Biocarburanti, la proposta dell’Ue sotto fuochi incrociati

6 Dicembre 2016 0 Di luna_rossa

La Commissione europea è il bersaglio di pesanti critiche dopo l’annuncio di ieri delle proposte per eliminare gradualmente i biocarburanti convenzionali entro il 2030. Un cambiamento che per alcuni favorirà indirettamente il mercato petrolifero.

La Commissione europea è il bersaglio di pesanti critiche dopo l’annuncio delle proposte di ieri di eliminare gradualmente i biocarburanti convenzionali entro il 2030. L’esecutivo ha infatti presentato la sua proposta di revisione della direttiva sulle energie rinnovabili per il periodo successivo al 2020 come parte del pacchetto Clean Energy.

L’esecutivo europeo ha proposto di ridurre l’uso dei biocarburanti convenzionali nel trasporto al 7% del totale entro il 2021 e al 3,8% al 2030. E’ anche stato istituito, sempre nel settore dei trasporti, l’obbligo di aumentare al 6,8% la quota degli altri combustibili a basse emissioni come l’energia elettrica da fonti rinnovabili e i biocarburanti avanzati.

Ma l’inversione a U della Commissione sui biocarburanti convenzionali o di prima generazione ha scatenato accese discussioni a Bruxelles. Marie Donnelly, direttore per le energie rinnovabili nella direzione Energia della Commissione, ha spiegato le ragioni della decisione di eliminare gradualmente i biocarburanti di prima generazione ad ottobre, nel corso di un evento presso il Parlamento europeo.

In sostanza la Commissione ha deciso di assecondare la percezione del pubblico prima di prendere delle decisioni politiche, anche quando potrebbero essere sbagliate tecnicamente. E nel caso dei biocarburanti, l’opinione pubblica è semplicemente contraria. Secondo l’alto funzionario, infatti, le preoccupazioni dei cittadini in materia di biocarburanti convenzionali sono delle reazioni puramente emotive che rispecchiano la preferenza per gli alimenti rispetto ai combustibili. Infatti i biocarburanti sono prodotti da sostanze organiche come le materie prime agricole, le biomasse, il legno o le alghe e per alcuni questo le rende poco sostenibili.

Ma l’associazione europea dell’etanolo rinnovabile (ePURE) ha fortemente criticato l’intenzione di eliminarli sostenendo che si tratta di una proposta che favorirà il petrolio. Secondo l’industria dell’etanolo, l’esecutivo Ue ha quindi violato il mandato del Consiglio europeo e del Parlamento di sviluppare una politica post-2020 che promuova i biocarburanti sostenibili.

“L’etanolo convenzionale prodotto in Europa ha un risparmio di gas serra del 64% rispetto alla benzina e la ricerca della Commissione dimostra che non rischia di avere un impatto negativo sull’uso del suolo”, hanno osservato da ePURE.

Tutti i biocarburanti sono uguali?

Un altro problema per l’industria dell’etanolo è la mancata differenziazione, nella proposta della Commissione, tra l’etanolo ed altri biocarburanti come il biodiesel. L’etanolo ha infatti un impatto climatico inferiore a quello del biodiesel, un particolare che non trova riscontro nel progetto di direttiva europea sulle energie rinnovabili.

Inoltre ci sono differenze fondamentali tra i diversi tipi di biocarburanti per quanto riguarda la questione dell’impatto dei cambiamenti indiretti di destinazione dei terreni (ILUC), ovvero la conversione di terreni altrimenti agricoli per il crescente bisogno di biocarburanti.

In particolare l’olio di palma, usato sia nel biodiesel sia nell’industria alimentare, è secondo alcuni studi quello che ha effetti peggiori sul clima essendo uno dei responsabili della deforestazione, come nel caso dell’Indonesia. Ma secondo la Commissione gli Stati membri saranno in grado di distinguere tra i diversi tipi di carburanti da soli in sede di attuazione della nuova direttiva sulle energie rinnovabili.

Quando poi EurActiv ha chiesto alla Commissione perché non abbia differenziato l’etanolo dal biodiesel Donnelly ha risposto: “perché entrambi provengono dal cibo, è così semplice. La prima reazione emotiva che si ha pensando a questi temi è che si tolga il pane ai bambini che muoiono di fame in Africa e lo si metta nel serbatoio. Ecco perché è quasi impossibile distinguere il biodiesel dal bioetanolo, perché entrambi provengono da prodotti alimentari”, hanno spiegato dalla Commissione.

Il Biodiesel

L’European Biodiesel Board (EBB), un altro gruppo industriale, ha però definito la proposta di differenziazione tra biodiesel e bioetanolo “ingiustificabile”, perché “non basata su fondamenti scientifici”. “Come riconosciuto dalla Commissione molte volte, e sottolineato a più riprese da parte di soggetti scientifici indipendenti, come la California Air Resources Board negli Stati Uniti, l’ILUC è una teoria e non può essere osservato né misurata”, ha spiegato l’EBB in un comunicato.

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