Enel: invece di rispondere sui contenuti vuole di nuovo censurarci | Greenpeace Italia
10 Novembre 2012Enel: invece di rispondere sui contenuti vuole di nuovo censurarci | Greenpeace Italia.
Enel torna a minacciarci legalmente con una diffida e annuncia nuove azioni in sede civile e penale. Il motivo, questa volta, è “Uno al giorno” , il cortometraggio lanciato ieri che denuncia gli impatti sanitari della produzione elettrica col carbone della multinazionale italiana. Ancora una volta Enel reagisce alla nostra campagna di informazione chiedendo di censurare il sito web di Greenpeace. È l’atteggiamento arrogante di chi non sa rispondere sui contenuti mentre fa profitti utilizzando la fonte più sporca, il carbone, scaricandone i costi ambientali e sanitari sui cittadini. Con questo progetto cinematografico diretto da Mimmo Calopresti che ha visto la partecipazione di attori come Haber, Briguglia, Ceccarelli e Quartullo abbiamo voluto evidenziare le “due anime” dell’azienda: che produce anche energia verde, ma fa grandi profitti col carbone dal quale viene il 41% della sua produzione elettrica in Italia. Dire questo, secondo i vertici di Enel, è calunnia.
La lettera di diffida di Enel:
Enel vuol rimuovere il cortometraggio di Calopresti, perché ritenuto “calunnioso, diffamatorio e lesivo”. Ma i contenuti sono gli stessi del sito del quale era stata chiesta la chiusura a luglio, e che il Tribunale Civile di Roma non aveva invece censurato con motivazioni molto chiare: “il nucleo essenziale della notizia riportata da Greenpeace è conforme a verità…”.
Ricapitoliamo la questione:
1.le emissioni da carbone provocano un impatto sanitario valutabile, secondo il modello utilizzato dall’Agenzia Ambientale dell’Unione Europea, in un certo numero di “morti premature”;
2.Greenpeace ha commissionato un rapporto a un istituto indipendente per valutare l’impatto delle centrali Enel. Il rapporto prima della pubblicazione è stato presentato a Enel. I risultati sono di oltre 360 casi all’anno sui dati di emissione 2009. Nel frattempo la produzione da carbone di Enel è aumentata;
3.Enel è il principale produttore di elettricità da carbone in Italia e vuole costruire altre centrali a carbone. Greenpeace chiede di non farlo e di prevedere una progressiva riduzione dell’uso di carbone. Come si legge nella lettera, Enel parla di “grave violazione dell’impegno da Voi assunto […] di interrompere la campagna gravemente diffamatoria nei confronti di Enel”. Greenpeace non ha mai affermato in nessuna sede di voler sospendere questa campagna nei confronti di Enel. Andremo avanti fino a quando l’azienda non risponderà alle nostre richieste.
Greenpeace chiede a Enel:
La cancellazione di nuovi progetti di centrali a carbone, il dimezzamento della produzione elettrica da carbone entro il 2020 e l’azzeramento al 2030, con un contestuale sviluppo di fonti rinnovabili e pulite.