E POI MI TACCIO

E POI MI TACCIO

24 Ottobre 2012 0 Di Lucia Del Grosso

Dico solo questo sulla vicenda del ricorso di Renzi al Garante della Privacy e poi mi taccio su quest’argomento.

L’idiosincrasia di Renzi per l’albo pubblico degli elettori del centrosinistra non è “strumentale”. Non fa questa battaglia perché pensa che avvantaggi Bersani. O almeno non solo per questo. Fa questa battaglia per una questione ideologica: sottoscrivere un impegno a sostenere il centrosinistra significa dichiarare un’appartenenza. Ma nel futuro che vede e di cui è entusiasta (“Non bisogna aver paura del futuro”), nella società “fluida” senza ancoraggi, nel mare magnum di individui solitari che cercano di conquistarsi con il merito (altra sua parola preferita) un posto al sole nella competizione globale le appartenenze sono una zavorra che manda a fondo. Per lui sono inconcepibili perché le appartenenze sono radici, sono abbarbicate ad un sistema di valori, cioè a qualcosa di stabile e duraturo. Il futuro che c’è nel suo orizzonte invece consuma un cambiamento dopo l’altro e quello che conta è stare al passo, sapersi adattare agli scenari mutevoli, mentre rimanere legati alle radici significa voler “fermare il vento con le mani” (capito il senso di quella frase stucchevole che trabocca dai luoghi renziani?)

Perciò perché chiedere ad un elettore di firmare per il centrosinistra? Ora lo vota perché c’è Renzi (se c’è Renzi), mica perché il centrosinistra è portatore di valori di solidarietà ed equità. Domani voterà un’altra faccia schierata in un altro campo, ma quella firma gli resterà appiccicata addosso e questo potrebbe essere imbarazzante. E se non è imbarazzante è comunque una traccia, un segno identitario, insomma una roba che ha qualcosa di incongruo per un nativo della società “liquida”.

La questione è che è difficile anche per lui dichiarare la sua appartenenza al centrosinistra. Il suo richiamo alla sinistra più che labile è precario: è una sinistra che si definisce in base alla “novità” del suo messaggio, per cui è destinata a non mantenere niente di fermo, segue il vento (sempre per richiamare la famosa metafora sdolcinata): una sinistra che si conforma in base agli scenari globali. Perciò più che qualificabile come un “liberale moderato”, come dice Scalfari, Renzi è sincretico, prende un’idea qui e un’idea là, senza agganciare nessun fondamento degli orientamenti ideologici “classici”: il suo riferimento è il “nuovo”, potente come un vento che secondo lui, ci risiamo, non si può fermare con le mani. Neanche se spira dalle Cayman.

Noi invece qualche folata di quel vento la vorremmo fermare, specialmente i cicloni che provengono dai paradisi fiscali. E perciò non abbiamo remore a firmare l’elenco degli elettori di centrosinistra: non c’è problema per noi vincolarci ai valori di solidarietà, equità e giustizia sociale.

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