Nel paese della Maremma in cui passo una parte del mio tempo, un’area con un territorio vastissimo con campagne e boschi altrettanto vasti, di tanto in tanto il maltempo provoca danni . Danni a noi umani non alla natura che continua imperterrita e indifferente la sua vita. Per esempio crolla un ponticello.
Uno di qui piccoli ponti, qualche metro, che consente di superare un innocuo torrentello a cui non avete quasi mai fatto caso. Solo che a quel punto per tutti quelli che abitano dall’altra parte del ponte crollato tutto diventa complicato.
Il tragitto per portare i figli a scuola, per andare all’ufficio postale o per andare in pizzeria si allunga di un bel pezzo, costringendoti a giri infiniti e tortuosi per le campagne cercando un percorso alternativo.
La stessa cosa capita in città quando si allaga un sottopasso o un tunnel e solo allora capite quanto era utile. Ponti, gallerie, tunnel, sottopassi .
Che colleghino case sparse o nazioni e intere aree del mondo, come è avvenuto in questi giorni con il tunnel ferroviario del San Gottardo, sono una delle più antiche e geniali invenzioni del genere umano. Frutto dell’inesauribile bisogno della specie umana di accorciare le distanze, aumentare ogni genere di scambio e avvicinarsi gli uni con gli altri.
Durante le guerre i ponti vengono fatti saltare per tenere lontani i nemici e si costruiscono invece fili spinati. In fondo questo dobbiamo decidere in questi giorni.
Se siamo in guerra con una parte del genere umano e quindi stendere fili spinati o se invece abbiamo bisogno di ponti attraverso i quali scambiare segnali di pace.