Denis Verdini: duello tv con Travaglio, in campagna elettorale coi candidati Pd. Così si legittima “l’impresentabile” Denis

17 Maggio 2016 0 Di luna_rossa

E, alla fine, Denis Verdini, il grande imputato si ritrovò leader: “A Travaglio – dice scherzando – stasera gli sfilo la sedia”. A Ballarò l’ex plenipotenziario di Berlusconi, ha accettato un “duello” proprio col direttore del Fatto, il grande Nemico. Duello breve, una quindicina di minuti, neanche paragonabile all’arena di Santoro dove Berlusconi spolverò la sedia. Quanto basta per un segnale: “È legittimante – spiegano dentro Ala – l’incontro con Travaglio. È l’incontro di un leader col principale avversario”.

Ieri sera, il leader era col principale alleato, Luca Lotti. Tarda sera. A Cosenza Verdini ha appena finito la sua giornata di campagna elettorale tutta comizi e bagni di folla a fianco del candidato sindaco del Pd, Carlo Guccione, una volta comunista di ferro ai tempi del Pci ora indagato in Rimborsopoli. Luca Lotti è a Reggio Calabria, non proprio dietro l’angolo, per una partita dedicata alla legalità della nazionale parlamentari. Corre a Cosenza, per un cocktail con gli imprenditori. In parecchi raccontano che avrebbe poi cenato con Denis. In verità i due si sono incontrati dopo, perché Verdini a cena era con quelli della sua lista, alleata col Pd.

C’era Giacomo Mancini jr, erede della dinastia socialista di Giacomo Mancini senior, passato da sinistra a destra fino a ricoprire l’incarico di assessore nella giunta di Scopelliti, condannato a sei anni per abuso e falso su una vicenda di quando era sindaco di Reggio. L’uomo forte di Verdini a Cosenza è Ennio Morrone, titolare, assieme al fratello, di una holding di cliniche. Ha frequentato diversi partiti di centro destra Morrone, prima di approdare ad Ala. Capogruppo di Forza Italia ai tempi di Scopelliti, assurse all’onore delle cronache nazionali nel corso della sua precedente stagione nell’Udeur di Mastella, 2006, dopo che andò a incontrare, nel carcere di Cosenza, l’allora capogruppo ds al Consiglio regionale della Calabria, arrestato per conduzione mediante induzione. Morrone gli porta la sua solidarietà, ma i due sono protagonisti di un colloquio che esula da qualunque consuetudine e viene registrato da una microspia dei magistrati. “Ladro”, “Bastardo”, così avrebbe definito il giudice il parlamentare dell’Udeur, partito dell’allora guardasigilli Mastella. Per difendersi parlerà di “regia occulta”.

Uno dei figli di Morrone, Marco, è nel consiglio di amministrazione della Cooperativa Sant’Anna, il cui presidente è indagato assieme al proprietario dello stabile per concorso in abuso edilizio: “L’attività della cooperativa – scrive infatti il sostituto procuratore – è stata compiuta in spregio di diverse norme penali. L’attività svolta è esclusivamente preordinata al lucro, senza rispetto alcuno della persona umana e dei diritti costituzionalmente riconosciuti con conseguente attivazione di una struttura fatiscente e priva delle necessarie condizioni per il ricovero degli immigranti”.

A Cosenza Verdini passa una giornata da leader, forte della sua lista pesante, al cui interno ci sono anche nomi di famiglie molto chiacchierate e coinvolte in procedimenti giudiziari. E sabato farà lo stesso a Napoli a fianco di Valeria Valente. “Probabile l’incontro con Verdini” dicono nello staff della Valente, la giovane turca vicina al guardasigilli Andrea Orlando. “Certo”, dicono dentro Ala, che a Napoli e Caserta, l’ex feudo di Nicola Cosentino, ha fatto il pieno di riciclati ex Pdl. Altra foto, per il pluri-imputato in vari processi dove è accusato di reati gravi: dalla bancarotta fraudolenta per il fallimento del Credito cooperativo fiorentino alla truffa aggravata ai danni dello Stato per i contributi editoriali ricevuti dalla società Ste, che pubblicava il Giornale della Toscana, anch’essa fallita. Imputato anche finanziamento illecito in un processo in cui è rinviato a giudizio anche un altro parlamentare di Ala Riccardo Conti e per corruzione, assieme a Marcello Dell’Utri e Nicola Cosentino per la storia della P3 di Flavio Carboni. Secondo i magistrati avrebbero creato un’associazione per “condizionare il funzionamento degli organi costituzionali e di rilevanza costituzionale”. Una condanna in primo grado a due anni gli è invece arrivata per concorso in corruzione relativamente alla vicenda degli appalti per la ristrutturazione della Scuola dei Marescialli di Firenze.

Medaglie, per un costituente che a ottobre sarà impegnato con i suoi comitati per il sì a favore della riforma costituzionale di Renzi. Sarà quello il compimento del percorso. Spiega un verdiniano di ferro: “Col referendum si compirà la fase della legittimazione. A quel punto l’ingresso al governo sarà organico”. Di qui a ottobre, Denis farà metabolizzare la sua ingombrante presenza. A ben vedere, mai Verdini si era posto così da leader. Schivo, diffidente nei confronti dei giornalisti, ha sempre preferito l’ombra, dove tutto si nasconde, alla luce, dove tutto si vede. Mai, da braccio destro (e sinistro) di Berlusconi, ad esempio, ha accompagnato il Cavaliere al Quirinale, che ha sempre preferito Gianni Letta, perché vissuto sul Colle più altro come meno imbarazzante. Ora invece al Colle sale con la sua delegazione, come avvenuto qualche tempo fa. Una fonte informata chiede l’anonimato per raccontare: “È andato per spiegare il sì alle riforme ma anche per perorare la causa di Nicola Cosentino, la cui carcerazione preventiva dura da anni. Ma Mattarella ha solo ascoltato senza proferire parola”.

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