Il viaggio di Monti in medioriente. Con il Qatar solo un primo accordo, gli sceicchi puntano a energia e reti – huffingtonpost.it
19 Novembre 2012Raccontano che le trattative tra la Cassa depositi e prestiti e gli uomini di Hamad bin Khalifa Al Thani, l’emiro del Qatar, siano andate avanti tutta la notte e si siano concluse solo qualche ora prima della firma dell’accordo. Un accordo che, per il momento, porterà alla nascita di un nuovo veicolo di investimento che sarà finanziato da Fsi, il Fondo Strategico Italiano della Cassa Depositi e prestiti, e dalla Qatar Holding, società controllata dal governo qatarino. A breve ognuno dei due soci verserà nelle casse del nuovo fondo, battezzato IQ Made in Italy Venture, 300 milioni di euro. Ma in poco tempo la potenza di fuoco arriverà fino a due miliardi, uno ciascuno, da utilizzare nei prossimi quattro anni. Il fondo potrà investire in aziende della moda e del lusso, dell’arredamento, dell’alimentare, della distribuzione. Sul tavolo dell’amministratore delegato di Fsi, Maurizio Tamagnini, già ci sarebbero alcuni dossier. Medie aziende con fatturato di circa 300 milioni di euro con piani di crescita ambiziosi in cerca di un partner finanziario per aiutarle a penetrare i mercati internazionali.
Ma perché un accordo proprio con il fondo sovrano del Qatar? Probabilmente perché un fondo sovrano con mezzi come quelli della famiglia Al Thani è meglio averlo come alleato che trovarselo come concorrente. Come è accaduto, per esempio, con la vendita di Valentino. Il Fondo Strategico Italiano, insieme a un’altra maison della moda come Zegna, aveva provato a mettere in piedi un’offerta per tenere in Italia il marchio. Ma un capriccio della sceicca Mozha, l’elegante moglie dell’emiro appassionata della griffe italiana, raccontano lo abbia convinto a mettere sul piatto un’offerta inarrivabile per qualsiasi altro investitore, 700 milioni di euro. L’accordo siglato oggi, lunedì 19 novembre, dovrebbe servire ad evitare un altro caso Valentino. Meglio operare insieme sul mercato italiano che uno contro l’altro. Ma è solo una delle sfaccettature dell’intesa odierna. Che in realtà potrebbe preludere ad altro.
A lasciarlo intendere è stato lo stesso presidente della Cassa Depositi e prestiti, Franco Bassanini. “Questo primo accordo con i grandi investitori dei Paesi del Golfo”, ha spiegato Bassanini, “è di grande importanza per tutto il gruppo Cdp, anche perché potrà favorire il perfezionamento di altri accordi di co-investimento sia con il Fondo strategico italiano, sia con altri strumenti del gruppo”. L’idea, insomma, sarebbe quella di portare avanti anche altre operazioni insieme al Qatar, e non solo attraverso il Fondo Strategico, il veicolo della Cassa per il sostegno delle imprese considerate più importanti nel mercato italiano. Bassanini, giusto per citare un esempio, ha un problema da risolvere. Il governo gli ha venduto Fintecna con dentro Fincantieri, società che costruisce navi da crociera e yacht. Il numero uno della Cassa, come aveva spiegato in un’intervista all’Huffingtonpost, vorrebbe al più presto disfarsi di una partecipazione considerata ingombrante. O quantomeno trasferirla al Fondo Strategico mantenendo solo una quota di minoranza. Nei mesi scorsi proprio il fondo del Qatar aveva mostrato qualche interesse per Fincantieri, proprio per la parte relativa alla costruzione di navi da crociera e yacht. Al Thani, tuttavia, è interessato in Italia soprattutto ad un’altra azienda, la Snam Rete Gas. Lo sceicco ha già una partecipazione nel rigassificatore di Rovigo e nei mesi scorsi aveva provato anche a farsi avanti per l’acquisto della rete che distribuisce il gas (e della quale l’Eni deve ancora vendere un 20% sul mercato), ma era stato respinto con perdite. La quota del 30% meno un’azione è finita in pancia a Cdp Reti, veicolo costituito ad hoc dalla Cassa.
Proprio Cdp Reti potrebbe avere un’evoluzione interessante per le mire del Qatar. Nella sua pancia, presto, potrebbe finire anche il 29,9% della quota di Cdp in Terna. E, semmai dovesse andare in porto l’operazione (al momento comunque pare difficile), anche il 30% della newco della rete di Telecom Italia. In uno scenario futuro, inoltre, nella società delle reti che fa capo a Cdp, potrebbe addirittura finire l’infrastruttura ferroviaria. E qui entra in gioco il governo. Vittorio Grilli ha promesso ai mercati almeno 10 miliardi di euro di privatizzazioni l’anno. Per il 2012 se l’è cavata vendendo, appunto, alla Cassa le quote di Simest, Sace e Fintecna, tre società del Tesoro. Ripetere l’operazione in futuro, potrebbe non essere semplice avendo come controparte la sola Cassa Depositi e prestiti. Un po’ perché l’uso del risparmio postale ha dei limiti, ma soprattutto perché si rischierebbe di essere accusati di false privatizzazioni. La presenza, con una quota rilevante, di un fondo sovrano, potrebbe aiutare a dribblare le accuse. Non solo. Proprio nei giorni scorsi è stato adottata definitivamente la nuova golden share, l’azione d’oro che dà diritto al governo italiano di bloccare eventuali operazioni ostili nel capitale delle società considerate strategiche. Un altro tassello che torna utile a contenere eventuali scatti in avanti di capitali, anche dei fondi sovrani, non concordate con l’esecutivo.
Come le cose tra Cdp e qatarini evolveranno si vedrà. Intanto il Fondo sovrano del Qatar ha anche deciso di stanziare un miliardo di euro per investimenti immobiliari in Costa Smeralda. Proprio Al Thani aveva rilevato nei mesi scorsi il consorzio dall’altro storico investitore, l’Aga Khan. In Qatar, alla firma dell’accordo con la Cassa, c’era anche Ugo Cappellacci, il governatore della Sardegna. La sua presenza, secondo alcune fonti, sarebbe stata richiesta per garantire che il piano di investimenti deliberato dal Qatar per la Costa Smeralda non venga bloccato da veti amministrativi.