13 giugno 1984: i funerali di Enrico Berlinguer | Qualcosa di Sinistra

13 Giugno 2018 0 Di luna_rossa

Quei funerali ai quali parteciparono quasi 2 milioni di persone: i più grandi funerali della Storia d’Italia del Novecento (superati nel 2005 solo da quelli per Papa Giovanni Paolo II). Eppure Enrico Berlinguer era il Segretario del partito di opposizione per eccellenza, quello contro il quale si era scritta la storia italiana del dopoguerra. Era il capo della Sinistra, di quella Sinistra che non aveva mai governato perché il mondo diviso in blocchi non lo permetteva. Eppure la sua morte fu un dolore collettivo, una ferita nel cuore di milioni di italiani che seguirono i funerali in diretta su tutte le televisioni.

A Roma c’erano tutti: i suoi compagni, i suoi avversari, i più grandi capi di Stato e di governo. Tutti a rendere omaggio ad Enrico Berlinguer. Beppe Sebaste, scrittore ed editorialista de L’Unità, ha ricordato su questo sito l’atmosfera che si respirava all’estero, dopo l’annuncio della sua morte: andarono a fargli le condoglianze tutti, perché Enrico Berlinguer, anche se non era mai stato uomo di governo, era un grande comunista italiano.

Di lui Enzo Biagi disse semplicemente: “Sentivi che credeva a quello che diceva.” Una cosa insignificante agli occhi dei molti, ma che ieri come oggi è grande come una montagna. Perché se i funerali di Berlinguer sono stati i più grandi funerali della Storia d’Italia, se non d’Europa, di un leader comunista, lo si deve soprattutto a quel suo modo di fare schivo e timido, generoso e sincero, che lo portò a compiere le più grandi Svolte della Sinistra italiana (tanto che i suoi presunti eredi hanno campato di rendita per venticinque anni).

Eppure se anche su facebook Enrico raccoglie oltre 210.000 sostenitori lo si deve solo ad un motivo: Enrico Berlinguer dava l’esempio. L’11 giugno di quel maledetto 1984, ma ancora di più quel 13 giugno, dove una marea di bandiere rosse si riversò in Piazza San Giovanni, morì il comunismo italiano. Mentre Enrico era là, che combatteva quel 7 giugno a Padova la sua ultima battaglia contro la morte, crescevano nuovi potenti, armati di arroganza e prepotenza, che avrebbero preparato le basi dell’uomo che per 17 anni ha devastato l’Italia con le sue televisioni: Silvio Berlusconi. Lui, il corruttore di Bettino Craxi, che gli regalò le televisioni con cui ancora oggi fa danni. Quel Bettino Craxi che sperimentò la politica spettacolo fondata sul decisionismo e gli slogan da riflettori che avrebbero aperto la strada al Berlusconismo, nient’altro che la versione mediatica plebiscitaria del craxismo.

Nei giorni della veglia, ad un certo punto, si sparse la voce che stava arrivando Giorgio Almirante, il segretario del Movimento Sociale Italiano. Giancarlo Pajetta, che aveva passato la sua giovinezza nelle carceri del regime, andò a prenderlo tra la folla: nessuno protestò, nessuno osò fiatare quando vide il Nemico che andava a rendere omaggio alla bara di Berlinguer. Unire uomini a idee e ideali: questo ha fatto Enrico Berlinguer.

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