L’Indro: “Modello Monti” in Sicilia?

30 Ottobre 2012 0 Di luna_rossa
Seggi: la coalizione vincente 39; Musumeci 21, Cancelleri e Miccichè 15 ciascuno. Poi è astensionismo

Rosario Crocetta è il nuovo presidente della Regione siciliana, eletto con il 30,4% dei voti. Il candidato di Pd, Udc, Socialisti e Api ha preceduto Nello Musumeci (Pdl, Cantiere popolare e Adc) che si è fermato al 25,7%. Terzo Giancarlo Cancelleri, candidato del Movimento 5 stelle, che ha ottenuto il 18,1% e quarto Gianfranco Miccichè, sostenuto da Grande Sud, Mpa e Fli, con il 15,4%. Le liste che sostenevano questi 4 candidati – e che hanno superato la soglia di sbarramento del 5% – si divideranno i 90 seggi dell’Assemblea regionale siciliana. Fuori dal parlamento tutti gli altri, compresi Idv, Sel, Fds e Verdi che sostenevano Giovanna Marano (6,0%) e le liste collegate agli altri 5 candidati che, sommati tutti i voti, hanno raccolto il 3,9%. Anche il Fli (4,4%), che sosteneva Gianfranco Miccichè, non ottiene seggi.

Sul voto siciliano però pesa come un macigno la percentuale degli astenuti: 52,57%. Rispetto alle elezioni regionali del 2008 l’astensionismo ha registrato un +20%, circa 800mila persone in più che sono rimaste a casa. Secondo un’analisi del voto condotta dall’Istituto Swg in esclusiva per Agorà (Rai Tre), con riferimento ai risultati siciliani delle elezioni europee del 2009, la provenienza dei nuovi astenuti sarebbe la seguente: 37% Pdl, 27% Pd e 17% Udc.

Per quanto riguarda il successo ottenuto dal Movimento 5 stelle, piuttosto che bollare quel 14,9% – primo “partito” in Sicilia – come voto di protesta o dell’antipolitica, va forse condivisa l’analisi del ministro Andrea Riccardi: “Grillo non pesca nell’astensionismo, rosicchia voti agli altri partiti. Visti i risultati siciliani, il suo movimento non può essere considerato mera espressione dell’antipolitica perché rappresenta gente che vuole andare a votare e che dà un voto contro i partiti, non contro la politica o le istituzioni”. Questa tesi sembra essere avvalorata da un altro sondaggio Swg: il 40% degli elettori del M5S in Sicilia proviene dal centrosinistra, il 25% dal centrodestra e solo il 35% da chi si era precedentemente astenuto.

In queste ore, tuttavia, l’analisi del voto siciliano è focalizzata su altre tre questioni che hanno inevitabili ricadute sullo scenario politico nazionale: 1) Che conseguenze avrà il tracollo elettorale del Pdl siciliano sugli equilibri nazionali? 2) L’alleanza Pd-Udc che ha vinto può essere riproposta alle elezioni politiche? 3) Che succederà? “Modello Monti” o continuità del “modello Lombardo”? O, addirittura, prima esperienza di alleanza con il M5S?

1) Il Popolo della libertà ha preso in Sicilia 247.351 voti, contro i 900.149 del 2008, una perdita secca del 72,5%. Anche sommando tutti i voti della galassia ex Pdl si arriverebbe a 559.814 preferenze, mancando all’appello ancora circa 340mila voti. E’ un dato che segna inevitabilmente il tramonto del Berlusconismo in Sicilia, quello del famoso “61 a 0”. Ma che fine hanno fatto quei voti? Gli analisti dicono che sono finiti in parte a Grillo e, soprattutto, nell’astensionismo. Resta tuttavia il problema politico legato all’attuale segretario Angelino Alfano, che proprio nella sua Sicilia aveva riposto le speranze per allontanare le polemiche e puntellare la sua posizione in vista delle primarie. “Siamo andati divisi al voto, per questo abbiamo perso”, è stato il suo primo commento. Poi ha spiegato la cura per uscire dalla crisi: “Le primarie del 16 dicembre sono lo strumento per risalire nel consenso degli elettori, io mi candiderò e spero che siano le primarie più aperte possibile”. Ma nel partito c’è anche chi sostiene che la sconfitta in Sicilia sia da addebitare proprio a lui, il segretario. Stefania Prestigiacomo, anche lei siciliana, affonda il coltello: “Dal segretario del Pdl Angelino Alfano mi sarei aspettata almeno un po’ di autocritica. E’ chiaro che la causa principale della sconfitta è la divisione dentro al centrodestra, con un pezzo della storia di Forza Italia lasciato a correre da solo. Antichi rancori, faide personali che si pagano cari”. Prestigiacomo non mostra entusiasmo nemmeno per le primarie del Pdl: “La prova di forza tra Alfano, la Santanchè e non so chi, mi pare priva di appeal, non aggrega forze nuove, sembra il surrogato di un congresso”. Ma la partita all’interno del Pdl ormai si è già spostata a Roma, dove si fa la conta di quanti parlamentari sono disposti a far mancare l’appoggio al governo Monti, dopo le parole nei giorni scorsi di Silvio Berlusconi.

