ha speranza e queste due cose combinate producono effetti pesanti sul mercato interno. Sull’export l’Italia si difende abbastanza bene anche se a volte ci dimentichiamo che il mondo sta cambiando. Parlando di quanto accade nel settore della nautica, Realacci ha detto che il nostro Paese vende perché dietro abbiamo la tecnica, la bellezza e il Made in Italy. Questa idea dell’Italia che parte da ciò che ha nei cromosomi deve essere tradotta in una visione, in una politica, in una speranza per il futuro. “Secondo Edison – ha ricordato Realacci – se fossimo ciò che siamo capaci di fare, rimarremmo letteralmente sbalorditi . C’è in campo questa visione ? Obiettivamente, no”. Richiamando la battuta di Marchionne su Firenze, Realacci ha sottolineato che una persona che vuole dirigere la Fiat e che ha di Firenze l’immagine di una città piccola e povera è una persona che non sa leggere l’Italia; che difficilmente produrrà belle macchine in Italia , farà fatica a vendere le macchine italiane nel mondo e che se continua così c’è il rischio anche che non venderà macchine Fiat neppure in Italia. Perché se uno vuole operare in Italia e non ha percezione di questo che è il talento dell’Italia, un intreccio straordinario in cui storia, cultura, natura , bellezza rappresentano effettivamente la chiave della nostra competitività nel mondo e in questa foto di gruppo rientra anche l’elemento dell’agricoltura che è anche identità, tradizione e innovazione. Quando parliamo di questi temi non parliamo di cose marginali, ma parliamo della chiave vera per il successo del nostro paese. “Trovo straordinario – ha concluso- che la Coldiretti cerchi di presidiare l’obiettivo della speranza. Oggi nel nostro Paese la rabbia e il rancore sono abbastanza presidiate, ma non producono alcuna prospettiva”.
STEFANO PISANI
Sindaco di Pollica
“Ci piacerebbe che l’Italia che vuole Coldiretti e che è anche un po’ l’Italia che
vuole Pollica, fosse anche l’Italia che vogliono gli italiani”. Con queste parole il sindaco di Pollica Stefano Pisani ha aperto il suo intervento al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Coldiretti a Cernobbio. Pisani ha definito l’esperienza del comune di Pollica, un’esperienza unica che negli ultimi 15 anni è riuscita ad emergere mettendo in campo quei grandi valori che caratterizzano gli italiani come la creatività e la solidarietà. “Il percorso ha sottolineato Pisani, è partito costruendo qualcosa di nuovo per dare una diversa via di sviluppo. Una via di sviluppo unica”. Nel descrivere il percorso il sindaco ha ribadito che hanno scelto di ripartire da risorse fondamentali quali il paesaggio e la bellezza; conservando quindi il territorio e facendolo diventare una risorsa principe; “perché dietro al paesaggio e alla bellezza del territorio ci sono le persone, l’agricoltura, la storia e la cultura; e quindi la conservazione di un patrimonio mondiale dell’umanità”. Pisani ha ribadito che nel percorso durato 15 anni la comunità ce l’ha fatta grazie alla testardaggine e alla volontà di alcuni di dimostrare che il sud ce la può fare e Pollica ce la poteva fare; a dimostrazione di questo ha sottolineato che il valore degli immobili è passato da 1000 € al mq a 10.000 € al mq. Inoltre ha sottolineato che a Pollica l’Italia ha scelto di fare l’Italia, ha scelto di fare qualità, dando valore aggiunto ai propri servizi e al proprio porto per esempio, rispettando tutto quello che sta intorno, il mare, il paesaggio, il territorio e la natura. Al termine del suo intervento Pisani ha ricordato la difficile esperienza di un paese quando perde il primo cittadino, contestualizzando il tragico episodio. ”Fino al 5 settembre 2010 – ha dichiarato Pisani – a Pollica si era vissuto in un sogno pensando che tutto era possibile; ma l’Italia che volevamo costruire c’era, era a portata di mano poi qualcuno ha cercato di farla svanire”. Il sindaco ha detto che la gente con testardaggine tipica italiana ha continuato ad applicare quella grande dote che è la creatività; dimostrando che può fare la differenza. Nel concludere il proprio intervento ha invitato tutti a “coltivare” la speranza che la qualità del Paese possa rappresentare il futuro e la soluzione per questo Paese, mettendo alla base la ricchezza rappresentata dai beni culturali, ossia dall’agricoltura, dal paesaggio e dalla natura.
