Torna la violenza del Regime turco a Piazza Taksim – di Bob Fabiani
1 Giugno 2014
.
di Bob Fabiani – Tutto il mondo ieri, 31 maggio 2014, è tornato con gli occhi puntati su Piazza Taksim. Le violenze repressive del governo turco in realtà non si sono mai fermate da quando, la scorsa primavera gli attivisti occuparono Gezi Park. Non era una protesta estemporanea né era una “presa di posizione” di fanatici terroristi quella degli attivisti di Piazza Taksim. Era invece una protesta diffusa in tutta la società civile turca che si oppeneva (e si oppone) alla visione autoritaria del Sultano Erdogan. In questo anno, il governo turco, ha usato piùvolte le maniere forti per ridurre al silenzio, alla resa quanti si oppongono al suo modo retrogado di affrontare la vita del paese: il premier vorrebbe imporre – per decreto – la sua visione islamica della vita e, in questo modo cancellare la laicità della Turchia condannadola per sempre a un sistema dove, sono assenti i più elementari diritti umani e sociali. In questo anno, uno dopo l’altro, sono caduti nella spirale repressiva – fatta di arresti preventivi e processi farsa, una gran parte della società turca, da i medici che operarono e diedero i loro soccorsi ai ragazzi e attivisti di Gezi Park a, le schiere di avvocati che vennero arrestati solo perché avevano messo a disposizione la loro professionalità al servizio dei manifestanti di Piazza Taksim.
.
Scene di delirio da Regime autoritario che in un crescendo sempre più senza confini ha prima cercato di fare terra bruciata intorno e vicino agli attivisti e, poi, con il supporto della sempre zelante polizia turca ha passato in ressegna, casa per casa, redazione per redazione, tutti coloro che erano in aperto contrasto con il governo Erdogan.
.
Prima che il mondo ieri tornasse a seguire la brutalità della polizia turca a Istambul e in tutta la Turchia, nei mesi scorsi, Erdogan e il suo governo ha cercato in tutti i modi di mettere la museruola all'”informazione altra” quella dei social media, dei siti internet, di twitter e delle televisioni web oltre che dei giornali di opposizione. Uno dopo l’altro sono stati chiusi e oscurati tutta una serie di siti internet ma tutto questo non ha bfermato né scalfito la netta opposizione all’operato di Erdogan.
.
-LA CORTE COSTITUZIONALE TURCA RESPINGE IL TENTAIVO DI CHIOUDERE YOUTUBE IN TURCHIA
.
Quando Erdogan alzò il tiro e prese di mira i siti internet, youtube e twitter l’obiettivo era molto preciso. Dopo la riconquista e lo sgombero di Piazza Taksim, l’opposizione si trasferì sul web e, da qui, continuò la propria battaglia per la democrazia e la libertà d’informazione ora negata in Turchia. Proprio in quel periodo iniziarono a venire a galla i “primi rumors” degli scandali che travolsero il governo del Sultano. Si trattava di una classica storia di corruzioni e tangenti che erano all’ombra delle Grandi Opere che Erdogan annunciò in pompa magna su Istambul e in tutta la Turchia. Un fiume di denaro per fare ponti megalattici a Istambul e, l’ambizioso tunnel che dovrebbe unire l’Europa all’Asia con il risultato che lo stretto del Bosforo non sarebbe stato più lo stesso. Fece scalpore anche il nome che Erdogan impose per il “nuovo mega-ponte”, un nome che in realtà è tutto un programma:Selim I il sultano che guidò l’impero ottomano tra il 1512 e il 1520.
.
Ma a parte questo, a spaventare gli ambientalisti sono i 1875 metri sospesi sul Bosforo e che, verranno realizzati da un consorzio italo-turco di cui fa parte anche Astaldi. Il costo dell’intera Grande Opera sarà di 2,5 miliardi di dollari, questa opera avrà l’effetto di aumentare il traffico anziché deviarlo. Sotto il Bosforo passerà invece il Marmary, tunnel ferroviario sottomarino più profondo del mondo – si calcola siano 58 i metri sotto il livello del mare – che, appunto collegherà il Corno d’Oro alla sponda asiatica. Dopo la realizzazione di questa Grande Opera, voluta fortissimamente dal Sultano Erdogan, andranno definitivamente in pensione le mitiche storiche stazioni di Sirkeci (la famosissima “Orient Express”) e anche Haydarpasa. Queste storiche stazioni forse avranno un destino identico e segnato: diventeranno degli anonimi (ed ennesimi) centri commerciali che tanto piacciono a Erdogan. In questi mega-progetti Erdogan, si gioca tutto, il presente e il futuro politico: passa anche da qui, da questi successi se riuscirà a coronare il sogno di diventare presidente della Repubblica turca.
.
Ma lo scandalo lo travolse. Quasi decapitò il suo governo e il suo partito l’Akp.Mentre la magistratura faceva il suo corso (e per questa ragione subì gravissimi attacchi che la ricondusse alla “normalizzazione di Stato”), la battaglia a tutto campo di Erdogan si spostò contro il web e i siti internet. Il 2 aprile scorso, la Corte di Cassazione turca stabilì che il blocco imposto per youtube e tutti i social networks, voluti e imposti dalle autorità di Ankara, in realtà andava letta come una violazione dei diritti degli utenti ledendo, gravemente la libertà di espressione. Sempre in quello stesso giorno, la stessa Corte, aveva emesso un’analoga sentenza: il blocco e l’oscuramento di twitter doveva essere immediatamente rimosso. Ma Erdogan è sempre andato avanti per la propria strada fino a ieri. Giornata del primo anniversariodella protesta di Piazza Taksim e di Gezi Park.
