Silvio Berlusconi chiede la guida della Convenzione per le riforme. Il Cav fa la colomba e vara l’operazione “padre della patria” come ultimo scudo giudiziario.

30 Aprile 2013 0 Di macwalt

 Silvio Berlusconi chiede la guida della Convenzione per le riforme. Il Cav fa la colomba e vara l’operazione “padre della patria” come ultimo scudo giudiziario. [email protected]

Silvio Berlusconi

Si è convinto che a questo punto è “politica” la risoluzione dei guai giudiziari. Che c’è un unico modo per resistere alle condanne che arriveranno a breve. Per questo Silvio Berlusconi aggiunge ogni giorno un tassello a quella che i suoi, con ironia, chiamano “operazione padre della patria”. Un disegno che il Cavaliere svela, nella telefonata a Mattino 5: “Una convenzione per le riforme della Costituzione, il cui presidente dovrà essere indicato dal Pdl. Immagino che debba essere io”.

È davvero una voce dal sen fuggita, perché tutti, proprio tutti, gli avevano suggerito di non scoprire il gioco (e l’obiettivo). Perché solo a dirla una cosa del genere fa scattare a sinistra un allarme tale da mettere in discussione la stessa operazione Letta. E perché una cosa del genere va preparata, gestita con prudenza. E invece, come sempre, l’ex premier non è riuscito a tenersi, portando il gioco a carte scoperte. Che rischia di diventare pericoloso, perché l’accordo col Pd ancora non c’è. Anzi, il capogruppo Speranza, nel suo discorso in Aula, ha fatto capire che non ci sarà.

È vero, ai tempi delle sue consultazioni, Bersani aveva offerto ad Alfano la presidenza della Convenzione, come camera di compensazione del “governo del cambiamento”. Ora lo schema è cambiato, Alfano è al governo, Berlusconi sente di averne la golden share. E quindi per il Cavaliere la presidenza del luogo in cui dovrebbe essere disegnata l’architettura della Terza Repubblica è, semplicemente, dovuta. Adesso che tutte le cariche istituzionali sono andate alla sinistra, adesso che grazie al consenso del Pdl è nato un governo guidato comunque da un esponente del Pd, anche se moderato, e adesso che pur di farlo nascere Berlusconi ha rinunciato anche a pretendere i ministri “falchi” che avrebbe voluto, è arrivato il tempo di ricevere un segnale dal Pd.

C’è qualcosa che va oltre l’ambizione personale. È una manovra tutta politica quella che porta alla presidenza della Convenzione. Un ruolo non di parte, ma riconosciuto da tutti. E un ruolo del genere, è il ragionamento di Berlusconi, non può non avere conseguenze prima sui processi, poi sulle condanne. È uno scudo. Già, perché un conto è chiedere la condanna per Silvio Berlusconi, un conto è chiederla per Silvio Berlusconi nei panni di architetto della Terza Repubblica, fautore della pacificazione nazionale, statista riconosciuto da tutti. La condanna, a quel punto, apparirebbe come un atto sovversivo, una mina messa sotto l’edificio della grande pacificazione.

Ecco, la via politica come risposta all’assalto giudiziario. È una strategia tutt’altro che improvvisata: “Berlusconi – dice Giuliano Ferrara a Repubblica – deve cessare il mestiere dell’imputato, deve pensare in grande, lavorare perché l’Italia risorga”. Perché il salvacondotto non esiste. Non c’è diavoleria che consenta a Berlusconi di evitare le sentenze. L’unica strada è creare un clima propizio, col Cavaliere che si impegna a fare la pace, e la sinistra che la smette di cavalcare le procure. Per questo sono giorni che Berlusconi ha come principale preoccupazione quella di calmare i falchi, e di apparire come un leader che davvero vuole chiudere il Ventennio della guerra civile. E per questo parlerà martedì in Aula, al Senato. Sarà lui a pronunciare il discorso della fiducia al governo Letta. Un fatto ad alto significato simbolico. Mai il Cavaliere ha dato la sua fiducia ad altri, riconoscendo l’avversario, e mostrandosi disponibile a costruire un percorso comune. Ora ha deciso invece di puntare tutto sull’operazione statista, di apparire come unico leader dei moderati ma anche come leader responsabile e dialogante. Tre le colombe si pensa in grande. Con Berlusconi che si prende la Convenzione per le riforme, passa alla storia e poi punta dritto al Quirinale. Chissà. Sogni, fantasie, che accompagnano i primi giorni del governo di larghe intese. In attesa che tra quindici giorni arrivi prima la sentenza Mediaset, e poi quella Ruby.

Silvio Berlusconi chiede la guida della Convenzione per le riforme. Il Cav fa la colomba e vara l’operazione “padre della patria” come ultimo scudo giudiziario..