Il programma di Ratzinger per riconquistare le anime degli atei – UAAR Ultimissime

16 Novembre 2012 0 Di ammiano marcellino

Il programma di Ratzinger per riconquistare le anime degli atei – UAAR Ultimissime.

SANTO IMPOSTORE(Foto da WEB)Dopo il vio­lento attacco di mons. Muller, pre­fetto del­l’ex San­t’Uf­fi­zio, gli atei e gli agno­stici sono stati presi di mira ieri anche dal papa. Bene­detto XVI si è tut­ta­via rive­lato assai più sot­tile del suo con­na­zio­nale, e insieme ad alcune fran­che ammis­sioni sullo stato della fede nel mondo con­tem­po­ra­neo ha deli­neato la stra­te­gia per cer­care di recu­pe­rare le peco­relle smar­rite. La “nuova evan­ge­liz­za­zione”, di cui hanno appena finito di discu­tere i vescovi in ple­na­ria, passa neces­sa­ria­mente per questa via. Il pro­gramma, tut­ta­via, ci sembra assai poco con­vin­cente. L’e­poca con­tem­po­ra­nea è carat­te­riz­zata da “forme sot­tili e cap­ziose di atei­smo teo­rico e pra­tico”. Con pre­oc­cu­pa­zione, il papa rico­no­sce che oggi ”certe men­ta­lità dif­fuse ren­dono più dif­fi­cile alla Chiesa e al cri­stiano comu­ni­care la gioia del Van­gelo ad ogni crea­tura”. Nel pas­sato “l’a­de­sione a Dio erano, per la mag­gio­ranza della gente, parte della vita quo­ti­diana” e “piut­to­sto era colui che non cre­deva a dover giu­sti­fi­care la pro­pria incre­du­lità”. Invece nei giorni nostri, in cui hanno diritto di cit­ta­di­nanza alter­na­tive alla reli­gione e il sup­porto del potere coer­ci­tivo è meno diretto, “la situa­zione è cam­biata e sempre di più il cre­dente deve essere capace di dare ragione alla sua fede”. L’e­poca con­tem­po­ra­nea è carat­te­riz­zata da “forme sot­tili e cap­ziose di atei­smo teo­rico e pra­tico”. Avanzano secolarismo e ateismo. Dal­l’il­lu­mi­ni­smo “la cri­tica alla reli­gione si è inten­si­fi­cata” e in alcuni “sistemi atei” Dio è con­si­de­rato “una mera pro­ie­zione del­l’a­nimo umano, un’il­lu­sione e il pro­dotto di una società già fal­sata da tante alie­na­zioni”. Nel secolo scorso c’è stato un “forte pro­cesso di seco­la­ri­smo, all’in­se­gna del­l’au­to­no­mia asso­luta del­l’uo­mo”. ”Feno­meno par­ti­co­lar­mente peri­co­loso per la fede”, ammo­ni­sce Bene­detto XVI, è “una forma di atei­smo” defi­nito “pra­tico”, “nel quale non si negano le verità della fede o i riti reli­giosi, ma sem­pli­ce­mente si riten­gono irri­le­vanti per l’e­si­stenza quo­ti­diana, stac­cati dalla vita, inu­tili”. Modo di vivere rite­nuto “ancor più distrut­tivo”, “perché porta all’in­dif­fe­renza verso la fede e verso la que­stione di Dio”. Pro­ba­bil­mente il papa in questo caso si rivolge, senza dirlo espli­ci­ta­mente, ai tanti che si pro­fes­sano ‘cat­to­li­ci’ ma vivono come se Dio non ci fosse, piut­to­sto che ai non cre­denti. Secondo il capo della Chiesa cat­to­lica l’uomo “sepa­rato da Dio è ridotto a una sola dimen­sione, quella oriz­zon­tale”. E tale “ridu­zio­ni­smo” è rite­nuto “una delle cause fon­da­men­tali dei tota­li­ta­ri­smi” nonché “della crisi di valori che vediamo nella realtà attuale”. Tale assunto, ripe­tuto osses­si­va­mente come un mantra dalle gerar­chie reli­giose, non viene cor­re­dato da evi­denze a sup­porto. “Oscu­rando il rife­ri­mento a Dio, si è oscu­rato anche l’o­riz­zonte etico, per lasciare spazio al rela­ti­vi­smo e ad una con­ce­zione ambi­gua della libertà” e “l’uomo pensa di poter diven­tare egli stesso «dio», padrone della vita e della morte”, aggiunge il papa. Un salto logico, quello raz­tin­ge­riano, sem­pli­ci­stico e rive­la­tore di un’at­ti­tu­dine esclu­si­vi­sta, ben poco aperta ad altri modi di con­ce­pire la vita. Le tre “vie” di Ratzinger. Date le pre­messe non è una sor­presa con­sta­tare come le tre solu­zioni poi for­nite dal papa per risol­le­vare la fede cri­stiana siano insuf­fi­cienti e scon­tino una visione irri­me­dia­bil­mente asfit­tica. Di fatto rici­clando vecchi cliché e sfo­de­rando pen­sa­tori ‘moder­ni’ del cali­bro di san­t’A­go­stino. il papa fa un coming out rive­la­tore della sua vici­nanza all’intel­li­gent design. In primo luogo, Bene­detto XVI fa appello alla “bel­lezza” della natura, per “far recu­pe­rare all’uomo d’oggi la capa­cità di con­tem­plare la crea­zione”. Il mondo “non è un magma informe”, ma “più lo cono­sciamo e più ne sco­priamo i mera­vi­gliosi mec­ca­ni­smi, più vediamo un dise­gno”, “un’in­tel­li­genza crea­trice”. Qui il papa fa un coming out rive­la­tore della sua vici­nanza all’intel­li­gent design. E non poteva man­care la cita­zione (fuori con­te­sto) di Albert Ein­stein sulla “razio­na­lità del­l’u­ni­verso”. Il deismo di matrice spi­no­ziana del noto scien­ziato viene pie­gato ad maio­rem Dei glo­riam, nono­stante lo stesso Ein­stein abbia riba­dito la sua netta lon­ta­nanza dalla con­ce­zione cri­stiana del mondo. Ad esem­pio nella nota let­tera a Eric Gut­kind del 1954, in cui defi­niva “la parola Dio niente più che espres­sione e pro­dotto della debo­lezza umana e la Bibbia una col­le­zione di ono­re­voli, ma ancora pri­mi­tive leg­gende che nono­stante ciò abba­stanza infan­tili”. Pro­prio il con­tra­rio di ciò che intende soste­nere il reli­gioso. Spa­rata la prima car­tuc­cia, Joseph Ratzin­ger passa all’in­te­rio­rità del­l’uomo, alla ”capa­cità di fer­marci e di guar­dare in pro­fon­dità in noi stessi e leg­gere quella sete di infi­nito che por­tiamo dentro, che ci spinge ad andare oltre e rinvia a Qual­cuno che la possa col­mare”. E come kit per questo self-help in salsa cri­stiana con­si­glia nien­te­meno che il Cate­chi­smo. Si arriva poi alla “fede”. Il cre­dente deve vivere come se fosse sempre in ‘mis­sio­ne’. “La sua esi­stenza diventa testi­mo­nianza non di se stesso, ma del Risorto” da osten­tare in ogni aspetto della vita quo­ti­diana. E Bene­detto XVI assi­cura che la fede ”non è illu­sione, fuga dalla realtà, comodo rifu­gio, sen­ti­men­ta­li­smo”. Ma i suoi discorsi, infar­citi di ter­mini sospesi tra l’ap­pello al pathos e all’e­mo­ti­vità, tra­di­scono pro­prio questa atti­tu­dine. La debolezza della ‘nuova’ evangelizzazione. Se queste sono le stra­te­gie deli­neate dalla mas­sima auto­rità del cat­to­li­ce­simo, non è arduo capire perché “oggi molti hanno una con­ce­zione limi­tata della fede cri­stiana”, iden­ti­fi­cata come “un mero sistema di cre­denze e di valori e non tanto con la verità di un Dio rive­la­tosi nella storia”. È dif­fi­cile che si riesca a con­vin­cere un ateo o un agno­stico con­sa­pe­vole delle pro­prie posi­zioni a suon di dogmi, citando san­t’A­go­stino o ricor­rendo a tau­to­lo­gie. Appare buffa la rap­pre­sen­ta­zione della vita “piena” solo se ha due “dimen­sioni”: non ci si rende conto che sarebbe piatta, schiac­ciata da una fede scelta tra mille (e spes­sis­simo impo­sta da altri). Invece di aggiun­gere dimen­sioni all’e­si­stenza umana, in questo modo non si fa altro che ridurle, in nome di una verità rive­lata di cui è l’in­fal­li­bile deten­tore e sulla base di una pre­cisa dot­trina. anche il papa non sembra pro­prio aver capito come vivono e come la pen­sano atei e agno­stici. Riu­scirà Ratzin­ger a ricon­qui­stare le anime dei non cre­denti? Se le argo­men­ta­zioni su cui vuol far leva sono queste, ci sembra assai dif­fi­cile. Soprat­tutto perché, come abbiamo già fatto notare a pro­po­sito di mons. Muller, anche il papa non sembra pro­prio aver capito come vivono e come la pen­sano atei e agno­stici. Pen­sare che la loro vita sia “oriz­zon­tale” solo perché manca della dimen­sione “ver­ti­cale” del tra­scen­dente è un errore gros­so­lano, ed è – questo sì – assai ridut­tivo di quasi un miliardo di esseri umani, tanti dei quali vivono un’e­si­stenza “piena” e rea­liz­zata. Il papa deve con­vin­cerli che una vita all’in­se­gna dei dogmi eccle­sia­stici lo sia assai di più. Discorsi come quello di ieri non ci riu­sci­ranno pro­ba­bil­mente mai. L’as­so­cia­zione