Perché il centrosinistra vince per l’Italia e pareggia per il Parlamento di Marco Marturano | Com.Unità
13 Giugno 2013su Carambola – Perché il centrosinistra vince per l’Italia e pareggia per il Parlamento di Marco Marturano
Il 2013 verrà ricordato come uno degli anni elettoralmente più vincenti per il centrosinistra in Italia. Se qualcuno ha la tentazione di ridere provi a confrontarsi con l’unica cosa incontestabile: i numeri.
Quelli che dicono che non solo la coalizione guidata dal Pd ha vinto in 16 comuni capoluogo su 16 (Sicilia a parte), ma soprattutto nella quasi totalità delle centinaia di Comuni al voto e soprattutto in tre regioni su quattro (tutte governate dal centrodestra). Numeri che somiglierebbero ad un trionfo e che sono resi ancora più storici per almeno due risultati clamorosi.
A Treviso vince per la prima volta il centrosinistra dopo 20 anni di dominio incontrastato della Lega e in particolare di quel Gentilini diventato simbolo della Lega e del centrodestra nel Nord e il centrosinistra vince con Giovanni Manildo, un candidato giovane e positivo che ha basato la sua campagna sulla concretezza, sul cambiamento e sul rispetto degli avversari. Il secondo risultato storico è la vittoria a Pisa di Marco Filippeschi, che viene riconfermato sindaco di una città tradizionalmente vicina a quei colori ma lo fa con il massimo scarto (41%) rispetto al candidato del centrodestra che si ferma al 12%. Mai in una città capoluogo di provincia un sindaco del centrosinistra in Italia era stato eletto con uno scarto così grande.
Al di là dei casi storici comunque resta una chiara evidenza. Soprattutto in una fase di crisi economica e sociale e di disaffezione dalla politica gli elettori italiani che scelgono i loro amministratori (che siano sindaci o presidenti di regione) tendono a fidarsi maggiormente di quelli del centrosinistra e delle liste civiche (a Treviso erano tre su 5 liste che sostenevano Manildo per esempio) e a respingere sia la proposta antipolitica dei candidati grillini (elezioni siciliane a parte i comuni vinti da candidati grillini sono 2 quest’anno e 4 l’anno scorso) sia quella dei candidati del centrodestra.
E peraltro questi numeri sono solidi perchè sono la conferma di un quadro che si presentava con queste caratteristiche anche nelle amministrative del 2011 (da Milano a Torino, da Napoli a Cagliari, da Novara a moltissimi altri) e in quelle del 2012 (dalla Sesto san Giovanni investita dai venti della vicenda Penati alla Sicilia a Monza e a tanti altre amministrazioni al voto, con l’eccezione di Verona e di Parma soprattutto).
Se mettessimo insieme le città e le regioni per le quali si è votato in questi tre anni (e quindi non solo nel 2013) e con affluenze al voto diverse (la più alta nel 2011, la più bassa non quest’anno, come invece hanno scritto i giornali, ma l’anno scorso) scopriamo un paese che vota e premia i candidati e i progetti e le squadre del centrosinistra e del civismo legato a quei progetti. Cosa fa eccezione a questo quadro uniforme e talmente consolidato negli anni da essere definibile come vero e proprio fenomeno sociopolitico? fa eccezione il risultato di pareggio striminzito che ha conquistato lo stesso centrosinistra alle elezioni politiche di febbraio, dal quale è scaturita la nascita del governo di larghe intese Letta-Alfano.
In realtà usiamo la parola eccezione perchè quando per tre anni di seguito a cavallo delle politiche l’elettorato dà chiarissimi segnali di preferire amministratori di centrosinistra o civici vicini al centrosinisitra (e questo segnale in tre anni viene da quasi metà dell’elettorato italiano) e poi alle elezioni politiche non dà al centrosinistra più del 30% significa che il problema è la rappresentazione che ha dato di se quella coalizione a livello nazionale in direzione ostinata e contraria a quella che invece ha dato sul territorio. possiamo scegliere due dei tanti motivi di queste convergenze parallele.
In primo luogo nelle amministrative il centrosinistra si è sempre aperto in questi anni a forze civiche sia alle primarie che alle elezioni e da questa apertura ha conquistato elettori moderati e rassicurato quelli che non conquistava. Nelle politiche sia alle primarie che alle elezioni il centrosinistra si è chiuso anzichè aprirsi e addirittura ha ridotto la stessa composizione della squadra perdendo pezzi.
In secondo luogo il centrosinistra nelle amministrative fonda una parte significativa delle sue vittorie sulla propositività e sulla concretezza che consente di combattere la pulsione antipolitica (che avrebbe potuto premiare Grillo e che non lo ha fatto proprio perchè i candidati grillini sono più ideologici che pragmatici) e di vincere le resistenze che avrebbero gli elettori indecisi moderati se la campagna fosse sui valori e non sulle soluzioni. alle elezioni politiche invece il centrosinistra non ha saputo chiarire in tanti mesi le tre soluzioni concrete e operative per affrontare i problemi più gravi del Paese e perdendo così elettori sia verso Grillo che verso l’astensionismo.
Se a Roma qualcuno studiasse queste e altre differenze forse al prossimo giro elettorale cambierebbero le cose.