Stravolgono la Costituzione perché vogliono più potere – nuovAtlantide.org
13 Maggio 2016Ieri l’altro un vicino di casa mi chiedeva, ingenuamente ma nemmeno tanto: “Ma perché vogliono cambiare la Costituzione? Non andava più bene?”. E prima che io abbozzassi una risposta, si è risposto da solo: “Sai perché?, mi dice, perché vogliono più potere, vogliono decidere liberamente! La Costituzione non glielo consentiva”. Ecco. Vi dico la verità, il mio vicino mi ha fatto pensare. In due parole mi sembrava avesse colto il senso profondo dello scontro. Per avere più potere, per decidere con più facilità e larghezza di maniche, bisognava cancellare la Costituzione. E magari avviare il famoso combinato disposto tra depotenziamento del Senato e legge con premio maggioritario. Effettivamente l’esecutivo adesso ha più potere, ‘loro’ (come direbbe il mio vicino) hanno più potere. Lui forse si riferiva ai ‘politici’ in generale, io li identificherei con coloro che puntano tutto sul potenziamento dell’autorità del governo contro l’ampiezza, invece, della rappresentanza, dei controlli, dei contrappesi.Ed ecco il secondo tema. Un paese deve essere ‘rappresentato’, principalmente, oppure deve essere ‘guidato’? Si deve dare ‘voce’, si deve fare in modo che le istituzioni rappresentative lo siano davvero, oppure si deve rafforzare l’oligarchia che ‘comanda’, irrobustendo l’esecutivo? Si deve puntare sul legame stretto tra istituzioni e popolo, oppure concepire il popolo solo come quello che dà responsi, dice ‘sì’ o ‘no’, applaude a comando, vive di riflesso all’autorità di governo? Il dilemma è fondatissimo. Attorno a questo dilemma ci giochiamo il destino della democrazia, la sua qualità , la sua natura, il suo senso. È ovvio che la ricetta deve prevedere entrambi (rappresentanza e autorità) in un mix efficace (e la vecchia Costituzione questo lo garantiva alla grande). Ma è dalla scelta di avvantaggiare uno dei due termini e dalla conseguente asimmetria che poi si ingenera un ‘tipo’ o un altro ‘tipo’ di Repubblica.La Costituzione italiana era il riflesso di una unità popolare. Anzi, la promuoveva. Era una base comune e condivisa. Garantiva pesi e contrappesi ed era un equilibrio molto avanzato di rapporto tra governo e parlamento (e dunque rappresentanza popolare). La nuova (in special modo nel combinato disposto con l’Italicum) è all’opposto un esempio di irrigidimento democratico dell’esecutivo e dei suoi poteri. Come dice il mio vicino di casa: dà più potere al governo. Ma è questo che serve davvero all’Italia, che è un paese frammentato e in crisi di identità? Un paese dove votano sempre in meno? Un paese dove un abisso separa ormai la politica dai cittadini? Io non credo affatto che servisse ampliare ancor di più questa voragine, ma al contrario. Io credo che bisognasse invece salvaguardare il delicato rapporto tra istituzioni e popolo. Rappresentare è avvicinare. La democrazia è prossimità.Dico, inoltre, che senza un sistema dei partiti tutto si discioglie e perde di senso e concretezza. Un sistema dei partiti è la differenza che c’è tra grandi dirigenti politici e outsider ambiziosi. Peraltro, puntare tutto sull’esecutivo privando di forza autonoma il Parlamento (ridotto a un ‘bivacco’ di nominati e garantiti) è come ‘squilibrare’ l’asse decisionale a favore di una compagine di decisori sempre più circoscritta. Come se le decisioni fossero il problema italiano (sarebbe bastata una modifica dei regolamenti parlamentari per questo) e non l’unità di fondo del Paese, la sua frammentazione sociale e culturale, la tenuta delle istituzioni, un rinnovato sentimento di fiducia di tutti verso tutti e, soprattutto, l’abisso di diseguaglianza che lo traversa. Ma per far questo serviva una Grande Politica, e quindi il rafforzamento del patto costituzionale, non una riforma strappata a maggioranza con tanto di plebiscito finale. Ma la Grande Politica è roba fuori portata per i nostri outsider. Al contrario, per fare strame della Costituzione era sufficiente un kamikaze venuto dalla Toscana. Un rottamatore costituzionale. E questo è.
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