Ma quale resa. L’addio di Berlusconi è l’ultima carta della destra per tornare in partita | Gli Altri Online
25 Ottobre 2012Ripiegate i fazzoletti, rinviate i necrologi. Il passo indietro di Berlusconi non è una resa, come scrive una turba di commentatori presciolosi (e come forse pensa lui stesso, ipnotizzato come al solito dal suo ipertrofico ego). L’apparente arretramento è la sola mossa d’attacco ancora possibile per il dominus della destra italiana.
I sondaggi, aruspici impietosi, ripetevano all’ex più amato dagli italiani che stavolta persino il suo ineguagliato talento di piazzista avrebbe fatto cilecca. Quotazioni intorno al 17%, ma in calo tendenziale. Un disastro.
Me non è stato questo a convincere prima lo stato maggiore e infine anche il generalissimo a cambiare strategia. È stata la cognizione di quanto proprio la sua ingombrante presenza fosse il principale ostacolo sulla via di una ricomposizione del “fronte dei moderati”, in soldoni del buon vecchio Polo degli anni ’90.
Senza più Silvio a pretendere una ormai incresciosa candidatura si riaprono le porte all’intesa con Casini, Giannino e Montezemolo, corpi e corpuscoli della galassia centrista. Anche con Maroni, certo portandogli in dote la Lombardia, tutto diventerà molto più facile. Uno schieramento del genere riaprirebbe davvero la partita, revocando in dubbio un primato del centrosinistra che oggi, al netto dei marchingegni elettorali, è invece certo.
Non è detto che l’operazione riesca. Berlusconi era l’ostacolo principale, non l’unico. Tutti gli altri, dalle lacerazioni interne al Pdl al ghigno impresentabile dei La Russa e dei Gasparri, restano inalterati. Anche in questo caso, però, l’arretramento di Berlusconi, poco importa se spontaneo o impostogli, schiude per la sua destra orizzonti meno cupi di prima. Senza più lui di mezzo, e sulla scorta di un “generoso” tentativo di unire i moderati fallito per colpa delle trame centriste, il Pdl potrebbe migliorare le posizioni tanto da poter ambire, se non a governare, almeno a rendere inevitabile un governo tecnico di unità nazionale. Monti bis con don Silvio nell’invidiabile ruolo di chi offre sostegno parlamentare determinante.
Né l’una né l’altra opzioni sono certe e neppure di facile realizzazione. Se anche dovesse nascere quel “Polo moderato” a cui mirano gli ufficiali della ex Forza Italia, la sua vittoria non sarebbe affatto scontata. Tuttavia è un fatto che la destra italiana, fino a un attimo prima della risalita dal campo di Berlusconi fuori gioco, è rientrata in partita. O almeno ci prova per la prima volta sul serio dalla cacciata di Berlusconi da palazzo Chigi in poi.