Spagna, tauromachia: la giunta di Castiglia e León vieta l’uccisione del Toro de la Vega – Repubblica.it
19 Maggio 2016Con decreto legge, il governo della comunità autonoma ha proibito l’abbattimento di tori negli spettacoli popolari. Colpendo, di fatto, il torneo di origini medievali di Tordesillas, provincia di Valladolid. Gli animalisti esultano, ma la battaglia non è conclusa. “E’ il 21mo secolo, fermare del tutto la tradizione”
MADRID – La giunta di Castiglia e León, comunità autonoma a nord della Spagna che raccoglie le nove province di Ávila, Burgos, León, Palencia, Salamanca, Segovia, Soria, Valladolid e Zamora, ha approvato un decreto legge che vieta di uccidere tori da combattimento nel corso degli spettacoli popolari, del genere tauromachia. La decisione del consiglio governativo della regione colpisce nel breve periodo il torneo di origini medievali del Toro de la Vega, che si celebra a settembre a Tordesillas, provincia di Valladolid, tra puntuali polemiche tra sostenitori e detrattori. Lo riporta El Pais. Il decreto non impedisce la festa, ma solo che il toro non venga ucciso a colpi di lancia, come vorrebbe tradizione. “L’obiettivo – spiega il consigliere José Antonio de Santiago-Juárez – è di adattare feste e tradizioni alla cultura e alla sensibilità del ventunesimo secolo”.
La misura è stata accolta con grande soddisfazione dai movimenti animalisti, sebbene, sottolineano gli attivisti, “insufficiente” poiché non cancella i maltrattamenti a cui sono sottoposti i tori e che potrebbero causarne la morte anche al termine della festa. “E’ comunque una bella notizia, nel senso che è un passo avanti verso ciò che dovrebbe essere normale nel ventunesimo secolo”, ha dichiarato il deputato Chesús Yuste, portavoce dell’associazione dei parlamentari a difesa degli animali (Apdda).
Nella scorsa edizione del torneo di Tordesillas, settembre 2015, il toro sacrificale si chiamava Rompesuelas. Ci vollero 20 minuti per vederlo strammazzare al suolo, sotto il gelido sguardo di cellulari e videocamere pronte a catturare l’attimo dell’ultimo respiro. La giuria, tuttavia, dichiarò “nulla” la sua morte per violazione del regolamento. Quello di Rompesuelas fu dunque un sacrificio persino inutile agli occhi della “tradizione”. Ma Rompesuelas potrebbe entrare nella storia, non tanto come l’ultimo a morire, quanto come il toro che mise in moto l’onda montante della protesta, risparmiando dolore, sofferenza, agonia e morte a tanti suoi ignari simili.
In quello stesso settembre del 2015, il Partito contro il maltrattamento animale (Pacma) organizzò una marcia a Madrid durante la quale migliaia di persone scesero in strada per protestare contro il macabro spettacolo offerto al Toro de la Vega, rituale, come detto, di origini medievali e insignito dello status di “festa di interesse turistico nazionale”. Il Pacma, inoltre, consegnò al sindaco di Tordesillas, il socialista José Antonio González, le 120mila firme raccolte con una petizione per chiedere di porre fine a una tradizione bollata seccamente come “una delle feste più crudeli”. Dopo l’approvazione del decreto legge in Castiglia e León, la portavoce del Pacma ha assicurato che il divieto è un “esito chiaro”, tuttavia l’obiettivo resta la soppressione definitiva del torneo del Toro de la Vega.