Fornero messa in fuga dalle “Iene”. Giornalismo dell’odio o ministra troppo choosy? | Gli Altri Online
22 Novembre 2012
La ministra Fornero ieri si è presentata al ministero della Sanità per una conferenza stampa, però è stata assaltata dalla troupe delle jene che l’hanno tempestata di domande che lei non ha affatto gradito. Non solo non ha risposto alle domande ma si è innervosita e ha deciso di non tenere più la conferenza stampa. Il ministero ha anche, qualche ora dopo l’incidente, diffuso una nota stampa di polemica contro i giornalisti che l’avevano “infastidita”. Di seguito due commenti a confronto, di Piero Sansonetti e Andrea Colombo
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Basta col giornalismo dell’odio
Le Iene hanno un grande successo. Da che dipende? Dallo spirito del tempo. Lo spirito del tempo ormai è questo: “linciate, linciate”. Tutti sono contenti quando qualcuno viene linciato: dai giudici, dai giornalisti, poco importa. Io invece sono convinto che questo tipo di giornalismo – che piace, che ha successo – sia il peggior giornalismo possibile. Si fonda su un principio semplice: che le ideologie cadute hanno bisogno di un surrogato, e il surrogato è il giornalismo dell’odio. In questo tipo di giornalismo l’informazione sparisce, il lavoro di ricostruzione, di ricerca, di controllo delle notizie, di scrittura, di montaggio, tutto ciò diventa assolutamente inutile. Questo giornalismo funziona con lo “stalking”, cioè con l’idea di scegliere un bersaglio, un nemico, raggiungerlo e poi colpirlo e perseguitarlo. Il servizio riesce se si copre con più fango possibile la vittima; non riesce la vittima ne esce bene. E in questo secondo caso si fa una cosa molto facile: non si manda in onda niente e così si evita di fare una bruta figura.
Il giornalismo stalking, come quello delle Iene e anche quello della Gabanelli, è a basso tasso di informazione e a nullo tasso di lealtà. A me sembra una infamia di tipo medievale. Non era meglio quando c’erano le ideologie, c’erano i comunisti e i fascisti, che si odiavano, sì, ma riempivano l’odio di idee e di passioni civile? Ora il giornalismo stalking ha abolito idee e passioni: resta solo l’odio.
(Piero Sansonetti)
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Lacrime, sempre lacrime. E se la jena fosse lei?
Elsa, Elsa, chi te l’ha fatto fare? Lo sapevi che andava a finire così, sennò quelle lacrime che i maligni chiamano di coccodrillo ed erano sincere pur se misteriose, perché mai le avresti versate? Fossi rimasta nella tua baronìa, su una di quelle cattedre che negli ultimi trent’anni son diventate più che troni, chi mai avrebbe osato criticare, obiettare, insistere con domande moleste, indiscrete, ineducate e magari con qualcosa di peggio, un fischio, orrore, e chi ti dice che non finisca persino con qualche pomodoro?
Dovevi saperlo che i politici non sono fortunati come voi accademici. Casta sì, ma, loro, fino a un certo punto. Così se a una jena viene in mente di turbare la tua sensibilità squisita con storiacce zozze di cassintegrati, esodati, disoccupati, licenziati senza giusta causa, precari a vita, be’, può farlo. Se ti scappa una smarronata greve come quel famigerato choosy, non c’è obbligo di sorridere masticando amaro per paura del voto. Finisci crocefissa. Non te la perdonano. Ridono, gli ignorantoni e i rozzi.
C’è qualche vantaggio. Hai potere su molta più gente, questo sì, e quasi altrettanto assoluto. Però non altrettanto insindacabile. Per ladies e gentildonne può diventare dura.
C’è una via d’uscita, ed è più altera e dignitosa di queste sceneggiate che stanno diventando la barzelletta del Paese. Passare la mano. Sottrarsi alla malevolenza di chi non ti merita. Tornare a somministrare la tua medicina solo alla limitata platea dei tuoi studenti graziando quella più vasta dei lavoratori italiani. Ci saranno solo applausi e tanta commossa gratitudine. Perfino da parte di quei ragazzacci delle Iene.
(Andrea Colombo)