Americana – La carneficina di Orlando irrompe nella campagna elettorale. Parla Alan Friedman | l’Unità TV

14 Giugno 2016 0 Di macwalt

unita.tv – La carneficina di Orlando irrompe nella campagna elettorale. Parla Alan Friedman. “Come per il cinico populismo di Salvini, Trump cavalca drammi come questi per sostenere le sue tesi”  –  @instagiac

“Questa è una tragedia che governerà la campagna elettorale per i prossimi dieci giorni, forse anche fino a novembre, e aiuterà le posizioni più populiste”. Alan Friedman non ha dubbi, la strage di Orlando diventerà un tema che la demagogia alla Donald Trump sfrutterà a fondo.

Risulta brutale passare dal conteggio dei morti a quello dei voti, ma la strage di Orlando ha riportato in primo piano la questione della sicurezza interna nel dibattito politico nazionale in vista delle elezioni di novembre.

Abbiamo provato a chiedere al giornalista e scrittore statunitense quale fosse l’impatto di un evento drammatico di tali proporzioni in una campagna elettorale nella quale la paura dell’altro è stata posta in maniera così dura e netta dal candidato repubblicano.

Di Trump sono infatti le proposte di messa al bando dei musulmani sul suolo americano (ribadita oggi da un nuovo tweet) e del muro tra gli Stati Uniti e il Messico. Sue anche le critiche più feroci al presidente Obama, reo di non avere citato il radicalismo islamico nel suo discorso sulla strage.

“Quando c’è paura – dice Friedman – è facile immaginare che sarà usata in una campagna populista” come quella di Trump. Specialmente se l’Isis dà un contributo fondamentale nel creare il caos. Probabilmente, sottolinea il giornalista americano, l’attentatore di Orlando è un cosiddetto “lupo solitario” con nessun collegamento diretto con i jihadisti.

Ciò, però, non ha impedito all’Isis di rivendicare l’attentato “per confondere e aumentare la paura”. “Come per il cinico populismo di Salvini – continua Friedman – Trump cavalca drammi come questi per sostenere le sue tesi estremiste”.

Secondo il giornalista, la strage di Orlando ha un valore dirompente, non solo per la gravità, ma perché “unisce tre delle questioni che più dividono gli americani: il binomio terrorismo/Islam; la ricorrente questione legata al controllo sulle armi e la difesa dei diritti LGBT”. Temi importanti su cui “Obama – sottolinea – ha svolto un lavoro lungimirante” che la Clinton ora intende portare avanti.

La candidata presidenziale per il Partito democratico sta basando parte della sua campagna attaccando l’inesperienza e l’ignoranza del candidato repubblicano in politica estera. Tuttavia lei, che è stata anche Segretario di Stato con Obama, soffre delle colpe commesse in passato proprio in quel ruolo. Ricorda Friedman che l’ex segretario di Stato viene continuamente attaccato da Trump sulla questione libica: “La sua decisione di sostenere Sarkozy contro i consigli dell’intelligence – spiega – la rende vulnerabile”. Anche su questo tema.

La candidata alla Casa Bianca ha il difficile compito di “riunificare il Partito democratico” ma il rischio – teme Friedman – è che sul terrorismo la Clinton rimanga “paralizzata”. Dovrebbe riuscire ad “ammiccare sia alla sinistra”, dunque a Sanders e ai suoi elettori, sia alla destra del suo partito.

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In questo momento invece – è il ragionamento di Friedman – l’ex first lady è attaccata da ogni lato e finché non accetterà di andare incontro ad alcune delle istanze di Sanders o ad abbandonarle definitivamente rischiando di perdere quel supporto, il gioco tra incudine e martello continuerà a danneggiarla.

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