RENZO ARBORE
Showman e musicista
L’intervento di Renzo Arbore, con i suoi aneddoti, le sue metafore e la storia della sua carriera ha rappresentato un esempio virtuoso della forza che ha l’Italia di essere patria ed espressione di grandi personaggi. Uno dei più grandi showman e musicisti di tutti i tempi è intervenuto al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio. Renzo Arbore che proviene da una famiglia contadina con terreni coltivati a grano duro nel Tavoliere della Puglia, dopo aver sottolineato le sue origini agricole ed in modo ironico ripercorso la sua storia, ha ribadito il motivo della sua presenza al Forum, ricordando il recente accordo che la Coldiretti ha stipulato con La Lega del Filo d’Oro, un’associazione nata nel 1964 e che assiste i bambini sordociechi e pluriminorati psicosensoriali. L’accordo, lanciato in occasione del Festival Cibi d’Italia organizzato da Coldiretti Campagna Amica al Circo Massimo di Roma, e poi diffuso in tutta Italia prevede che nelle Botteghe e nei mercati di Campagna Amica i consumatori, a fronte di una donazione di almeno 7 euro, possano acquistare il kit con tre pacchi di pasta di grano duro 100% italiano e un ricettario firmato da Renzo Arbore, Marisa Laurito e Teresa Mannino. Renzo Arbore attraverso lo slogan “bisogna cominciare dalla tradizione e poi innovare” ha ripercorso una carriera ricca di successi sia in televisione sia attraverso l’Orchestra Italiana, avendo sempre come filo conduttore l’orgoglio di essere italiano e di portare il prodotto Italia in giro per il mondo. “In ogni paese straniero visitato, soprattutto quelli lontani, ha detto Arbore, ho sempre trovato “fortunatamente” discrasia tra l’immagine dell’Italia sociale, economica e politica e l’immagine del gusto italiano, inteso come moda, arte, musica ed enogastronomia. Insomma la distintività italiana è famosa in tutto il mondo”. L’intervento di Arbore, enormemente apprezzato dalla platea di intervenuti al Forum di Coldiretti ha evidenziato ancora una volta che attraverso questo orgoglio e questa positività degli italiani è possibile uscire dalla crisi, ma è necessario imparare a fare rete e fare turismo; quindi partendo dal territorio e dal paesaggio è indispensabile portare le bellezze e le ricchezze italiane in tutto il mondo.
GIORGIO NATALINI GUERRINI
Presidente di Confartigianato
“Il compito delle organizzazioni di rappresentanza in questo particolare
momento del Paese è assicurare agli imprenditori, in particolare ai giovani, la possbilità di realizzare la loro idea di impresa”. Così ha esordito il presidente di Confartigianato, Giorgio Natalini Guerrini, intervenendo a Cernobbio al Forum internazionale dell’Agricoltura e Alimentazione di Coldiretti.
Secondo Natalini Guerrini, la rappresentanta in Italia “è stata per troppo tempo condizionata dalle ideologie e dalla politica”, per cui c’era una rappresentanza frammentata in più organizzazioni. “Oggi invece – ha detto – bisogna cercare più i punti di contatti che di divisione. Per questo noi abbiamo cercato di affrontare i tempi cerando ReteImprese Italia che ha messo assieme le maggiori organizzazioni del commercio e dell’artigianato, cercando i punti di contatto per rappresentare il più grande esercito mondiale di piccoli imprenditori. E in questo ci hanno imitato le cooperative, creando Alleanza delle cooperative. Di fatto oggi i due gradi blocchi Confindustria e sindacati dei lavoratori non rappresentano più la maggioranza dell’Italia che lavora”. Il presidente di Confartigianato ha ricordato che il 99,3% di questi quasi 4 milioni di imprese italiani hanno meno di 50 dipendenti e il 98,5% ne ha meno di 20. “Tutte le politiche di questo Paese negli ultimi anni non sono stati indirizzati verso queste imprese largamente maggioritarie – ha detto Natalini Guerrini – ma per una rappresentazione antica e di convenienza hanno favorito quell’altra rappresentazione”. Il relatore ha ricordato che dall’agosto dello scorso anno, quando Confindustria, ReteImprese Italia, Alleanza cooperative e il mondo bancario e assicurativo presentarono il Manifesto per lo sviluppo al Governo Berlusconi. “Il contributo in quel momento non fu accolto, ma è diventato lo schema del confronto con il Governo Monti” ha detto Guerrini , aggiungendo che ritiene necessario che tra le sigle del manifesto “bisognerebbe aggiungere anche l’agricoltura”. Guerrini ha anche sostenuto che negli ultimi 20-25 anni è cambiato il modo di fare impresa e che è un “miracolo” che le imprese italiane vadano avanti nonostante l’eccessiva pressione fiscale, i costi della burocrazia, il costo del denaro, le lungaggini della giustizia e i tempi di pagamento. “Nonostante tutte questi aspetti negativi – ha concluso – vedo che c’è una reazione straordinaria delle imprese, per cui ritengo necessario che le organizzazioni debbano convincere il governo a rimettere al centro le imprese”.
