Elezioni Molise: centrodestra verso la vittoria, Forza Italia al 10% e Lega all’8
23 Aprile 2018 0 Di luna_rossa
Un testa a testa durato una notte intera, poi all’alba un leggero vantaggio del candidato di centrodestra Donato Toma su quello dei Cinque Stelle, Andrea Greco. A dispetto del fatto che il Movimento di Luigi Di Maio si confermerebbe primo partito della Regione, con punteggi record in alcune circoscrizioni. «Se i molisani dovessero confermarlo con i numeri, sarò il rappresentante di tutti», ha dichiarato Toma alle 6:30, cominciando a sperare.
Un dato però ancora oscillante alle sei del mattino, quando, a poco più di metà delle schede scrutinate, Donato Toma si attestava sul 44,6% (con 41.855 voti) contro circa il 37,08% (con 34.751 voti) di Andrea Greco. Con il centrosinistra di Carlo Veneziale al 16,6%. E il candidato Casapound, Agostino Di Giacomo allo 0,36%. Dai primi risultati anche un netto recupero della Lega (8%) su Forza Italia (10,1%), rispetto al risultato del 4 marzo. E una buona affermazione dei centristi di Popolari per l’Italia con il 7,8%. Molte le schede nulle. Toma è stato favorito dall’appoggio di 9 liste e di 180 candidati. Mentre nelle città più grandi, quelle con il numero maggiore di elettori Greco ha potuto contare sul voto di opinione risultato vincente alle politiche (il 44,8% dei voti, 78mila preferenze, contro il 29,8% — 51.981 voti —, del centrodestra, e il 18,1% del centrosinistra).
Una cosa è certa: la politica li ha corteggiati, blanditi, vezzeggiati, ma i molisani ieri a votare non ci sono andati in massa. Anzi. Soprattutto nei paesini hanno snobbato quello che i partiti volevano utilizzare come un test per acquisire peso specifico nelle consultazioni di governo. L’affluenza si è fermata al 52,26%. Ben al di sotto del 71,6% del 4 marzo, nonostante i leader nazionali abbiano percorso la regione in lungo e in largo. Gli elettori, complice forse la giornata splendida del primo ponte di primavera, hanno quasi disertato le urne soprattutto nei piccoli centri. I risultati definitivi avranno comunque un’influenza sulla doppia sfida in gioco. Quella del Movimento 5 Stelle, intenzionato a dimostrare che il trend positivo non è stato intaccato né dallo stallo delle trattative per il governo, né dalla politica del «doppio forno» con Lega e Pd. Ma soprattutto il derby tra Salvini e Berlusconi per chi debba cedere il passo nelle strategie da seguire nelle consultazioni. Il 4 marzo, in Molise Forza Italia aveva avuto il 16,1% dei voti e la Lega l’8,67%.
Ai seggi ieri tutto ciò sembrava molto lontano. La sfida era più tra la voglia della «spallata» ad un sistema «vecchio», identificata con il voto ai Cinque Stelle. E il voto di affetto: quello da dare a un parente, un conoscente, un amico assoldato nell’esercito degli oltre 300 candidati. Solo il centrodestra ne aveva 180, nelle 9 liste presentate a sostegno di Donato Toma. Il centrosinistra altri circa 100 nelle cinque liste a supporto di Carlo Veneziale. Mentre in appoggio di Andrea Greco del M5s e di Agostino Di Giacomo di CasaPound c’erano, rispettivamente, una lista e 20 candidati. Facile incontrare tra quei nomi qualcuno a cui non si può dire di no. «Il cancro di questa regione è sempre stato il clientelismo», spiegava all’uscita del seggio il vescovo di Termoli, Gianfranco De Luca. «Non è voto di scambio — chiariva —. È solo quasi una questione di paese. In una regione dove molti, soprattutto menti eccellenti, sono stati costretti ad andare via, è facile per i capi bastone controllare le piccole realtà. A volte anche cambiando referente politico. Così facendo però non viene selezionata una classe dirigente all’altezza di creare uno sviluppo in questa regione. Ecco perché molti cercano il nuovo».
Toma verso la presidenza, mentre i Cinque Stelle sono il primo partito con il 30%
dei voti, Forza Italia sopravanza la Lega di due punti, come il Pd fermo all’8
in aggiornamento