unita.tv – Tra bufale e fake news il Pesce d’Aprile rischia di scomparire. Molti quotidiani norvegesi e svedesi hanno deciso di non pubblicare notizie da pesce d’aprile come gesto simbolico contro il fenomeno delle notizie false, che ormai da tempo infestano dapprima il web, ed in particolare i social network, per poi contaminare in alcuni casi i media tradizionali. –
Quella del pesce d’aprile è una tradizione che da secoli porta il buon umore e l’allegria. Secondo Alex Boese il curatore del Museum of Hoaxes, il museo delle bufale, il primo risale al 1698 quando i cittadini inglesi furono invitati ad assistere alla cerimonia annuale del bagno dei leoni alla Torre di Londra.
Ovviamente non ci fu nessuna cerimonia, ma lo scherzo ebbe così successo da essere ripetuto negli anni successivi. Da allora il pesce d’aprile è diventato un appuntamento imperdibile in tutto il mondo, amato da adulti e bambini.
Una tradizione che rischia di scomparire non solo perchè oggi le bufale sono all’ordine del giorno, ma per la disinformazione prodotta volta ad influenzare l’opinione che i cittadini hanno su un un determinato tema (si pensi al caso vaccini) o addirittura a condizionare il dibattito pubblico e le campagne elettorali a favore di forze populiste e xenofobe. Finalità ben diverse dalle burle del pesce d’aprile.
I mezzi di comunicazione di massa hanno sempre rispettato l’usanza, tanto che molti pesci d’aprile proprio grazie ai media sono entrati nella storia.
Che risate si fecero i telespettatori della BBC quando il 1 aprile del 1957 videro sul piccolo schermo un servizio sull’eccezionale raccolto di spaghetti in Svizzera dovuto alla “quasi totale scomparsa del punteruolo della pasta”.
Non tutti compresero che si trattava di uno scherzo. Alcuni, infatti, abboccarono all’amo ed ebbero l’ardire di chiamare la redazione per avere informazioni su dove si trovassero le coltivazioni.
video – BBC: Spaghetti-Harvest in Ticino
Celebre è il caso dell’annuncio alla radio nel 1992 della ricandidatura di Richard Nixon. “Non ho mai fatto nulla di sbagliato e quindi non lo rifarei più”, furono le parole pronunciate ai microfoni di una radio americana da un bravissimo imitatore che riuscì a prendere in giro quasi tutti.
Venendo ai nostri giorni, il 1° aprile del 2015 Google fece comparire la schermata del famoso motore di ricerca al contrario e anche i risultati potevano essere visualizzati da destra verso sinistra.
Da quest’anno però le cose potrebbero cambiare. Molti quotidiani norvegesi e svedesi hanno deciso di non pubblicare notizie da pesce d’aprile come gesto simbolico contro il fenomeno delle notizie false, che ormai da tempo infestano dapprima il web, ed in particolare i social network, per poi contaminare in alcuni casi i media tradizionali.
Dopo l’editoriale del direttore dello Smalandsposten, Magnus Karlsson, nel quale venivano spiegate le motivazioni della sua scelta sono fioccate le adesioni di numerosissime testate scandinave. Anche le democrazie avanzate scandinave, quindi, avvertono come estremamente rischioso per la libertà di informazione il pericolo delle bufale e delle campagne di hacking.
D’altronde le inchieste giudiziarie e quelle giornalistiche, queste si basate su fatti vero ed informazioni verificate, descrivono una situazione estremamente preoccupante. Da tempo i sospetti sul ruolo avuto dalla Russia di Putin a favore di Donald Trump in occasione dell’ultima campagna presidenziale si arricchiscono sempre più di particolari inquietanti. Lo stesso dicasi per le bufale create ad arte al fine di alterare il dibattito pubblico a vantaggio dei movimenti antieuropeisti in Francia e in Germania in vista delle prossime elezioni politiche in questi due Paesi. Proprio alcuni giorni fa gli esperti europei della East StratCom hanno svelato l’esistenza di una Troll Factory a San Pietroburgo, un grande edificio popolato da giornalisti ed hacker con il compito di produrre notizie false e campagne di disinformazione.
Colpa di una politica internazionale spregiudicata che ha scoperto il potere dei nuovi media? Sicuramente. La public diplomacy, ovvero le iniziative messe in atto dagli Stati per influenzare l’opinione pubblica internazionale a proprio vantaggio, ha scoperto le insidiosissime armi della comunicazione digitale.
Una comunicazione sempre più diretta, che non viene filtrata dai professionisti dell’informazione, ma che è libera di scorrazzare senza freni tra i circuiti della rete, pronta a colpire tutti coloro che gli capitano davanti, anche il nostro vecchio e caro pesce d’aprile.
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