DANIELE KIHLGREN
Imprenditore, Sextantio Ospitalità Diffusa e Restauri Italiani
“Voglio provare a coniugare due parole che spesso vengono considerate antiteche: cultura ed economia. In Italia abbiamo più di metà del patrimonio artistico sotto l’egida dell’Unesco. Il nostro Paese racconta anche una storia lontana dalle glorie imperiali e rinascimentali. All’interno del clima culturale delle teorie estetiche dobbiamo coltivare l’idea di una storia marginale di piccoli borghi che necessiterebbe di tutela fino ad operazioni umanistiche estreme. S Stefano di Sessanio in Umbria è un borgo che è passato dal 3000 a 50 abitanti. Spesso, quando questi luoghi diventano attrattivi dal punto di vista turistico si costruiscono case nuove, le villette a schiera, un’edilizia in antitesi con la struttura del luogo e della sua anima, manca il legame con il carattere di questi luoghi. S. Stefano è un borgo simile a Scanno che purtroppo è stato devastato da migliaia di metri costruiti attorno, che ne hanno distrutto la sky line. Cerchiamo delle strade urbanistiche per consegnare alle future generazioni lo spirito dei borghi minori mantenendolo integro. Il recupero di Santo Stefano di Sessanio con un turismo qualificato a prodotto un ‘incremento dell’economia che da una sola struttura ricettiva è passata oggi a 22. Con il nostro intervento il valore patrimoniale è aumentato di 3,5 volte e di 5 volte per i nostri immobili con una filosofia particolare. La riscoperta non si è fermata ai soli immobili tradizionali ma, attraverso la raccolta di materiale iconografico abbiamo proseguito con l’arredamento e vogliamo arrivare anche al cibo. Vorremmo scrivere l’evoluzione della specie di Slow Food, basandoci sulla memoria orale degli anziani, recuperando le granaglie di montagna ormai abbandonate per varietà più produttive. Questo percorso passa attraverso il recupero non solo del paesaggio ma di tutta la cultura. Il medesimo approccio che abbiamo avuto con gli edifici vorrei averlo con l’agricoltura attraverso un ciclo completo che partendo dalla riscoperta delle granaglie di montagna, continui con il mulino a pietra, fino alle botteghe dell’artigianato domestico e ovviamente tutto il discorso delle ricette. Un patrimonio che sarebbe scomparso con la scomparsa delle persone che hanno abitato questi luoghi con una grande poesia che abbiamo mantenuto così come era. Oggi sono luoghi che hanno recuperato la propria anima, incrementando il valore degli immobili, recuperando la professionalità in fase di dismissione e sviluppando l’indotto in una forma innovativa di marketing territoriale con lo sguardo proiettato al mercato internazionale”.
