Catania/ dubbi sul debito da 22 mln Il sindaco: “Frittata rivoltata”LaSicilia.it

10 Novembre 2012 0 Di macwalt

Catania: il contenzioso tra la pubblica amministrazione e la Fasano Costruzioni mette in pericolo le casse di Palazzo degli Elefanti. Ma la vicenda presenta numerose incongruenze. Un intervento dell’avvocato Girlando spiega quali, Stancanelli risponde: “Chi mi attacca si vergogni. Non ho alcuna responsabilità, perché mi dovrei dimettere?”

CATANIA – Fa discutere e rischia di mandare in dissesto il Comune di Catania la vicenda legata all’ultimo debito fuori bilancio da 22 milioni di euro maturato con sentenza definitiva in riferimento a un contenzioso pluridecennale per l’acquisto di 138 immobili di edilizia popolare.

Sulla questione, con un intervento sul nostro quotidiano, è entrato nel merito l’avvocato Giuseppe Girlando, che ha evidenziato più di un’incongruenza nell’operato della pubblica amministrazione e in particolare dell’avvocatura comunale. Riportiamo di seguito la sua nota.

“A seguito di quanto comunicato in questi giorni, a mezzo stampa, dal Sindaco Sen. Stancanelli e dall’Assessore al Bilancio Dott. Bonaccorsi è emerso che il Comune di Catania, in ragione di una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Catania nel dicembre 2010, che sembrerebbe oramai passata in giudicato, si trova costretto al pagamento di una somma di circa 20 milioni di euro ed a dovere inserire tale importo tra i debiti fuori bilancio con il conseguenziale corollario di rendere sempre più insostenibile l’equilibrio del bilancio comunale”.

“Non è mio intendimento entrare nel merito delle diatribe e questioni relative alla responsabilità politica o amministrativa di quanto accaduto, anche se sul punto aiuterebbe, e non di poco, comprendere le ragioni che hanno portato il Comune a non effettuare il pagamento finale, pari al 10% del prezzo, che risultava condizionato all’esatta esecuzione da parte del venditore di alcuni adempimenti. Ritengo opportuno focalizzare l’attenzione, invece, su un aspetto assolutamente tralasciato da tutti coloro che sono fino ad oggi intervenuti, a vario titolo, a commentare la vicenda: la gestione della vicenda giudiziaria. In ragione di ciò mi limiterò a fare riferimento alla motivazione della sentenza n. 4480/2010 emessa dal Tribunale di Catania”.

LA VICENDA GIUDIZIARIA. “Nell’anno 1989 il Comune di Catania stipulava due distinti contratti di compravendita per l’acquisto di svariati alloggi dalla società costruttrice per un prezzo complessivo di circa (in euro) 7.000.000. Di detto importo, il 90% (6.300.000) veniva pagato subito mentre il restante 10% (700.000) avrebbe dovuto essere pagato successivamente. Il Comune non pagava il residuo prezzo e nel 2003 la società costruttrice avviava il giudizio avanti al Tribunale di Catania chiedendo, in ragione di detto inadempimento: a) la risoluzione dei contratti di compravendita b) la restituzione degli immobili c) il risarcimento del danno”.

“Sul punto la sentenza espressamente afferma ” la retroattività della pronuncia costitutiva di risoluzione per inadempimento comporta l’insorgenza a carico di ciascun contraente, ed indipendentemente dalle inadempienze a lui eventualmente imputabili dell’obbligo a restituire la prestazione ricevuta … Pertanto il Comune di Catania va condannato alla restituzione degli immobili … diversamente non si può condannare la parte attrice alla restituzione dell’acconto del 90% non essendo stata avanzata alcuna domanda in tal senso”.

“Il Tribunale non ha potuto procedere alla condanna della società costruttrice al versamento in favore del Comune di Catania della somma di €. 6.300.000 oltre rivalutazioni ed interessi (l’importo sarebbe stato maggiore di quello a cui è ora tenuto il Comune, perché qualcuno si è dimenticato di formulare apposita domanda. Ove non ci fosse stata detta negligenza, a prescindere da altri errori amministrativi, la condanna al pagamento avrebbe potuto essere totalmente azzerata e neutralizzata in ragione della compensazione tra le partite debitorie”.

LE TRE DOMANDE. Il legale pone tre domande agli amministratori:

1) Perché il Comune nell’anno 2003 non ha formulato in giudizio la richiesta di restituzione dell’acconto versato, ancorché in via subordinata all’accoglimento della domanda di risoluzione?
2) (Ove risponda al vero che la sentenza del Tribunale di Catania sia passata in
giudicato) Perché non è stato proposto appello?
3) Se sia stato mai avviato altro giudizio volto a chiedere la restituzione di dette somme, ed in caso contrario perché nulla sia stato fatto fino ad oggi, sempre che tale diritto non si sia nel frattempo prescritto.

LA RISPOSTA DI STANCANELLI. Intervistato dal nostro sito, il sindaco Raffaele Stancanelli ha commentato con un certo fastidio: “La frittata è stata rivoltata. Mi ero permesso di invitare tutte le forze politiche ad abbassare i toni per risolvere al più presto questa vicenda e mi ritrovo accusato. Chi mi attacca si vergogni, io non ho alcuna responsabilità. Perché dovrei dimettermi?”.

LaSicilia.it.