Poligono di Quirra, la perizia a due facce e le nuove indagini scientifiche | Sardegna | Regionali | tiscali.notizie
6 Giugno 2014Nel poligono di Quirra “è possibile affermare che, sulla base dei campioni di suolo ed acque prelevati, non siamo in presenza di un disastro ambientale”. Ma, per quanto riguarda la pericolosità delle esercitazioni militari per la popolazione, sono necessarie nuove ricerche. Ha due facce la risposta che il perito Mario Mariani ha dato al gip di Lanusei Nicola Clivio, il quale lo scorso anno lo aveva incaricato di appurare, tra opposti pareri, chi avesse ragione sulle morti dei pastori di Quirra e l’inquinamento del territorio.
Mariani, docente di “Chimica delle radiazioni” al Politecnico di Milano (università statale), mercoledì ha depositato la sua relazione, nell’ambito dell’inchiesta contro venti imputati, tra ufficiali dell’Aeronautica, tecnici e amministratori locali accusati di omissione di cautele contro i disastri, falso ideologico e altri reati. Il perito da un lato sostiene che non vi sia stato disastro ed esclude possibili contaminazioni radioattive, ma dall’altro riconosce che le esplosioni nel territorio di Quirra producono “polveri tossiche” potenzialmente nocive. Ed auspica che nuove indagini scientifiche vengano svolte, nelle quali “siano coinvolte fin da subito molteplici competenze tecnico-scientifico-sanitarie” perché “solo in questo modo sarà possibile valutare in modo più accurato l’impatto delle attività militari sull’ambiente e la salute”.
Un punto a favore degli imputati – È vero che il professor Mariani non esclude che esercitazioni e test delle armi possano intossicare o anche uccidere a causa di sostanze chimiche ma non radioattive, le sole oggetto della sua perizia (l’uranio impoverito e il torio), ma sul piano processuale il suo lavoro, che esclude il “disastro ambientale”, segna un punto a favore degli imputati, accusati non di omicidio colposo o di lesioni, bensì di non aver prevenuto ed evitato, appunto, un “disastro ambientale”.
Gettiamo le basi: un esito previsto – Mariella Cao, presidente del comitato “Gettiamo le basi”, ha osservato come “parrebbe che si avveri, purtroppo, quanto profetizzato da Gettiamo le Basi nel marzo 2013: la superperizia poco o nulla trova e riafferma le conclusioni, contradditorie e schizoidi, dei circa otto studi effettuati finora, nessun disastro ma bisogna continuare a studiare”.
Nessuna radioattività – La perizia di Mariani spiega che nei campioni di suolo ed acque prelevati a Quirra la presenza di uranio impoverito (usato nei proiettili anticarro) e di torio (presente, per ammissione dell’Esercito Italiano, nei missili anticarro sparati a Quirra) è al di sotto delle soglie di rischio ed è compatibile con le concentrazioni naturali di un territorio come quello sardo “ricco di metalli pesanti”.
Ma il torio può avvelenare – Mariani sostiene così per un verso che la concentrazione di torio non è allarmante, ma aggiunge che “tuttavia, è importante indicare ad esempio che la pericolosità per la salute, riguardante in special modo il torio contenuto nel sistema di guida dei missili Milan, è stata riconosciuta nel corso della sperimentazione di questo sistema di arma al punto da abbandonare l’impiego di tale radio-elemento in questo tipo di armamento ” e da interdire l’accesso, come hanno deciso le Forze armate italiane, ai luoghi dello scoppio dei “Milan” a qualunque persona non autorizzata. Quindi un’altra precisazione, ovvero che la quantità di torio dispersa a Quirra “dovrebbe essere al massimo di circa 3200 grammi”, basandosi però sulle sole informazioni fornite dai militari.
Nessun campione animale o vegetale – Una relazione dei veterinari della Asl aveva, due anni fa, fornito dati assai preoccupanti sulla percentuale altissima di tumori (in diversi casi mortali) tra i pastori della zona e su quella altrettanto allarmante di malformazioni negli agnelli appena nati. Il perito non ha indagato su questo aspetto, anche perché non era incaricato di farlo, e ha spiegato di aver raccolto solo campioni di terra e acqua e nessun campione di tessuti di animali o piante del poligono di Quirra.
Le polveri tossiche – Il docente del Politecnico ammette che “le polveri (sollevate dalle esplosioni, ndr), e a maggior ragione nelle loro frazioni più fini di particolato, meritano una particolare attenzione soprattutto se si verifica il rischio che vengano inalate accidentalmente dai lavoratori o dalle persone del pubblico”. Ma, per evitare questo effetto nocivo, suggerisce ai militari di usare metodi di “irrigazione a pioggia” per bagnare il terreno ed evitare le nubi tossiche. Mariani aggiunge poi di non avere indagato, perché non di sua competenza, sui casi di “nano particelle” di metalli pesanti trovate nei corpi di persone ed animali colpiti dalla cosiddetta “Sindrome di Quirra”.
Arsenico e verde pubblico – Nella perizia si parla ancora delle fortissime concentrazioni di arsenico trovate nei terreni di Quirra e dintorni, ma le si attribuisce – al pari di quanto fa il ministero della Difesa – alla presenza nella zona della miniera abbandonata di Baccu Locci. Comunque, secondo il perito nominato dal gip, a Quirra non vi è alcun “disastro ambientale” e le concentrazioni di uranio e torio sono pari a quelle considerate standard per le aree urbane destinate a “verde pubblico”.