LUCA TORRESI
Imprenditore, titolare Biomood
Un esempio di impegno virtuoso, di imprenditorialità giovane che non si
arrende e che vince giocando la carta della creatività e dell’innovazione. Così è stata introdotta l’esperienza portata da Luca Torresi, titolare Biomood, nel suo intervento al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio. E’ la testimonianza di “un ventottenne imprenditore” e di “un’azienda piccola, la Biomood, che ha saputo crescere, diversificare il proprio impegno, arrivando ad ottenere importanti riconoscimenti a livello mondiale”. “Ho 28 anni, vengo da un paesino di 15mila abitanti, Monte Granaro, fiore all’occhiello del distretto calzaturiero maceratese – ha esordito Luca Torresi –. La mia famiglia da tre generazioni produce calzature”. Nel 2010, la drammatica crisi e una concorrenza cinese che non giocava ad armi pari hanno condotto l’azienda ad un bivio: “Dovevamo fare una scelta: iniziare a produrre per conto terzi per un marchio famoso, come hanno fatto in tanti, o cominciare a diversificare”. Da un viaggio in America, la prima intuizione: “In America la gente vestiva il cellulare con un guscio. Da noi questo ancora non esisteva. Questo fenomeno poteva essere portato in Italia. Sono tornato a con casa un progetto, nel settore dell’elettronica di consumo”. Un’idea buona è divenuta dirompente quando si è aggiunta la creatività Made in Italy, con la scelta di realizzare le cover partendo da materiale biodegradabile, che già si utilizzava in ambito calzature. E’ nata così la prima custodia per cellulari al mondo biodegradabile: I Nature. “Un’idea che ci ha premiato – ha testimoniato Torresi –. Abbiamo avuto un anno di sperimentazione, in un settore per noi totalmente nuovo, per il quale non avevamo l’esperienza che potevamo vantare nella calzatura. Siamo un’azienda giovane: 28 anni io, 35 anni il mio socio. Avevamo energia e voglia di farcela”. La nostra “custodia morbida” – ha proseguito l’imprenditore marchigiano – è stata oggetto di tanta attenzione sui blog, nella community eco sostenibile, è approdata a Milano, negli appuntamenti legati ad innovazione e fashion. “E’ solo una cover, ma in più ha il quid che solo il made in Italy può vantare. E’ l’unica cover prodotta in Italia, tutte le altre vengono dalla Cina. In termini di qualità non c’è confronto”. E’ stata una continua ascesa: “Abbiamo iniziato a vendere I Nature in giro per il mondo. A gennaio di quest’anno ci è stato attribuito un premio internazionale nel nostro settore dell’elettronica di consumo: l’Innovation 2012 Designed and Engineering Hawards, premio che ci è stato riconosciuto nella sezione eco design, e che abbiamo ritirato a Las Vegas. Per comprenderne l’importanza, basti dire che nel 2011 il premio era stato assegnato alla Samsung”. “Per una micro impresa come la nostra la soddisfazione è stata unica” ha aggiunto il giovane imprenditore. “Da un anno siamo sul mercato. Siamo nelle fiere. Attualmente stiamo vendendo il nostro prodotto, in America, in Germania, abbiamo successo nella grande distribuzione. Possiamo sicuramente fare meglio. Sarà il mercato stesso a chiederci nuovi prodotti. Noi, da buoni artigiani italiani, saremo in grado di realizzarli” ha concluso Luca Torresi, tra gli applausi della platea, applausi che in vari momenti hanno interrotto, e sottolineato, questa testimonianza “dell’Italia che non si arrende, e che ce la fa”.
FRANCESCO DI IACOVO
Professore di Economia Agraria e Sviluppo Rurale, Università di Pavia
E’ partito dall’analisi di quanto sta avvenendo nelle città – “Come le politiche delle città influenzeranno il settore agricolo e il futuro delle aree rurali” – l’intervento di Francesco Di Iacovo, professore di Economia Agraria e Sviluppo Rurale dell’Università di Pisa, proposto nella seconda giornata del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio. “Il mio intervento riguarda le infrastrutture vitali delle città. Ed esso non può che partire da una riflessione sui Mercati di Campagna Amica. Essi sono, a loro modo, delle infrastrutture. Sono una porta tra la città e la campagna – ha esordito Di Iacovo –. Nati per interesse, dei produttori e dei cittadini-consumatori, essi sono andati ben al di là”. “In questi luoghi, in queste infrastrutture, c’è un