2) “L’alleanza Pd-Udc che ha vinto le elezioni siciliane non può diventare il laboratorio dell’Italia futura. E poi non si può rottamare D’Alema e riciclare Casini”. Con queste poche parole Nichi Vendola ha lanciato un segnale inequivocabile a Pierluigi Bersani su una possibile riproposizione dell’alleanza Pd-Udc alle elezioni politiche. Una sorta di aut aut “o lui o me”. Ora il segretario del Pd è ancora più stretto tra chi, da Fioroni a Follini, torna alla carica per l’alleanza preelettorale con l’Udc, e chi invece vorrebbe dare vita a un cartello elettorale modello “Progressisti”. Casini per il momento tace sulla questione, anche se ha espresso soddisfazione per la vittoria siciliana. La sensazione è che tutti siano molto cauti perché qualsiasi fuga in avanti rischierebbe di creare problemi all’attuale maggioranza che sostiene Mario Monti.

3) La composizione della nuova Assemblea regionale siciliana, stando alla prima ripartizione dei seggi, dovrebbe essere la seguente: 39 seggi a Crocetta (il suo, più 8 del listino, più 14 del Pd, 11 dell’Udc e 5 del “Movimento politico Crocetta presidente”); 21 a Musumeci (il suo, più 12 al Pdl e 4 ciascuno a Cantiere Popolare e “Nello Musumeci presidente”); 15 al Movimento 5 stelle e altrettanti a Miccichè (10 Mpa + 5 Grande sud). E’ chiaro quindi che Crocetta non ha i numeri per garantire una maggioranza di governo. Il diretto interessato si è mostrato ottimista: “Il mio governo avrà una maggioranza bulgara, contrariamente a quello che si pensa. Nessun patto all’Assemblea regionale, cercherò la maggioranza volta per volta sui provvedimenti, sui programmi, sui progetti”. Ma aldilà dell’entusiasmo postelettorale, il problema resta e va cercato un alleato. Lo stesso Crocetta sembra escludere la continuità con la precedente Giunta: “Darò subito dei segni di discontinuità con il governo Lombardo”, ha detto oggi ai giornalisti, “non voglio fare inciuci con Lombardo né con Musumeci con Miccichè o grillini e compagnia bella”.

Gli altri soggetti interessati non la pensano proprio così. Escluso Musumeci, che ha già fatto sapere che starà all’opposizione, ci sono aperture da parte di Miccichè e Cancelleri. “Se Crocetta dovesse chiamare – ha dichiarato l’ex Pdl, leader di Grande sud – sarei felice di dargli una mano per il bene della Sicilia”. Mentre il candidato del M5S oggi ha dichiarato: “Siamo pronti a sostenere tutte le proposte di buon senso per i cittadini, non ci saranno problemi per votarli. Crocetta parla di un’alleanza volta per volta, noi siamo convinti che si può portare avanti un governo del genere”.

Come andrà a finire lo si saprà nei prossimi giorni. Intanto la Sicilia prende atto che è finita l’epoca del “61 a zero” e qualcuno maliziosamente fa notare che forse il boom di astensioni sarebbe il frutto del disimpegno di ’tante famiglie’ in questa tornata elettorale…

L’Indro: “Modello Monti” in Sicilia?.