
La cultura umanistica sostiene le democrazie
28 Giugno 2013Oggi il quotidiano “La Repubblica” porta alla luce una tematica estremamente preoccupante. A partire dalla pag. 29 del quotidiano troviamo tre pagine riguardo al disincanto dalle Università. Il disinteressamento e l’abbassamento delle iscrizioni alle Facoltà umaninistiche è un aspetto che convolge gli StatiUniti, la Francia, l’Inghilterra. Rispetto agli anni passati la percentuale d’iscrizioni a queste Facoltà è calata sensibilmente e in Italia forse anche peggio: immatricolazioni al minimo e le cattedre ridotte. Mentre in Francia è stato lo stesso Hollande – si legge nell’articolo – a lanciare un progetto governativo, perchè gli studenti riscoprano quelle Facoltà dalla storia dell’arte all’antropologia, dalla letteratura alle scienze sociali abbandonate e considerate fabbriche di disoccupazione, in Italia l’unica voce è il silenzio.
A mio parere frasi come“Con la cultura non si mangia” citata anni orsono da un Ministro dell’Economia, esprime totale mancanza di competenza di giudizio; un alto esponente di un qualsiasi governo, dovrebbe invece rassicurare ed essere in grado di valorizzare l’istruzione verso la cultura.
“La Repubblica” riporta l’opinione di un famoso critico che a lungo ha insegnato Letteratura italiana all’Università La Sapienza. Alberto Asor Rosa dice con amarezza: “Le Facoltà umanistiche sono state lasciate in un tragico abbandono dai governi competenti, nel 2003 gli ordinari di Letteratura italiana alla Sapienza erano 12 oggi sono rimasti in due. Come si fa ad appassionare gli studenti verso questi corsi di studio, se il messaggio che passa è che si tratta di studi residuali, di un mondo che non c’è più, sui quali non vale la pena di investire?
“La cronaca attuale” – aggiunge Asor Rosa – “non è altro che la conferma di questo tragico scenario. Se il Ministro dei Beni culturali – prosegue il docente – ritiene che i direttori dei musei debbano ruotare ogni tre anni, come professionisti di terz’ordine, perchè ci stupiamo se i giovani disertano la storia dell’arte ridotta a puro fenomeno merceologico?”
Martha Nussbaum, filosofa americana e studiosa di civiltà antiche cita nel suo ultimo libro: “Non per profitto. Perchè le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica”. Rilanciando con forza l’idea di una formazione degli studenti non “utilitaristica” , ma anche “disinteressata”.
Non solo le aree umanistiche sono in crisi ma anche quelle sociali: la stessa Sociologia italiana ha subito un calo d’immatricolazione del 28,7% superiore a quello delle facoltà umanistiche.
Per il decano dei sociologi Franco Ferrarotti anche la stessa Sociologia oggi intesa in senso riduttivo e troppo “economico” deve riscoprire, per sopravvivere, le proprie radici filosofiche. “Il direttore di una multinazionale – afferma il professore – con sedi in tutto il mondo, deve conoscere l’antropologia culturale e le origini dei paesi che compongono l’azienda in cui lavora. Altrimenti sarà un cattivo manager. E non basta sapere soltanto l’inglese”.
Questo articolo, ci ricorda come il disinteresse dei giovani alla cultura sia ormai da anni fomentato dalle istituzioni. Anche la decisione di vari Comuni italiani a delegittimare, e qundi a sospendere i corsi di recupero per i lavoratori – da una disposizione del governo Berlusconi – e dove i Sindaci dovrebbero avere la facoltà di esprimersi – incoraggia l’ipotesi che i bassi ceti debbano nuovamente rimanere senza cultura.
Già da molti anni ormai i diritti dei cittadini, dei lavoratori sono stati falciati da scelte scellerate dei politici e dai troppi silenzi dei sindacati e dalla forza lavoro che attualmente è messa in ginocchio.
Quello che fino a ieri sembrava una problematica tutta italiana, oggi si è estesa in tutta Europa e non solo. Tutto ciò non si limita ad un rischio di impoverimento cultuale dei paesi ma un rischio ben più grave della sopravvivenza delle democrazie occidentali. Dove manca cultura ed i particolare la cultura umanistica, manca una sensibilità ed una adeguatezza alle problematiche sociali. Essere in sintonia con il mondo che ci circonda vuol dire anche conoscerne la storia, le abitudini, i coinvolgimenti.
Le democrazie occidentali oggi sono sempre più fragili per le incertezze di valori essenziali. Emarginazioni sociali come povertà e ignoranza sono il toccasana per un capitalismo ed una finanza onnivori e spietati.
La mancanza della stabilità di un impiego permanente fornisce il caos alle famiglie che si trovano costrette a privazioni essenziali che fomentano insicurezze e mancanza di aspettative per il futuro. come non essere in grado di sostenere i propri figli nelle loro aspettative. I “poteri forti” ne approfittano per creare istabilità, insicurezza e panico.
Questi sono gli ingredienti per il disfacimento e il sovvertimento delle democrazie.
Il nostro desiderio è che anche l’Europa, nel suo contesto di “Unione” assuma il compito di difendersi da questi pericoli. Abbia il coraggio di lascire le sue credenziali dalla “globalizzazione monetaria” per sostenere, invece, a piena forza una Unione Europea egualitaria che abbia a cuore il benessere dei cittadini del mondo.