Il Cavalier Grillo di Giovanni Belfiori | Com.Unità
14 Novembre 2012su Diario di bordo Giovanni Belfiori
Grillo mi affascina. E’ un po’ come Berlusconi: lo odio e lo amo. Un paio di anni fa scrissi che il modello di Berlusconi, basato sulla tv, era già vecchio. Mio figlio, che è un nativo digitale, di Berlusconi sentiva parlare da noi genitori; Grillo, invece, lo conosceva direttamente: dalla rete. Non molti giorni fa, Berlusconi, interrogato da un giornalista sull’importanza di internet nella comunicazione politica, aveva risposto con sincerità (e già questa è una notizia) che lui di rete non ne sapeva nulla. Grillo rappresenta davvero il ‘nuovo’ e il Pd, ad esempio, dovrebbe guardare con maggiore attenzione al modo di fare politica degli aderenti al Movimento 5S. E’ un modo forte, diretto: usano l’inchiesta come forma di denuncia e di partecipazione; girano sempre con la videocamera del cellulare accesa per documentare, registrare, testimoniare. Si mettono in fila nelle code d’attesa al pronto soccorso, bussano negli uffici deserti della pubblica amministrazione, girano nel territorio per vigilare sulla salvaguardia ambientale, spulciano i conti dei corrotti.
Hanno voglia di un’Italia e di un mondo più pulito. Non vanno demonizzati, come non andavano demonizzati nel ’94 i tanti italiani che votarono Forza Italia. Ha ragione Mariastella Gelmini, quando al Corsera, qualche giorno fa, dichiara che “Noi avevamo la stessa voglia di cambiare le cose. La stessa spinta. E per molto tempo siamo voluti restare ‘movimento’”.
Allora eravamo nel baratro di Tangentopoli, oggi siamo nel baratro di una crisi economica e sociale cui la politica, prima del centrodestra e ora del governo tecnico, non riesce a offrire risposte adeguate. Ieri come oggi, c’è una parte d’Italia stanca, sfiduciata, che ha voglia di riprendere in mano le leve della politica per cambiare e migliorare il futuro.
Eppure, oggi come allora, c’è l’illusione che il Capo possa cambiare tutto. Ieri Berlusconi con le tv, oggi Grillo con il web. E tra Berlusconi e Grillo, non c’è dubbio che il più pericoloso sia il secondo. Perché conosce meglio di tutti –lui comico in tv prima, mattatore dei V-Day poi, e ora guru del web- la televisione, la piazza e la rete.
Sarebbe, però, una lettura sciocca quella che si limitasse a considerare Grillo come un plagiatore di milioni di italiani che, da perfetti decerebrati, lo ascoltano incondizionatamente. C’è, invece, una lettura meno superficiale che andrebbe fatta, partendo proprio dalla sincera voglia di cambiare che anima i cosiddetti ‘grillini’. Una voglia di cambiare che parte da un lavoro di confronto e di ascolto con la società che, spesso, i partiti stentano a fare. Il problema è che questo lavoro viene sempre più ingabbiato dalle regole del Capo che, come tutti i Capi, assomiglia molto a quelli che l’hanno preceduto.
C’è un e-book che forse avrebbe potuto essere più curato, ma che comunque val la pena leggere, scritto qualche mese fa da Michele Di Salvo, che porta come titolo un esplicito “Chi e cosa c’è dietro Grillo e al Movimento 5 stelle”.
Non è che ci siano scoperte eclatanti: della Casaleggio Associati si è detto e scritto molto, ma l’analisi di Di Salvo è chiara e sintetica: il metodo di Grillo, sostiene, è “semplice e geniale”: applica l’Influencer marketing su vasta scala, controllando cancellando commentando postando sulla rete tutto ciò che è possibile.
Di Salvo aggiunge che “tutte le multinazionali lavorano così, ma Beppe Grillo è il primo che sulla base di un sistema del genere costruisce un vero e proprio partito politico virtuale”. Esattamente come aveva già fatto Berlusconi che, primo in Italia, ha costruito un sistema dove la reality-fiction è diventata la scena politica dentro cui muoversi.
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