Globalist.it | Ingroia: anche la ‘ndrangheta nel mondo Dell’Utri
20 Novembre 2012Globalist.it | Ingroia: anche la ‘ndrangheta nel mondo Dell’Utri.
Il magistrato parla in esclusiva di Berlusconi e Dell’Utri. Alcuni stralci fanno parte del film “Berlusconi, la genesi”, in uscita in dvd dal 21 novembre.
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Redazione
martedì 20 novembre 2012 18:55
www.popoff.globalist.it
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(Foto da WEB) di Giulia Migneco e Giorgia Pietropaoli. Marcello Dell’Utri alleato non solo di Cosa Nostra, ma anche della ‘Ndrangheta. E ancora. Lui e Berlusconi contigui a quella parte di Cosa Nostra che poi, nella guerra di mafia degli anni Ottanta, diventò la fazione perdente. Poi c’è Riina, che seppe quasi per caso dell’esistenza di questi rapporti e, solo in quel momento, cominciò ad interessarsene in prima persona, per impadronirsi del controllo di quella relazione importante. Antonio Ingroia, procuratore aggiunto a Palermo, racconta in questa intervista rilasciata per il documentario “Berlusconi: la genesi”, in uscita in dvd con il quotidiano Pubblico il 21 novembre, il triangolo Berlusconi, Dell’Utri, Cosa Nostra. In esclusiva per Popoff alcune parti dell’intervista.
Su quali elementi di prova si è fondata la condanna di Marcello Dell’Utri?
La condanna di Marcello Dell’Utri, sia in primo che in secondo grado, si è fondata su un quadro complesso di elementi di prova: in parte dichiarazioni di collaboratori di giustizia e testimoni, in parte intercettazioni telefoniche e ambientali, poi riscontri e documentazioni varie. Una notevole mole eterogenea di elementi di prova.
Per cosa è stato condannato Dell’Utri?
Nella ricostruzione della sentenza definitiva in cui venne condannato Marcello Dell’Utri si è detto che Dell’Utri ha svolto il ruolo di mediatore fra Berlusconi e Cosa Nostra, quindi è stato da un lato portatore degli interessi di Cosa Nostra e dall’altro portatore degli interessi di Berlusconi, con il quale ha sempre avuto una comunanza di interessi.
Quali sono stati i collaboratori di giustizia più importanti?
Fra i collaboratori di giustizia sicuramente le dichiarazioni più importanti sono quelle che si sono fondate su testimonianze dirette. Per esempio quella del pentito Francesco Di Carlo, uomo d’onore di Altofonte, testimone diretto dell’incontro fra alcuni mafiosi, Dell’Utri e Berlusconi. Incontro durante il quale Marcello Dell’Utri sarebbe stato indicato dai mafiosi come uomo di fiducia di Cosa Nostra. Le dichiarazioni del collaboratore Di Carlo, ma non solo le sue, hanno evidenziato l’aspetto del triangolo, diciamo così, Cosa Nostra, Dell’Utri, Berlusconi.
Con quale fazione di Cosa Nostra si allearono Berlusconi e Dell’Utri?
I rapporti e i contatti che Dell’Utri aveva con Cosa Nostra da parte di Berlusconi, in quell’incontro riferito dal collaboratore Di Carlo, fu con quella parte di Cosa Nostra che poi nella guerra di mafia degli anni Ottanta diventò la parte perdente cioè Bontate, Teresi e così via.
Riina era a conoscenza di questi rapporti?
Dalle dichiarazioni di altri collaboratori del versante corleonese risulta che, dalla metà degli anni Ottanta, Riina seppe quasi per caso dell’esistenza di questi pregressi rapporti di Berlusconi per il tramite di Dell’Utri con la mafia perdente e solo in quel momento cominciò ad interessarsene in prima persona per impadronirsi, diciamo così, del controllo di quella relazione importante.
Ci sono stati contatti fra Dell’Utri e altre organizzazioni criminali?
Che ci fosse un contatto non soltanto di organizzazioni criminali siciliane, quindi non solo di Cosa Nostra, ma anche di altre organizzazioni criminali, come quella della Banda della Magliana o dell’Ndrangheta, è un elemento che l’accusa ha ritenuto provato ed è stato confermato dai giudici che hanno condannato il signor Marcello Dell’Utri.
Che attendibilità avete dato alle dichiarazioni di Filippo Alberto Rapisarda?
Rapisarda è personaggio le cui dichiarazioni sono state ritenute parzialmente attendibili perché in alcuni punti c’è stata una progressione delle sue dichiarazioni diciamo sospetta. E’ certo che Rapisarda aveva dei contatti con clienti mafiosi, soprattutto con la mafia degli anni ’70, dei Bontate, dei Teresi ecc. e che Dell’Utri svolse un ruolo di collaborazione passando una volta da un gruppo e una volta dall’altro.
Ci sono stati dei momenti di frizione durante le indagini?
Si, nel corso delle indagini vi furono dei momenti di frizione, chiamiamola così, o di insufficiente collaborazione da parte degli indagati nell’acquisizione della documentazione soprattutto finanziaria e contabile che riguardava il gruppo delle Holding e l’origine del gruppo Fininvest. E in questo senso vi furono anche degli episodi specifici di documentazione incompleta.
Perché secondo lei?
Naturalmente è difficile indagare sulle ragioni. È un dato di fatto che comunque non tutta la documentazione venne messa a disposizione, come è un dato di fatto che nell’unica occasione in cui il Tribunale di Palermo ritenne di dover sentire il Presidente Berlusconi, anche su alcuni buchi neri relativi alle vicende contabili finanziarie delle società del suo gruppo, il Presidente Berlusconi in qualità di già indagato, ritenne di avvalersi della facoltà di non rispondere, quindi molte domande sono rimaste senza risposta.
Come può essere spiegato l’utilizzo continuo di prestanome da parte del gruppo Fininvest?
L’uso di prestanome o, come il consulente della difesa di Dell’Utri ha preferito definire, di persone fiduciarie e intestatarie di società, quote, riferibili al gruppo Fininvest è certamente un’anomalia, sintomo di scarsa trasparenza. E’ una delle domande che avremmo voluto porre al Presidente Berlusconi e che non hanno mai avuto risposta.