repubblica.it – Riforma dei partiti, stop al M5s: sì all’obbligo di democrazia interna. Scontro in commissione Affari Costituzionali alla Camera, dove è in esame il testo base della nuova legge. I 5Stelle votano ‘sì’ alla norma salva-Pizzarotti e sulla proprietà del simbolo – di MONICA RUBINO e ALBERTO CUSTODERO
ROMA – Sulla scia del caso Pizzarotti (pare che Grillo volesse espellerlo per direttissima), il derby fra M5s e Pd si sposta a Montecitorio.
Questa volta lo scontro è sulla riforma dei partiti, che affronta i temi della trasparenza finanziaria, ma anche della democrazia interna dei movimenti politici.
Il testo base della nuova legge è all’esame della commissione Affari Costituzionali della Camera che, questa mattina, ha bocciato l’emendamento targato 5S che puntava a eliminare l’obbligo di democrazia interna.
Per i pentastellati il vincolo di democrazia interna è un rischio, perchè toglierebbe a Grillo (e ai proprietari del simbolo 5Stelle), il potere sul Movimento, come dimostrato dall’ultima sospensione del sindaco di Parma.
Lo scontro politico. Il Pd accusa i grillini di non avere regole interne democratiche. Questi si difendono appellandosi alla Costituzione e sostenendo di avere una democrazia sulla Rete.
L’emendamento bocciato. Il deputato M5s Danilo Toninelli ha spiegato il senso dell’emendamento dei grillini: “Il metodo democratico interno è già previsto all’articolo 18 della Costituzione”. Le norme previste dal testo base del relatore del Pd, Matteo Richetti, ha aggiunto, “violano l’articolo 49 della Costituzione. Il metodo democratico può e deve essere solo esterno al partito. Per questo lo abbiamo fatto”.
LA PROPOSTA DI LEGGE M5S SULLA TRASPARENZA DEI PARTITI
Il testo Pd. Il testo dem presentato dal deputato Matteo Richetti apriva ai grillini rispetto a quello precedente del vice segretario Lorenzo Guerini (che voleva a tutti i costi bandire dalle elezioni i movimenti senza statuto, e dunque il M5s). Il testo Richetti accetta i movimenti senza statuto, a patto che autocertifichino l’esistenza di regole interne, specificandole. Ma il M5s è contrario.
Anche dai 5Stelle “sì” a emendamento salva-Pizzarotti. Due emendamenti del presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Andrea Mazziotti (Sc), votati nel pomeriggio anche dai grillini, riscrivono parte dell’articolo 2 del testo base sulla riforma dei partiti. E, almeno sulla carta, sembrano andare a ‘colpire’ i 5 Stelle e la loro struttura organizzativa. A partire dalla possibilità di espellere un soggetto dal partito o movimento politico.
Con l’emendamento approvato, infatti, in assenza di regole diverse nello statuto o in altri accordi che regolano il partito, varrà il codice civile. La norma è stata soprannominata ‘salva-Pizzarotti’, il sindaco di Parma sospeso dal M5s. “Da un punto di vista legale – ha detto Mazziotti – la decisione di sospendere Pizzarotti è probabilmente illegittima perché non si capisce su quali regole, principi e delibere si fondi. Grillo pare abbia il potere assoluto di sospenderti, senza contraddittorio. Casi come questo dimostrano quanto sia urgente una legge sui partiti e movimenti politici”.
Emendamento sul simbolo. Il secondo emendamento votato anche dal M5s, sempre a prima firma Mazziotti, prevede che, in assenza di regolamentazione diversa, il simbolo del partito è di proprietà del partito. E in caso di modifiche, cessioni o concessioni in uso, decide l’assemblea degli iscritti o degli associati. In entrambi i casi, i partiti e i movimenti sono liberi di adottare le regole che preferiscono, ma se non lo fanno, si applicano le regole sopra descritte.
Richetti, relatore dem: “La trasparenza è un onere”. “Questa è una legge sulla trasparenza, per rendere chiare le procedure, i meccanismi di rendicontazione, per sapere a chi compete l’approvazione del bilancio, a chi le espulsioni. Tutti questi aspetti oggi indispensabili per accedere al ‘due per mille’ sono estesi a quelli che vogliono correre alle elezioni e che poi sono eletti in Parlamento. La trasparenza è un onere che si deve avere verso i cittadini se si è una forza politica nazionale.
Con questa legge, a ogni inottemperanza corrisponde una sanzione economica. Non si dice come deve funzionare una forza politica. Se le espulsioni le decide Grillo, va bene. Ma il M5s ha l’obbligo di far sapere ai suoi elettori che è lui che comanda. Fare un movimento che urla ‘uno vale uno’ e poi espelle i sindaci per mail è un gioco da ragazzi. E non va bene per la qualità della vita democratica del nostro Paese. Bisogna ridurre il gap tra la narrazione e la realtà”.
Il programma della Commissione. La commissione tornerà a riunirsi mercoledì. La previsione è che il testo sarà licenziato entro la prossima settimana, così da approdare in Aula entro la fine di maggio.
Moretti (Pd): “M5s come il Grande Fratello”. Il M5s è passato dalla fase dello streaming a ogni costo, quando consultavano la base su ogni virgola, sino all’esasperazione opposta di un direttorio ristretto che decide le sorti di un sindaco eletto dal popolo sulla base della fedeltà o meno al capo. Triste epilogo di un movimento che è passato dall’uno vale uno, al decide uno solo. Sembra di assistere a una puntata del Grande Fratello più che allo scontro interno a una forza politica”.
Velo (Pd): “I 5s preferiscono i diktat del guru”. È il commento, espresso in un tweet, di Silvia Velo, sottosegretario all’Ambiente e deputata del Pd:
Sarebbe stato bello controbattere in diretta a Roberto Fico, ieri a Piazza Pulita, per rispondere a tutte le balle che ha raccontato in Tv. Ma questo non è possibile, perché mi negano addirittura un incontro con i parlamentari, in streaming, come piaceva tanto a noi del Movimento.
Alle regole ad personam mi limiterò quindi a rispondera con le controdeduzioni. Probabilmente non servirà a nulla, avranno già deciso con un processo sommario, ma sarà l’ennesima dimostrazione di chi, alle regole inventate e all’anonimato, risponde punto per punto con la ragione e la dialettica.
Sorgente: Riforma dei partiti, stop al M5s: sì all’obbligo di democrazia interna – Repubblica.it