passaggio tra percepito, concepito e vissuto che si realizza in tempi estremamente rapidi – ha aggiunto Di Iacovo –. Un cittadino che ha un’idea di rispetto dell’ambiente, attraverso la scelta del Mercato di Campagna Amica può immediatamente tradurre il suo sentire in un atto concreto”. “Nei Mercati di Campagna Amica il cittadino non si ferma per un quarto d’ora: al contrario, vi si trascorrono anche due ore di tempo. Questo vorrà dire qualche cosa. Il fatto è che le persone vanno lì anche per ricostruire delle reti. C’è un esito, per certi versi inatteso: il riposizionamento del rapporto tra produttori agricoli e consumatori, un rapporto che dopo decenni di politica agricola si era incrinato e oggi si ricostruisce. E questo valore in più, anche economico ma non solo economico, che c’è nei mercati – questo dar vita a processi di innovazione sociale – è qualcosa che le Politiche agricole ancora non riescono a tradurre”. “Nei Mercati di Campagna Amica si muovono in maniera nuova delle risorse, che non sono risorse specialistiche, ma che assicurano risorse vitali – l’ambiente, il sociale – di cui le città hanno bisogno”. ” È chiaro che stiamo parlando di altro, rispetto alla tradizionale distribuzione. Dobbiamo riconoscere il valore di questa differenza. Quello che si sta attivando con e nei i Mercati di Campagna Amica è un nuovo civismo” ha aggiunto Di Iacovo, professore di Economia Agraria e Sviluppo Rurale dell’Università di Pisa, nel suo intervento al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio. Di Iacovo ha citato l’esperienza dell’azienda “Agricoopecetto” di Torino, premiata lo scorso anno con l’Oscar Green, il premio per l’innovazione lanciato da Giovani Impresa Coldiretti. Un’azienda che produce cibo in maniera efficiente, sostenibile. Che produce lavoro per persone che difficilmente sarebbero incluse in un mercato del lavoro (disabili, donne che escono dalla tratta). Di Iacovo ha definito questa realtà “un esempio virtuoso di civismo, che tiene dentro pezzi di società” ed ha evidenziato che nelle province italiane sempre più numerose sono le esperienze analoghe. “È una sorta di spending review al contrario: basta osservare quanto costano queste realtà, e invece quanto realizzano, quando producono anche nei valori di civiltà, di produzione di beni comuni”. “Stiamo ragionando di fronte a uno sviluppo economico che non sarà più quello che è stato. Un bosco di pino viene tagliato, sotto abbiamo le nuove essenze che rinascono. Questi Mercati di Campagna Amica, queste reti d’impresa, rappresentano le querce che stanno rinascendo”. “I Mercati di Campagna Amica rispondono a una domanda di crescita di cui abbiamo bisogno. Rispondono alla necessità, alla istanza che è presente nelle nostre città, di mangiare la cultura, il paesaggio, la storia”. “Inviterei a riflettere su Campagna Amica come luogo dei mercati virtuosi – ha detto Di Iacovo –. Invito ad esplorarli fino in fondo. A vedere quanta innovazione essi riescono a contenere partendo da stili che erano propri delle nostre campagne, partendo dalla tradizione”. Si è così giunti, nella relazione, al ruolo dello Stato. “Lo Stato tende a lasciare alcune cose alla società civile. Le comunità trovino le condizioni per esercitare il civismo – ha detto Francesco Di Iacovo –. Sta cambiano il rapporto tra pubblico e privato: assistiamo a un rimescolamento. La riflessione dal punto di vista delle Politiche è: se cambia il rapporto, il ruolo, tra Stato e privato, in che modo cambia l’accompagnamento verso le pratiche di civismo?”. Una proposta: ” E’ possibile pensare ad una fiscalità di vantaggio per pratiche così innovative, così necessarie?”. La conclusione: “Il documento che Coldiretti ha presentato – “non solo Pil”, così si può riassumerne una parte – riguarda la creazione di nuovi stili di impresa, di nuove etiche di Impresa. Un’associazione forte come Coldiretti ha una responsabilità. Ed il patto che il documento propostoci dal Presidente Marini promuove è radicalmente differente rispetto al passato. Dice che oggi gli agricoltori partecipano in maniera estesa, civica, alla produzione di beni comuni”. E Coldiretti – è stata la chiusura – chiede alla politica in che modo sottoscrivere questo spazio, questo nuovo ruolo, questo valore.
