Gli uomini non ci capiscono
17 Maggio 2016 0 Di luna_rossaFinalmente il “mistero” della violenza di genere è stato svelato….
Articolo di Maria G. Di Rienzo
Care donne e ragazze, finalmente il “mistero” della violenza di genere è stato svelato. Gettate pure nel cestino analisi femministe, storiche, giuridiche e socio-economiche; gettatevi pure studi, ricerche, dati e percentuali, stracciate testimonianze delle sopravvissute e resoconti delle attiviste. E gioite! Perché la faccenda – come dimostrano i più recenti episodi di stupro, aggressione sessuale e femminicidio accaduti nel nostro soave paese – è davvero semplicissima: glu uomini non capiscono il nostro linguaggio. Perciò, quando noi diciamo No, Basta, Vattene, È finita, Non voglio, loro non colgono il messaggio e presumono che noi si sia pienamente consenzienti. Grida, lacrime, spintoni, tentativi di sottrarsi parimenti non vengono intesi come rifiuto, dal che si desume che anche il nostro linguaggio corporeo è per loro alieno. D’altronde noi abbiamo tutte l’aspetto della figura qui sotto, somigliamo a esseri umani in modo molto superficiale e non è certo colpa di assalitori, stupratori e assassini se in noi non riescono a cogliere nessuna umanità e non provano per noi empatia alcuna.
(I brani fra virgolette sono citazioni da articoli di quotidiani italiani a tiratura nazionale. Non sono stati corretti dagli errori di grammatica e sintassi indegni della professione di giornalista).
14 maggio 2016, Ravenna: Giovane stuprata in spiaggia: fermato un 17enne. L’ha filmata mentre si rivestiva.
“La ragazza 18enne e un’amica coetanea, assieme a un gruppetto di amici, avevano raggiunto la località rivierasca per partecipare a una festa in uno stabilimento molto frequentato da giovani. (…) Il 17enne – secondo l’accusa – non appena rimasto solo con la ragazza, ne ha approfittato per le prime avances. Ma al netto rifiuto di lei, l’ha spogliata con la forza e l’ha violentata nonostante le urla della giovane”.
Però lui non c’era, se c’era dormiva e se dormiva sognava di non esserci: “Il 17enne, raggiunto dai Carabinieri nella notte tra domenica e lunedì, ha prima negato tutto sostenendo che la notte precedente si trovava invece in una discoteca di Faenza. E quando i militari hanno trovato nel suo telefonino un video della 18enne mentre si stava rivestendo aiutata dall’amica, ha parlato di rapporto consenziente. Su una spalla gli sono stati trovati arrossamenti compatibili con un ultimo tentativo di difesa della ragazza. Davanti al Gip, ha poi sostenuto di non avere inteso il rifiuto della 18enne a causa della sua difficoltà a comprendere l’italiano. (Nda: è romeno) E per quanto riguarda il video, ha detto di averlo registrato non per morbosità ma perché, nel nel tentativo di fare luce con il proprio apparecchio, avrebbe sbagliato tasto”.
Visto? Semplice problema di comunicazione. Non vorremo mica “mostrificare” questo povero stronzo definendolo uno stupratore e rovinargli la vita – è così giovane! – perché la sconsiderata gli ha parlato nella propria incomprensibile lingua aliena.
15 maggio 2016, Forlì: Professore bacia studentessa 15enne: arrestato. Filmato dalle telecamere piazzate in seguito alle segnalazioni di alcuni genitori. Il 40enne docente delle superiori dovrà rispondere di violenza sessuale aggravata.
“La polizia sta cercando di capire ora se la minorenne sia l’unica, presunta, vittima del docente. All’insegnante vengono contestate le aggravanti visto il ruolo ricoperto (abuso della sua autorità) e la minore età della ragazzina”.
“Ora il docente, 40enne, che lavorava in un istituto superiore di Forlì, è in carcere. Con una accusa infamante per un insegnante: violenza sessuale aggravata dall’età della vittima e dall’aver abusato della sua autorità su di lei. Interrogato, ha spiegato di aver creduto che fosse consenziente”.