.
-GIORNATA DI ORDINARIA REPRESSIONE DA STATO DI POLIZIA.
.
Ore di violenti scontri a Istambul con decine di ferite e centinaia di arresti. Il pugno di ferro annunciato da Erdogan in una serie di deliranti annunci si è infine consumato per trasformare, il 1° anniversario della grande rivolta di Gezi Park in una nuova, drammatica giornata di mattanza e violenza da parte degli zelanti agenti. Gli attivisti di Piazza Taksim avevano chiamato a raccolta tutti coloro che intendevano manifestare pacificamente nella piazza simbolo, l’appuntamento, era stato fissato alle 19 di sabato 31 maggio 2014. Non solo Istambul e Gezi Park ma anche molte altre città turche avevano aderito all’appello: scendendo in piazza con fiori, libri e, sopratutto, in ricordo degli 8 manifestanti massacrati e barbaricamente uccisi dalla zelante polizia di Erdogan, nelle giornate delle grandi proteste per chiedere più libertà e democrazia durante la primavera 2013.
.
Nei giorni precedenti all’anniversario, il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan aveva invece vietato ogni concentrazione e, nel proseguio del suo triste delirio autoritario aveva annunciato che chi avesse manifestato sarebbe stato arrestato (…non bisogna scandalizzarsi più di tanto perché è lo stesso pugno di ferro invocato dal nostro presidente della Repubblica – non più tardi di due giorni fà – chiesto a gran voce contro i movimenti che in Italia si battono contro gli sprechi delle Grandi Opere Inutili e per il Diritto all’Abitare ) : “Alle nostre forze di polizia – ha tuonato il premier turco – Sono state date istruzioni chiare. Faranno tutto ciò che è necessario”.
.
Questa parole si sono tradotte presto in :mattanza e repressione brutale per tutta la giornata e serata di ieri, sabato 31 maggio 2014. Per l’occasione si sono stai impiegati 25 mila agenti appoggiati da 50 blindati Toma e, sono stati sguinzagliati dentro il cuore di Istambul per impedire la manifestazione in ricordo del 1° anniversario di Piazza Taksim. Tuttavia decina di migliaia di persone a Istambul, Ankara, Antalya, Adana e in tutto il paese sono scesi in piazza senza farsi scoraggiare dalla repressione annunciata e puntualmente avveratasi. A ripreva di questo, la brutalità repressiva della zelante polizia, in assetto ant-sommossa, è andato in scena a viale Istikal, isola pedonale di 2 Km, il cuore laico e progressista della città.
.
Ma non è rimasto un episodio isolato: stesse scene a Cihangin, a Kadikoy e nel quartiere alevita di Gazi (gli aleviti furono massacrati dal Sultano Selim I che durante il suo regno ne sterminò almeno 40 mila N.d.R…). La repressione della polizia è stata condotta con lacrimogeni, cannoni ad acqua e pallottole di gomma.
.
-“REPRIME I GIORNALISTI STRANIERI” : ORDINE NON SCRITTO DI ERDOGAN
.
Nell’intera giornata di ieri, la zelante polizia del premier turco, ha preso di mira – con un’azione mirata e sistematica – i giornalisti stranieri mostrando così il volto peggiore, quello repressivo e di assoluta impunità di cui gode in sede governativa. I momenti peggiori si sono svolti nel pomeriggio di un brutto sabato turco. Ad Ankara, il fotoreporter italiano, Piero Castellano, è stato colpito da un candelotto lacrimogeno sparato dalla polizia turca ad altezza d’uomo. Più o meno negli stessi attimi, il corrispondente della Cnn, Ivan Watson, è stato clamorosamente arrestato in diretta televisiva, da un gruppo di poliziotti in borghese. A conclusione della tremenda giornata turca sono stati molti altri giornalisti a denunciare di aver subito becere e cruenti violenze da parte delle forze dell’ordine sempre spalleggiate e difese a spada tratta dal Sultano di Istambul, Erdogan. Che la giornata sarebbe sfopciata in una nuova mattanza repressiva si era capito e intuito nei giorni precedenti al 1°anniversario per Gezi Park. Durante il messaggio delirante Erdogan ha sottolineato:”Non potete occupare Taksim come avete avete fatto l’anno scorso, dovete rispettare la legge”.
.
Peccato che questa legge imposta a forza di repressione lede i più elementari diritti dei cittadini che, da troppo tempèo ormai, a Istambul come in tutta la Turchia, non possono più esercitare il proprio diritto alla libertà di movimento e di espressione e di opinione ameno che, non vogliano finire nelle patrie galere turche.
.
Benvenuti nel “Regime di Erdogan” lo stesso che l’occidente ha troppo spesso decantato, incensato, sostenuto in tutti questi anni.
Fonte.:contropiano;hurriyetdailynews;tinyurl.ilmanifesto;ilfattoquotidiano)
Bob Fabiani
.
Link
-www.hurriyetdailynews.com;
-www.todayszamau.com;
-www.ntvmsnbc.com;
-http://en.rsf.org/english;
-www.contropiano.org;
-www.globalist.it;
-www.reset.italia.net;
-www.bbc.co.uk/news
-http://tinyurl.com/q7t3r3j
.
Informando: Torna la violenza del Regime turco a Piazza Taksim..
.