È di Casapound il candidato arrestato per furto e segnalato dall’Antimafia
1 Giugno 2016
Il candidato sindaco di Roma che, secondo la segnalazione della commissione guidata dalla Bindy fu arrestato per un furto in flagranza nel 2013, è Simone di Stefano. A Roma 5 impresentabili.
Un impresentabile a Roma è di Casapound. Si tratta del candidato sindaco di Roma che, secondo la segnalazione della commissione Antimafia fu arrestato in flagranza nel 2013. È Simone di Stefano che corre come aspirante sindaco per Casapound.
Di Stefano fu condannato a tre mesi di reclusione e al pagamento di una multa di cento euro in relazione al furto della bandiera dell’Ue avvenuto il 14 dicembre 2013 nel corso di un blitz nella sede dell’Unione europea a Roma.Antimafia, a Roma 5 impresentabili: il quadro non è rassicurante.
Il dossier della commissione Antimafia ha esaminato i profili dei 3.200 candidati in tutta Italia. “Tralasciando quanto emerso dai carichi pendenti acquisiti, attestanti l’intervenuta condanna ma non in via definitiva”, per la Commissione Antimafia “se si guarda invece ai casellari giudiziari, riportanti cioè le sentenze irrevocabili di condanna, emerge un profilo di numerosi candidati che, al di la’ degli sbarramenti previsti dalla legge, non appare comunque consono alla carica pubblica che aspirano a ricoprire. Si segnalano infatti numerose dichiarazioni di fallimento e altrettanto numerosi casi di condanne, talvolta 155 plurime, per delitti contro il patrimonio o contro la persona, come altri ricorrenti casi di delitto di sfruttamento della prostituzione”.
“Inoltre, dalle poche informazioni finora pervenute dalle Forze dell’ordine, risulta che uno dei candidati sindaci è stato tratto in arresto in flagranza per il delitto di furto aggravato nel dicembre 2013”. Si tratta del candidato di Casapound Simone Di Stefano.
Ancora: la Commissione Antimafia ha rilevato che una candidata al Consiglio comunale “è coniugata con un avvocato, attualmente ristretto in carcere, condannato alla pena di 9 anni e sei mesi di reclusione per concorso in corruzione e partecipazione ad associazione mafiosa”. Infine, rileva l’Antimafia, un candidato sempre al Consiglio “risulta imparentato con una persona indicata come appartenente al clan Gallace della ‘ndragheta”.
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