“Dopo una prima fase di smarrimento per l’accaduto, ha ammesso il bacio. Ma avrebbe spiegato di essersene invaghito e di credere che la giovane fosse consenziente. Anche se al termine dell’interrogatorio con la Pm avrebbe mostrato segni di aver capito che, difficilmente, si possa parlare un rapporto «consenziente» con una minorenne di 15 anni. L’uomo però avrebbe fermamente negato di aver avuto approcci nei confronti di altre ragazzine”.
“Adesso limoniamo un po’, sei d’accordo?”, dice il professore. “Pha ish ilaisrus, i’arrasu”, risponde lei nell’idioma di un pianeta orbitante attorno a Alderamin (α Cephei). Cosa diamine poteva capire, lo sventurato? (Io la traduzione la so, in inglese viene come “Go fuck yourself, asshole”)
Comunque, chiedere è lecito, errare è umano, la carne è debole eccetera eccetera. E poi questo è un docente delle superiori, mica scherziamo, preparazione accademica e intelletto gli hanno persino permesso di arrivare vicino a comprendere di aver usato violenza a una minorenne. Non vogliamo dargli un’altra possibilità? Magari fra cinque-dieci anni capisce la differenza fra una donna e una bambola gonfiabile.
16 maggio 2016, Firenze: uccide la ex moglie a coltellate e poi si toglie la vita.
“Ha suonato il campanello: “Scendi ti devo rendere tutti i tuoi vestiti”. Aveva in macchina una valigia con le cose della ex moglie. Lei ci ha creduto, è salita sull’auto bianca che poco dopo la polizia ritroverà lungo l’Arno, nella zona dell’Isolotto, alla periferia di Firenze con due corpi già senza vita. Aveva preparato la trappola Mattia Di Teodoro, 33 anni (…) Era caduto in depressione da quando la moglie, Michela Noli, 31 anni lo aveva lasciato lo scorso aprile. Aveva fatto innumerevoli tentativi di riappacificazione. Ieri sera ha localizzato lei spiandola con il gps del cellulare (…) Mattia non riusciva a rassegnarsi alla fine del loro matrimonio. L’altra notte ha mandato un messaggio ad alcuni amici: “L’ho ammazzata”. (…) Di certo i due non stavano più insieme, Mattia aveva postato sul suo Facebook una nuova moto scrivendo, una Harley: “E’ la mia rinascita”. Nel suo profilo decine di foto di lui e Michela nel tempo in cui stavano insieme: facce sorridenti, luoghi di vacanza, gli scatti del matrimonio. A lasciarla non ci riusciva, agli amici diceva che era convinto che sarebbero tornati insieme. Così le ha dato quell’ultimo appuntamento. (…) La giovane ha 20-25 coltellate sul corpo, ha cercato fino all’ultimo di proteggersi dalla furia di lui.” L’omicida-suicida lascia un biglietto di scuse alla propria famiglia “per quello che avrebbe fatto di lì a poco: uccidere Michela e poi togliersi la vita. Perché? Mi sono sentito umiliato e deriso”
Perché mai, vi chiederete: forse la “moto della rinascita” era scarburata? Mai quanto la narrazione dell’articolista, comunque, zeppa di tutti i luoghi comuni più vieti e dannosi del canone che giustifica la violenza, una narrazione che riesce a rubricare lo stalking e la premeditazione dell’omicidio come “ultimo appuntamento” per “tornare insieme” al culmine degli “innumerevoli tentativi di riappacificazione”.
Si è trattato anche qui, purtroppo, di un problema di comunicazione. La moglie ha detto qualcosa del tipo “La nostra relazione è finita”, ma parlava nel suo idioma femminile non umano e il marito – miserello! – ha sentito “Non sono inferiore a te e ho signoria sulla mia vita”, sentendosi perciò umiliato e deriso nel suo superiore status padronale.
Ma ora che abbiamo individuato il vero problema (le donne parlano male e non si fanno capire) vediamo di correre ai ripari. Qui sotto c’è la prima lezione per salvare gli uomini dalle brutte cose che le donne li costringono a fare, Ciao – Come ti chiami – Io mi chiamo… in tre lingue fantastiche: Na’vi, Elfico e Klingon.
Rispetto, civiltà, rifiuto della violenza imparateli con comodo.
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