Obama a Hiroshima entra nella storia. L’abbraccio a un sopravvissuto, ma niente scuse – ilsole24ore
28 Maggio 2016L’incontro di Obama con Shigeaki Moro sopravvissuto della bomba atomica (Reuters)
ilsole24ore – Obama a Hiroshima entra nella storia. L’abbraccio a un sopravvissuto, ma niente scuse – –di Stefano Carrer
Alle 18 ora locale di oggi (le 11 in Italia) la storia è passata ancora una volta, per Hiroshima. E sarà identificata dall’immagine del presidente Usa che sorregge un hibakusha (uno dei sopravvissuti) molto anziano, Mori Shigeaki, davanti al cenotafio delle vittime dell’atomica.
Accompagnato dal premier giapponese Shinzo Abe, Barack Obama, dopo una breve visita al museo, ha percorso il tratto iniziale del Peace Memorial Park e deposto una corona di fiori in memoria delle vittime provocate da una spaventosa decisione del suo predecessore Truman: gettare la neonata bomba atomica sul centro di una città.
Deposta la ghirlanda di fiori, si è soffermato brevemente in silenzio davanti al cenotafio, chiudendo gli occhi. Poi ha parlato davanti a un ristretto pubblico: è un peccato che molte migliaia di persone – accorse a Hiroshima per cercare di vedere il primo presidente Usa riflettere sul luogo della grande tragedia – siano rimaste fuori dal perimetro del parco . Motivi di sicurezza: non hanno potuto vedere nulla.
Obama fa la storia a Hiroshima
Nel suo successivo discorso, Obama – come era già ben chiaro in anticipo – non si è scusato a nome dell’America, cosa che del resto il governo nipponico non ha chiesto. Sarebbe stato troppo controverso in patria: non a caso subito prima di arrivare a Hiroshima (dopo il G7 a Shima) il presidente si è recato nella base militare di Iwakuni per salutare e ringraziare i soldati americani.
“Dobbiamo avere il coraggio di uscire dalla logica della paura e cercare di realizzare un mondo senza armi nucleari”
Barack Obama
«Veniamo a riflettere su una forza terribile scatenata in un passato non lontano», ha esordito. « La morte cadde dal cielo e il mondo cambiò», dimostrando che «l’umanità possedeva i mezzi per autodistruggersi». «Dobbiamo avere il coraggio di uscire dalla logica della paura e cercare di realizzare un mondo senza armi nucleari», ha aggiunto riferendosi a tutti i Paesi dotati di potenza nucleare e riecheggiando il suo discorso di Praga del 2009 (di cui ha anche replicato la considerazione triste secondo cui si tratta di un target difficilmente raggiungibile nell’arco della sua vita). «Ricordiamo tutti gli innocenti uccisi nel corso di quella terribile guerra – ha proseguito – Abbiamo una responsabilità comune di guardare in faccia la storia». E per i Paesi nucleari, ha sottolineato, c’è in particolare la responsabilità di ridurre il rischio di catastrofi.
Forse le aspettative che si erano create sono state eccessive: la prima impressione è che la cosa più importante successa oggi non sia il discorso, ma il fatto stesso della visita. Che avviene quasi 71 anni dopo che iniziò- con le 140mila vittime di Hiroshima – l’era nucleare e la minaccia di annientamento cominciò a gravare sull’umanità intera, in un processo poi aggravato dalla guerra fredda e dall’aumento dei governi che si impossessarono della nuova arma di distruzione di massa (Russia e Cina nel campo comunista, Francia e Regno Unito dall’altra, prima della proliferazione a India, Pakistan, Israele e, da poco, Corea del Nord).
La visita di Obama a Hiroshima
Eredità controversa. «Si può ben argomentare che un mondo senza armi nucleari è oggi ancora più lontano di quando Obama iniziò il suo mandato presidenziale», osserva Richard Fontaine del Center for a New American Security. Sono in molti a pensare che il presidente non sia riuscito a rispettare gli alti standard che aveva posto a se stesso nel famoso discorso di Praga del 2009 in cui espresse il desiderio di un mondo senza armi nucleari (sia pure indicandolo come un obiettivo difficilmente raggiungibile nell’arco della sua vita).
«Se gli Usa vogliono davvero costruire un mondo di pace, non basta solo visitare le rovine del passato», è il commento acido di Hisayo Takada di Greenpeace Japan, che critica il programma americano di rafforzamento e modernizzazione dell’arsenale nucleare (stimato da Greenpeace in una spesa di quasi mille miliardi di dollari).
Chi è invece più benevolo sottolinea alcuni risultati-chiave, come l’accordo con l’Iran sul nucleare e la firma del patto con la Russia – entrato in vigore nel 2011 – per una forte riduzione reciproca delle testate atomiche strategiche entro il 2018 (target che pero’ appare piu’ che in forse, dopo il deterioramento dei rapporti con Mosca seguito all’occupazione della Crimea).
L’America si emoziona per le immagini dalla città dell’olocausto nucleare
Abe a pearl harbor? Nella conferenza stampa congiunta poco prima dell’inizio del G7, il premier giapponese, a domanda, aveva risposto di non avere piani specifici per andare a Pearl Harbor, il porto in cui avvenne l’attacco a sorpresa con cui il Giappone iniziò la guerra mondiale in Asia il 7 dicembre 1941.
Sembrava un no. Ma le ultime indiscrezioni segnalano che l’ipotesi potrebbe avverarsi, magari già a novembre quando il premier dovrà recarsi in Perù per il summiti dei Paesi dell’Asia-Pacifico.
Uno stopover alle Hawaii non è da escludersi. Ma Abe non voleva certo fare l’annuncio alla vigilia della visita di Obama a Hiroshima: sarebbe sembrato tracciare un parallelo, quando le differenze tra i due casi sono evidenti (Pearl Harbor era un obiettivo militare, non civile). I
noltre è opportuno che la visita, se avverrà, sembri spontanea e non frutto di negoziati diplomatici interconnessi. Abe, del resto, l’anno scorso ha parlato al Congresso riunito con parole sulla guerra che hanno strappato applausi ai parlamentari e ha visitato il memoriale della guerra a Washington.
Sorgente: Il Sole 24 ORE