FORUM CERNOBBIO – INTERVENTI II GIORNATA (pomeriggio)
BOZZA NON CORRETTA
MARIO MONTI
Presidente del Consiglio
Il presidente del Consiglio Mario Monti ha esordito nel suo intervento al Forum Coldiretti di Cernobbio annunciando di aver evitato di parlare di temi generali, come la legge di stabilità e il disegno di legge anticorruzione, per dare priorità esclusivamente ai temi agricoli, che costituiscono – ha detto – “una parte importante non dell’economia italiana, ma anche della società e della civiltà italiana”. Monti ha voluto sottolineare il ruolo collegiale del Consiglio dei Ministri dove “non vengono ratificate decisioni prese altrove” e il ruolo del ministro Catania “che non è solo ministro dell’agricoltura, ma anche portatore di quegli aspetti di società e civiltà di cui voi siete portatori”. “La civiltà contadina – ha detto – ha profondamente plasmato la società italiana dandogli una connotazione di comunità, basata sulla solidarietà e sulla condivisione, che ancora oggi costituisce una infrastruttura sociale di grandissimo valore per il nostro Paese. Questo non è estraneo al fatto che il nostro Paese ha finora dato dimostrazione di grande responsabilità nel sopportare provvedimenti restrittivi, a pochi mesi, spero ,di chiari segni di ripresa”. Monti ha sostenuto che l’agricoltura è il presupposto fondamentale della tutela ambientale e paesaggistica e della valorizzazione dei territori. “E’ anche un’occasione di occupazione qualificata per molti giovani, per concretizzare le loro ambizioni imprenditoriali. Gli agricoltori sono gli artefici della filiera agroalimentare che rende il nostro Paese unico al mondo”. Il presidente del Consiglio ha affermato che i successi del made in Italy sono frutto di “una precisa scelta strategica delle imprese agricole e agroalimentari, orientata alla qualità, all’eccellenza produttiva, alla trasparenza, alla sicurezza alimentare, come testimonia il successo dell’export nei primi sei mesi di un anno difficile come il 2012, nonostante la concorrenza dei prodotti italian sounding, ma non italian tasting”. Monti ha poi ricordato che il consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge volto a salvaguardare la destinazione agricola del suolo, a tutelare la vocazione naturalistica del territorio, ad arginare la cementificazione, riconoscendo il ruolo multifunzionale dell’agricoltura. Altro fronte di impegno constante è stato indicato da Monti nella difesa del made in Italy, troppo spesso oggetto di concorrenza sleale. “Il Governo – ha detto – a Bruxelles dedica molta attenzione e insistenza al tema delle barriere non tariffarie, che molto spesso finiscono con il colpire prodotti italiani, in ambito Wto propone interventi contro le contraffazioni dei prodotti a denominazione d’origine e a livello comunitario sostiene e la tracciabilità delle produzioni”. Il presidente ha ricordato di essere di ritorno dal Consiglio europeo in cui sono state prese decisioni importanti in ambito di unione bancaria, necessarie per accelerare l’uscita dalla crisi e per rafforzare la governance europea attraverso una più efficace supervisione delle attività bancarie. “E’ un fatto importante – ha dichiarato – visto che gran arte delle decisioni che riguardano l’agricoltura avvengono a Bruxelles e il rapporto tra governo europeo e governo italiano è importante per l’economia italiana e doppiamente importante per il settore agroalimentare. Il Governo non è portatore in Italia della volontà dell’Europa, ma ha competenze europee per incidere a livello europeo. Troppe volte – ha ricordato Monti –abbiamo minacciato il diretto di veto, senza esercitarlo quasi mai. Noi lo abbiamo fatto il 28 e 29 giugno e abbiamo ottenuto che le decisioni che riguardano l’Europa non fossero in mano a un solo Paese. Oggi il Governo intende impegnarsi nella trattativa per il bilancio dei prossimi anni affinché resti stabile la dotazione finanziaria per l’agricoltura”. Al termine il presidente Monti ha fatto riferimento al problema dell’alimentazione e dell’accesso al cibo: “Il mondo della crisi – ha detto – è il mondo degli squilibri, in cui pochi eccedono nei consumi e sprechi e moltissimi non hanno di che sfamarsi. Sappiamo che il problema non risiede nelle quantità prodotte, bensì nella loro redistribuzione squilibrata e ingiusta. Secondo una ricerca del Politecnico di Milano, lo spreco di cibo in Italia dell’intera filiera agroalimentare è pari a 5 milioni e mezzo di tonnellate l’anno e al 16% dei consumi complessivi; il 32% dei prodotti alimentari sprecati finisce nelle discariche. Combattere lo spreco di cibo quindi significa combattere per un mondo più equo. E’ una responsabilità condivisa tra i governi che devono adoperarsi per cambiare le regole della governance globale”. Il premier ha concluso l’intervento al Forum di Cernobbio esprimendo apprezzamento per il decalogo della Coldiretti su “l’Italia che vogliamo” e ha citato una frase celebre del presidente Usa John Kennedy: “Non chiederti che cosa il tuo paese, gli Stati Uniti in quel caso, può fare per te, chiediti che cosa tu puoi fare per il tuo paese”.
