Sono sicuro che Obama troverà le parole giuste da pronunciare a Hiroshima. Non si scuserà, cosa che difficilmente potrebbe fare senza sconfessare il ruolo avuto dagli Usa nella seconda guerra mondiale, ruolo di cui abbiamo ampiamente goduto anche noi europei.
Ma le sue indiscutibili capacità retoriche riusciranno probabilmente a collocare storicamente l’episodio e forse ricordarci che che cosa è stata la prima metà del secolo scorso.
Se si sommano insieme la prima guerra mondiale, la seconda, le guerre coloniali, le rivoluzioni, i genocidi, le persecuzioni razziali e le repressioni politiche la prima metà del secolo scorso supera ampiamente i 100 milioni di morti .
All’incirca un abitante ogni venti di tutto il mondo di quell’epoca è perito violentemente a causa di uno di questi fattori.
Uccidere il proprio nemico, assassinare il proprio avversario, sterminare minoranze etniche o religiose era considerato “normale”, sotto ogni regime.
Pratiche in auge da secoli in tutte le parti del mondo. A cui si somma nel XX secolo la sempre maggiore potenza di sistemi d’arma. La seconda guerra mondiale aggiunge a questa galleria di orrori i bombardamenti della popolazione civile, l’ultima arma di una lotta all’ultimo sangue.
Da questo punto di vista Hiroshima e Nagasaki rappresentano chiaramente, con l’uso della bomba atomica, un salto di potenza nei cosiddetti bombardamenti strategici che afflissero varie città, soprattutto europee, durante tutta la guerra.
Coventry e Dresda solo per citare i due casi forse più noti. Oggi il numero di morti per guerre è molto, molto inferiore e anche, se non sembra, in diminuzione da vari anni.
Ma i primi 50 anni del secolo scorso e con essi Hiroshima e Nagasaki non ce li dobbiamo proprio dimenticare. Per ricordarci di come eravamo e di come potremmo tornare ad essere. Scommetto che questo dirà Obama.