MARIO CATANIA
Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
“Per prima cosa doverosamente devo dire grazie a Sergio Marini e alla Coldiretti per il contributo che ha dato, con il documento di lavoro “L’Italia che vogliamo”, ricco di contenuti. Lo dico senza retorica: è veramente un contributo importante, su cui si può lavorare per l’elaborazione di una linea”. Con queste parole ha preso avvio l’intervento proposto dal Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Mario Catania, al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio. “Nell’ultimo lustro è venuto con evidenza agli occhi di tutti il risultato della politica di apertura politica dei mercati, apertura che abbiamo giustamente fatto in tutto il mondo, con il Wto e la riduzione delle barriere tariffarie, che ci hanno portato ad un mercato molto più aperto, globalizzato. Questo ha avuto un impatto leggermente asimmetrico sulla filiera europea: ha dato grandi opportunità all’export, per l’Europa e in particolare per Italia, opportunità colte soprattutto dal mondo della trasformazione, che vende sempre meglio la qualità italiana nel mondo, mentre ha messo il comparto primario in una situazione problematica”. “Tutto questo è aggravato dal fatto che la politica agricola comune è venuta a cadere come filtro e difesa di mercato per le imprese – ha aggiunto il Ministro Catania –. In Italia tutto questo è particolarmente acuto per due fattori strutturali: l’esistenza di una filiera non performante, con troppi passaggi, dove troppo poco valore va all’impresa agricola, e l’esistenza di una frammentazione, di una taglia media aziendale molto bassa. In questo quadro, per l’agricoltura, le ombre sembrerebbero prevalere sulle luci”. “Il settore, il sistema delle imprese agricole ha saputo comunque reagire a tutto questo – ha evidenziato il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali –. Questo dà la misura di una vitalità di sistema che va a tutto merito degli imprenditori agricoli stessi e di coloro che ne hanno la rappresentanza”. “Grande assente negli ultimi trent’anni è stata una visione di politica agricola nazionale. L’assenza di un dibattito di politica agricola nazionale ci ha fatto arrivare su queste cose con un ritardo grave – ha detto il Ministro Catania –. Va dato atto al Governo di un approccio molto più calibrato, che ha corretto una serie di sfasature ed eccessi precedentemente impostati, che hanno fatto sì che si creasse in questo Paese una dinamica di concorrenza tra l’utilizzo del terreno per le energie rinnovabili e l’utilizzo per la filiera fondamentale del food. Nel nostro Paese spingere l’utilizzo delle nostre superfici agricole per la produzione di energia è un errore di carattere strategico che non dovremmo fare”. “Coldiretti giustamente sottolinea moltissimo il tema dell’origine e della tracciabilità – ha sottolineato il Ministro delle Politiche Agricole –. Lo sottolinea giustamente perché questo è un tema che, se ben affrontato e ben risolto, crea valore per l’impresa agricola. L’assenza di regole trasparenti al riguardo sottrae una parte del valore che giustamente l’impresa agricola italiana potrebbe ricevere dal mercato. Bisogna intervenire su una filiera che funziona male, che è troppo lunga, ha troppi passaggi. L’industria per prima deve fare passi concreti per risolvere questo problema. Molto spesso la nostra industria si adagia sullo status quo e trascura il fatto che potrebbe cercare, e raggiungere rapidamente, un rapporto diretto con il produttore agricolo, senza la necessità di ricorrere a una serie di intermediazioni. Anche la filiera commerciale andrebbe razionalizzata. Andrebbe fatto uno sforzo significativo”. Il Ministro ha voluto “chiudere con un passaggio che non è di politica agricola”. “Anche io penso, come il documento della Coldiretti, che dobbiamo avere una visione più ampia – ha detto Catania –. Mi sembra che il documento della Coldiretti chiuda su questo punto: ci sono delle cose che forse vanno addirittura al di là come importanza di tutti gli elementi economici che ho detto finora. Abbiamo la necessità di vincere una scommessa sul piano dell’etica, sul piano della legalità. Questo Paese, a mio parere, si è allontanato troppo da quella che dovrebbe essere la strada maestra di un paese civile, appartenente alla comunità occidentale. Il tasso di distanza da un modello ottimale sul piano etico e della legalità dei comportamenti è troppo forte. Non è un dato marginale. Al livello in cui esso si manifesta diventa un elemento centrale in quella che è una sfida per un Paese migliore, per un’Italia migliore per la quale io spero tutti lavoreremo insieme”.
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